Il grido di allarme dei beneficiari del Reddito Minimo in Basilicata: “Stabilizzazione o rischieremo di non poter fare la spesa”

“Vogliamo continuare a lavorare, ma non con le incertezze. Dopo anni di sacrifici, senza contributi, chiediamo ora di essere stabilizzati”. E’ questa la richiesta delle centinaia di beneficiari del progetto “Reddito Minimo d’Inserimento” (RMI) della Regione Basilicata. In centinaia nel Potentino e Materano, lavorano presso i Comuni: dalla pulizia alla cura del verde, servizi cimiteriali, sistemazione strade, arredi urbani e attività d’ufficio. Lavorano grazie a progetti realizzati dalla Regione e sono pagati dall’Arlab, l’Agenzia Regionale per il Lavoro. Molti di loro sono monoreddito: sono gli unici a produrre reddito nell’intero nucleo familiare. Svolgono 76 ore di lavoro mensili, una sorta di part-time. E dopo cinque anni dall’avvio del progetto, condito da numerose proroghe – l’ultima fino al 31 dicembre 2022 – ora vogliono una certezza lavorativa. “Chiediamo la stabilizzazione”, dichiarano a Melandro News, “i Comuni possono farlo”, sostengono. Già nei giorni scorsi hanno incontrato anche l’assessore alle Attività Produttive e Lavoro della Regione, Alessandro Galella, sottoponendo la stessa richiesta. E annunciano: “Siamo pronti a scendere nelle piazze e anche a manifestare davanti la Regione Basilicata a Potenza”. Altri beneficiari del Reddito Minimo d’Inserimento, quelli appartenenti al profilo cosiddetto “A”, sono stati stabilizzati. Loro no, e lo chiedono con forza. Così come lo chiedono anche i beneficiari del progetto “Tec” (Tirocini extracurriculari, circa 800). E lamentano anche che l’Arlab “avrebbe dovuto fare uno screening”. Ma, per il momento, regna l’incertezza lavorativa e la paura di non poter fare la spesa per la famiglia dal nuovo anno.

Claudio Buono

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