Boom di assunzioni in Basilicata, ma i giovani se ne vanno

nuove-assunzioniSe si chiede a un giovane che lavoro fa, ormai la domanda viene presa come uno spunto per farci su qualche risata amara. I giovani che lavorano sono pochissimi, moltissimi se ne vanno. Questa è una condizione comune su tutto il territorio nazionale, ma c’è una regione che va decisamente controtendenza, la Basilicata. L’Osservatorio sul precariato ha da qualche settimana reso pubblici i dati che ha raccolto sull’attuale situazione della Basilicata per quanto riguarda il settore del lavoro. Da tali dati si realizza che la Lucania è la detentrice di ben due primati, peccato però che siano in forte contraddizione l’uno con l’altro. La regione, infatti, segna un forte aumento delle assunzioni (si parla di un aumento del 29% rispetto allo scorso anno), ben 27.406 nel 2015 a fronte delle 21.120 del 2014, solo 20.814 nel 2013. Come si può facilmente notare si tratta di un aumento considerevole che lascia quanto meno con qualche punto di domanda. Ma dove sta la contraddizione? Sta proprio in un altro dato che mostra come siano anche aumentate le cessazioni di contratti dell’11,8%. Ma il dato è positivo tutto sommato? Forse per capirlo ci si dovrà affidare alla matematica sottraendo dalla percentuale di assunzioni quella delle scissioni dei contratti.  Nonostante i dati positivi però molti giovani continuano ad abbandonare la regione, lasciando casa e parenti in cerca di una vera occasione di lavoro, quindi puntando tutto all’estero. L’età media di chi parte è di 25-30 anni. Sono giovani, per lo più laureati o comunque con una qualifica che dopo aver messo a confronto carte prepagate le caricano con una cifra che viene definita “di sopravvivenza” (approfondimenti su http://www.apprendistatoprovinciaroma.it/confronto-carte-prepagate/), lasciando poi la possibilità ai genitori di inviare qualche aiuto economico in caso di bisogno. Solitamente dopo due o tre mesi la maggior parte riesce a trovare una sistemazinoe e un primo lavoro che cambia in genere dopo 3-4 mesi, quando dunque ci si ambienta meglio e si riesce a trovare qualcosa di più adatto alle proprie aspettative. Ma chi trova lavoro poi rientra in Italia? La maggior parte no, non solo perché non rinuncia a un posto di lavoro sicuro, ma anche per la buona percentuale di tasse rispetto a quella di casa nostra, oltre che per la possibilità di avviare attività in proprio grazie alla prassi molto diffusa all’estero, di concedere fiducia e con essa qualche soluzione di prestito agevolato (dettagli su http://www.calcoloprestito.org/guida/agevolati).

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