In Basilicata c’è preoccupazione per il nuovo piano industriale di Tim. Uil e Uilcom: “Ricadute negative per i lucani”

“Uil e Uilcom, da sempre contrarie allo spacchettamento e a qualsiasi ipotesi di spezzatino della società TIM, sono seriamente preoccupate per gli sviluppi e le ricadute in Basilicata delle manovre in atto intorno al futuro della società”. Ad affermarlo i segretari regionali Uil Vincenzo Tortorelli e Uilcom Giovanni Letterelli sottolineando che il numero dei lavoratori del settore TLC, complessivamente, nella nostra Regione va sempre più diminuendo. Le aziende “storiche” come Tim e Sielte, da anni fanno ricorso agli ammortizzatori sociali, ed insieme a microimprese locali non contano più di un migliaio di addetti. Tim è stata molto ridimensionata in Basilicata:  dai mille dipendenti del 2000, oggi ne contiamo circa 180. Da circa tre anni, grazie alla lotta sindacale, abbiamo provato tutti insieme ad invertire la rotta, sia nelle condizioni di lavoro che, più in generale, per le prospettive industriali del gruppo. Altre aziende, pur operando nel settore (Tiscanet, Delta Impianti, ecc.), non applicano il CCNL TLC e si distinguono per una condizione di lavoro iniqua, persino privando i lavoratori dell’erogazione del salario con puntualità e senza quelle garanzie e tutele assicurative previste dal CCNL di riferimento. La vicenda del gruppo Tim che nel corso degli anni ha subito molteplici cambi di Governance. Dal 2015 al 2021, TIM ha avuto 4 amministratori delegati, i primi tre hanno lasciato  – continuano i segretari Uil e Uilcom –  molto amarezza e delusione nel mondo sindacale. Siamo tuttavia riusciti durante la conduzione Gubitosi a reintrodurre un secondo livello di contrattazione degno di questo nome. Interventi sugli inquadramenti e sul consolidamento-orari che non si realizzavano dal 2008, la prosecuzione, in maniera significativa, dell’uscita volontaria in sospensione di migliaia di lavoratrici e lavoratori, affiancata da una ripresa di inserimento dei giovani con un piano occupazionale. Non è certo questo il modello a cui guardiamo di Regione più Smart, più aperta e recettiva, più nuova e libera di favorire e assecondare l’insieme dei soggetti, tra i quali il mondo dei giovani che si muovono nei contesti larghi delle innovazioni e del digitale. il Settore delle Telecomunicazioni è strategico per lo sviluppo economico e sociale del Paese e per la realizzazione dei progetti propugnati dall’Agenda digitale e dai Piani Europei e da ultimo il PNRR. Invitiamo il Premier Meloni a convocare il Sindacato e ad ascoltare le nostre preoccupazioni e la nostra visione sul destino di Tim e su ciò che da scelte sbagliate potrebbe scaturire per la tenuta occupazionale. L’italia ha bisogno di una Rete che sia funzionale alle aspettative di un Paese come il nostro ma, allo stesso tempo, pensiamo che così come accaduto in tutte le altre nazioni europee si possano trovare soluzioni migliori per garantire gli investimenti, senza svendere ricorrendo a “fondi speculativi” che certamente non hanno come primo obiettivo quello della salvaguardia dei livelli occupazionali”.

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