Era il 1951, quando, sul palco dell’Ariston, la grande Nilla Pizzi cantava: “Grazie dei fior/(…) son rose rosse e parlano d’amor (…)”. E’ febbraio 2023 quando, invece, sullo stesso palco, un cantante che si fa chiamare Blanco, ma dovrebbe essere nero dalla vergogna, colpito da improvvisa (?) furia bio-iconoclasta distrugge l’intero addobbo floreale sapientemente assemblato dallo staff del grande scenografo Gaetano Castelli. Ora, da ex docente di Lingue ed educatore, in un momento in cui in Italia è emergenza educativa, e i docenti della Scuola di ogni ordine e grado sono sotto scacco di alunni e genitori, non posso esimermi dall’esprimere tutto il mio biasimo per tale ignobile sacrilegio botanico a danno dei simboli dell’amore, della bellezza e dell’armonia per antonomasia. Si tratta di uno scempio che la dice lunga sulla società turbata in cui viviamo, dove le trasgressioni e le esibizioni affatto edificanti vanno per la maggiore e l’anarchia nazionalpopolare nel mondo dello spettacolo trova consensi crescenti nella plebe, come non mai, grazie al sovvertimento dei vecchi canoni tradizionali ancorati al buonsenso, alla buona educazione e al galateo: tre valori fondamentali del vivere civile, complementari tra loro. Così, oggi, tutto è permesso. I freni inibitori, infatti, non esistono più, talché, sempre sul famoso palco, troviamo la graziosa bassista dei Maneskin, che suona forsennatamente ostentando un collant lacerato at the bottom e, peggio ancora, uno che si fa chiamare Rosa Chemical, il quale, inscenando una sorta di revenge gender, si lascia andare in un lascivo kiss tongue-to-tongue con il rapper Fedez, di origini lucane, col quale simila anche un amplesso gay, come “explanatio per argumenta exemplorum”. A questi atti osceni in luogo esposto al pubblico, anche infantile, ha dato il suo contributo anche una delle presentatrici, ossia l’influencer Chiara Ferragni (un re Mida al femminile che trasforma in oro, per lei, tutto ciò che tocca e firma, compresi i pacchetti di chewing gum e i panettoni), la quale ha presentato canzoni e cantanti, in sottoveste trasparente che lasciava vedere tutto, usando un registro linguistico di livello basso, adatto al target. Oggi vige il libero arbitrio, frutto di un lassismo apatico impregnato di qualunquismo e superficialità, maturati attraverso la pervasività perversa delle applicazioni di Internet e della Tv commerciale, mondo da cui provengono questi cantanti da brividi, quasi tutti perforati nel corpo e nella mente. Cosicché, nonostante l’egida presidenziale, il contest sanremese si conferma un carrozzone pubblicitario sul quale tutti i parvenu dello show business cercano di salire, disposti a tutto, pur di apparire nella vetrina canora più importante della penisola. E’ il luogo dove la bravura ha un ruolo secondario, rispetto a pseudonimi alquanto bizzarri e looks volgari. Qui si cantano le canzoni selezionate dal dominus Amadeus, tutte composte in teams pletorici, come “Furore” di Paola e Chiara, scritta, addirittura, a 16 mani, su cui il convitato di pietra ha commentato: “(…) allora, in proporzione, illo tempore, per un’opera lirica di Bellini o di Verdi, quanti autori ci sarebbero voluti?”.
Ci hanno fatto il brain washing, dicendoci che l’Auditel ha registrato record di ascolti con cifre da capogiro (è tutto da verificare e contestualizzare), per autoesaltarsi e confutare i giudizi negativi sulla Kermesse e i tanti concorrenti giunti a Sanremo più per “fattore x” che per meriti artistici. Agli imbonitori del Servizio pubblico vale la pena ricordare che l’indice Auditel non è un indicatore di qualità delle trasmissioni televisive, tant’è che i programmi più validi sono quelli con un relativamente basso indice di ascolto, come ad es. “Report”, “Presa Diretta”, “Chi l’ha visto?” e “Mi manda Raitre”, vecchio fiore all’occhiello della nostra Tv di Stato, scandalosamente ridotto ad un’ora al sabato mattina (9:00-10:00) e, idem, un’ora alla domenica, cioè quando i telespettatori dormono ancora. Geniale, no? Un masochismo ad hoc per lasciare spazio, in prima serata, ai programmi trash della concorrenza (sic!). E’ chiara l’antifona, cari, simpatici buskers ed affini?
Prof. Domenico Calderone
Dr.Giuseppe Giannini
Articolo esplicativo dello “Stato dell’arte”.Ed utilizzo volutamente la maiuscola per riferirmi al fuori luogo delle istituzioni.La rai ha smesso di assolvere alla funziona pubblica da qualche decennio.Basta vedere i tg pieni di notizie di gossip o riguardanti questi personaggi che non sono altro che prodotti creati ad (ab)uso e consumo delle masse sempre più ignoranti.Sanremo è una vetrina dove si smercia di tutto, la musica va in secondo piano, soprattutto la qualità.La trasgressione? Se è motore della riflessione ben venga, ma in questo caso parliamo solo di volgarità fine a se stessa, tra l’altro prevedibile, sono vent’anni che vediamo sbaciucchiamenti vari.Si cerca di descrivere una realtà altra, come tutta quella che appare in tv, ma che cozza con le apprensioni e i dolori della gente.Con una élite che si interessa dei diritti civili, che non sono per tutti, dimenticandosi volutamente della questione sociale.Magari se un giorno riusciranno a sporcarsi le mani, calandosi nella materialità della vita, forse risulteranno più credibili.
Complimenti al prof. Calderone.Ancora una volta un articolo acuto che porta alla riflessione.
Prof.ssa Maria Muccia
Il prof. Calderone è, come sempre, attento a sottolineare la superficialità di alcuni comportamenti, soprattutto se tenuti da personaggi visibili al sociale. Un tale comportamento si acquisisce quando non si pongono limiti al proprio agire, nonostante consapevole del vuoto che domina per diversi motivi, anche per aver bevuto o qualcosa di simile. Il normale, oggi, non fa più notizia, perciò bisogna strafare più dell’altro per far parlare di sé, altrimenti si passa in secondo piano. Il problema più grave è che, pur in modo diverso, certi atteggiamenti sono sempre esistiti e, per quanto chi vorrebbe salvare certi valori si sforzi a commentare e a sottolineare, esisteranno ancora. Il mondo perfetto è un sogno di pochi eletti che potrebbe realizzarsi solo nella selezione dell’aldilà, per quelli che avranno il diritto di meritare il ” Paradiso”. Non bisogna, comnque, arrendersi ma lottare perché si possa, pur lentamente, stravolgere la direzione dei comportamti e costruire una società più sana e civile. Grazie Domenico, continua a scrivere.
roberto antonio
L’articolo del caro Professor Calderone esprime bene un problema sociologico attuale, una serie infinita di sfaccettature più o meno gravose che impoveriscono culturalmente la nostra società, ponendoci come esempio sbagliato per le generazioni future. Si pensa erroneamente che il secolo buio fu il 1600, ai posteri l’ardua sentenza.
Marco Cianca
Il professor Calderone pone una questione centrale. Qual’è, oggi, l’etica pubblica? Forse non esiste più. Il festival di Sanremo è lo specchio rotto di un’Italia rotta. Come la politica.
Ma sono solo canzonette, si potrebbe obiettare. No, perché i cantanti sono ormai oratori, i testi dei discorsi non hanno alcunché di poetico, il rap sincopato ha ucciso la melodia. Le belle voci e la buona musica sono uno sbiadito ricordo. Imperano rabbia, volgarità, maleducazione. E tanta, tanta tristezza. Qui siamo, questo è il nostro Paese.
giuseppe.lorusso
Complimenti al prof. Domenico Calderone per la sua attenta analisi che condivido appieno.
Già dal titolo, che merita un 10 e lode, si intuisce il contenuto dell’articolo.
Il festival di San Remo è un retaggio del “panem et circenses”. L’obbrobrio di Blanco e Rosa Chemical devono farci riflettere.
Blanco, bimbo viziato e capriccioso, arrivato troppo presto al successo, prendendo a calci i fiori dell’Ariston, si è reso protagonista di un gesto inammissibile, inaccettabile, un pessimo esempio per i giovani. I fiori sono simbolo di pace, amore e bellezza, non di distruzione. Se ti trovi davanti ad un imprevisto o ad una difficoltà devi reagire, non spaccare tutto quello che ti circonda, senza alcun rispetto né per i fiori stessi né, tantomeno, per quelle persone che, col loro duro lavoro hanno provveduto alla scenografia. I 20 anni non sono assolutamente una giustificazione come qualcuno, anche agli addetti ai lavori, ha voluto far credere. Sicuramente qualche giorno di affidamento ai servizi sociali a pane e acqua gli farebbe bene.
Che dire su Rosa Chemical. Parlare di sesso e di amore poligamo al festival è stata una cosa fuori luogo, inaccettabile, di una gravità inaudita. La performance eseguita con Fedez durante il brano era da fermare sul nascere considerato soprattutto la varietà del pubblico che seguiva da casa, in gran parte formato da donne e bambini.
E’ chiaro che Amadeus ha le sue colpe, sia nella scelta di alcuni personaggi, che non hanno la giusta preparazione e che ritengono che la musica sia solo performance, che nel non aver saputo gestire alcune situazioni.
Rag. Giuseppe Lorusso