Eolico, “In Basilicata è un disastro”. Sindaci e associazioni della Basilicata scrivono al presidente della Corte Costituzionale

Una lunga lettera è stata scritta da alcuni sindaci ed associazioni ambientaliste lucane al presidente della Corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio, sul tema dell’eolico. E’ stata sottoscritta dalle Associazioni, Comitati ed Enti della Basilicata: Antigone 2 di Oppido Lucano, Osservatorio Popolare in Val d’Agri, Paesaggi Meridiani, Lipu Basilicata,   Amici di Monte Lifoy Picerno,  Italia Nostra Senisese, Comitato Ruoti Terra Nostra, Italia Nostra Vulture Alto Bradano,  Basilicata Sport & Adventure, Comitato Piani del Mattino Potenza,  Civico 28 di Bella,  A.Ge. e Pi. di Picerno, Un Muro d’Amare di Muro Lucano, Balvano Libera, Comitato Pian di Zucchero zone limitrofe, Pro Loco Murese, Comitato UNPLI Basilicata, Comune di Ruoti, Comune di Muro Lucano, Comune di Castelgrande, Comune di Vietri di Potenza, Comune di Sant’Angelo Le Fratte, La Basilicata Possibile, EHPA Basilicata. Il tutto, in virtù della delibera della Consulta dell’8 gennaio 2020 che ha dato la possibilità ai portatori di interessi collettivi e diffusi di esprimere opinioni su questioni sociali particolarmente sensibili e di cui la Corte si occupa. A tal proposito, il presidente Coraggio è stato invitato per una visita in Basilicata insieme ai componenti della Consulta. L’invito reca le motivazioni socio-ambientali alla base dell’iniziativa e rappresenta una speranza per tornare a credere nelle Istituzioni.  Di seguito la lettera.

Pregiatissimo Presidente Coraggio,

inoltriamo a Lei il nostro appello ad ascoltarci, confortati anche dal Suo profetico cognome. Confidando nella Sua pluriennale esperienza giuridico – amministrativa e nel Suo spirito riformatore, Le sottoponiamo una questione spinosa che può pregiudicare, in modo irreversibile, diritti fondamentali e potenzialità di sviluppo del nostro Paese e, in particolare, del SUD.  L’apertura della Corte Costituzionale alla società civile, già avviata, precedentemente, alla Sua elezione, ci aveva suggerito di invitare la Presidente Cartabia e i Componenti della Corte in Basilicata, purtroppo, presumiamo che ciò non sia stato possibile, pertanto, rinnoviamo a Lei lo stesso invito reiterando le medesime motivazioni.

Revisioni costituzionali incerte e una legislazione farraginosa hanno generato, negli ultimi anni, conflitti di competenza tra il Governo centrale e le Regioni su molte tematiche, tra cui la materia energetica e ambientale. Ebbene, in questo contesto, si inserisce l’oggetto del nostro appello. La necessità di una transizione energetica che contribuisca ad arrestare i cambiamenti climatici in atto fa parte, ormai, della consapevolezza di tutti, ma quanto sta accadendo, in Basilicata, sembra portarci verso problematiche peggiori. Qui, il compulsivo sviluppo dell’eolico, favorito dalla mancanza di un Piano Paesaggistico regionale, (Secondo il rapporto statistico 2018 del GSE, la Basilicata ha il numero più elevato di aereogeneratori, in Italia, ben 1412 e attualmente ancora di più) è stato concepito non come alternativa al fossile, bensì come complementare ad esso, visto che è stato impiantato nelle aree, ove insistono siti petroliferi o dove si prevedono nuove prospezioni. L’eolico, in aree antropizzate e meglio conservate, sta compromettendo settori altrettanto strategici come la salute, l’acqua, la biodiversità e l’agricoltura. Multinazionali europee e capitali ingenti si sono catapultati per assediare il territorio senza alcun piano di sviluppo e programmazione razionale, il più delle volte, animati esclusivamente dall’accaparramento degli incentivi statali del GSE, prelevati dalle bollette degli utenti e, attualmente, anche dal Recovery Fund che destina alla transizione energetica ben 68,9 miliardi. Le leggi regionali n.38/2018 e 4/2019, impugnate dal Governo centrale, hanno prodotto sentenze della Consulta 286/2019 e 106/2020 dove sono evidenziate violazioni dell’art. 41 Cost. “sulla libertà di iniziativa economica privata”, dell’art. 117 Cost., delle direttive UE che impongono la transizione energetica. E’ imprescindibile il principio che le sentenze vadano rispettate, ma è, altrettanto, ragionevole riflettere sulle conseguenze applicative di esse che ne fanno alcuni enti e aziende installatrici. Infatti, grazie all’indifferibilità e urgenza e alla pubblica utilità, fissata per tali opere, vengono quotidianamente violati altri principi di direttive Ue, recepite dall’Italia. Al riguardo, si ricordino il principio di Precauzione (Dir. UE 2001/42), il principio dell’obbligo della valutazione dell’effetto cumulo (Dir. UE 2014/52)  che impone, l’analisi delle esternalità delle opere sulla salute e sull’ambiente e che grazie allo spacchettamento dei progetti è sempre eluso, la Convenzione Europea del Paesaggio, ratificata a Firenze nel 2000, tradita nella sua essenza, poiché l’assedio è tale da disorientare la nostra percezione territoriale identitaria, la Dir. UE 2009/147 concernente la conservazione degli uccelli selvatici, la Dir.92/43 a favore del mantenimento della biodiversità,  nonché la stessa Costituzione (artt.9, 32 e 41) e il codice dell’Ambiente D.l.gs 152/2006. Quest’ultimo, infatti, prevede la concertazione delle opere con le Comunità territoriali, così come avviene in Germania, Francia e Danimarca, ove si procede con Assemblee pubbliche e ripartizione di costi e benefici, invece, qui i danneggiati non vengono addirittura interpellati e questo è un motivo per cui l’Italia, il 12 febbraio 2020, ha ricevuto dalla Commissione UE un avvertimento per un procedimento di infrazione.

Le proprietà private vengono quotidianamente violate dalla prepotenza delle aziende installatrici e nei contenziosi amministrativi, davanti al TAR, finisce sempre per prevalere il richiamo alle sentenze della Consulta, senza considerare che lo stesso articolo 41 impone di “non recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” e prevede controlli opportuni che non vengono mai fatti. Noi riconosciamo che la Corte, ha rappresentato sempre un faro, garantendo rispetto per gli archetipi valoriali e nello stesso tempo modernità e progresso, non siamo contro le energie alternative, ma, in Basilicata, sono stati commessi un affronto al territorio e una lacerazione al tessuto sociale che meritano una seria riflessione.

L’eolico selvaggio incute paura, quella paura che è sana, come sostiene il filosofo Hans Jonas, che non è volta a paralizzare l’agire umano, ma a cercare di prevedere, di capire, di scoprire gli effetti che il presente potrà avere sul futuro. Nell’era dell’Antropocene non è più sufficiente accontentarsi del rispetto di regole formali, o di imposizioni dall’alto, occorre, come sostiene il Grande Pensatore, una nuova “Etica della responsabilità”. L’ascesa della tecnica, a servizio di un progresso immediato del “qui e ora”, senza un’analisi del dopo, ha generato un “Prometeo scatenato” pericoloso, al punto che in Basilicata e nel Sud, stiamo perdendo il presente e compromettendo il futuro delle prossime generazioni a cui lasceremo solo croci. L’eolico impiantato vicino le case, produce un inquinamento acustico che costituisce, a tutti gli effetti, una privazione del sonno con conseguenze psico-fisiche pericolose per il singolo e per le relazioni sociali. I migliori suoli agricoli sono oltraggiati da opere infrastrutturali invasive che comportano una frammentazione penalizzante, la biodiversità è seriamente compromessa, così come lo sviluppo di un turismo rurale sempre più richiesto dal mercato.

In questo raccapricciante contesto, è maturata una proposta di legge regionale, volta a modificare la L.R. 19/01/2010 n.1 (Norme in materia di energia e PIEAR), avanzata dall’Assessore all’Ambiente Gianni Rosa e da due Consiglieri regionali che rappresenta un tentativo di proteggere il territorio da ulteriori speculazioni e prevede solo nuovi impianti non in conflitto con altri diritti. Immediata è stata la replica a tale disegno legislativo da parte di Confindustria Basilicata, Confapi Potenza e Matera, Confimiindustria Basilicata, Confartigianato Imprese. Le Associazioni, quasi, in modo intimidatorio, hanno rivolto al Legislatore regionale l’appello a rimuovere le limitazioni, rivendicando, in tal modo, una transizione energetica che prescinda dal rispetto degli altri diritti fondamentali.  Alla luce di questi rilievi e dell’odierno intervento del Ministro Cingolani che ha annunciato provvedimenti per velocizzare procedure a favore delle energie verdi per fare dell’Italia “Un campione globale della transizione ecologica”, noi invitiamo la Consulta a venire in Basilicata per constatare il disastro che è stato perpetuato negli ultimi cinque anni e se ciò non fosse possibile, almeno, a mediare tra i vari interessi, molti dei quali sono stati sacrificati e verranno presto annullati definitivamente. Preghiamo la Corte di fermare questa follia; un tempo, scrittori come J. W. von Goethe, Stendhal, musicisti come Wagner venivano in Italia per cercare ispirazione nella sua bellezza, questa accelerazione distruttiva provocherà la definitiva perdita di identità storico-culturale-antropologica e paesaggistica, costituzionalmente garantita, e di conseguenza, segnerà l’atto finale di un’emorragia demografica che va contenuta, nel rispetto di un equilibrio nazionale. L’Europa chiede la transizione energetica, ma impone anche di superare il gap di crescita tra Sud e Nord, questo non può avvenire trasformandoci in un cimitero di croci e bare. In attesa di un riscontro positivo all’invito, ci rendiamo disponibili ad organizzare dettagliatamente la visita e porgiamo i nostri cordiali saluti.

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