Il mondo della finanza è sempre più digitalizzato e le criptovalute ne sono un esempio

Quello della finanza è un mondo che negli ultimi anni ha cambiato pelle. E l’ha fatto in maniera importante, profonda, tanto da cambiare obiettivi, prospettive e metodi dei tanti investitori.

Al centro di questo mondo ci sono le criptovalute, e non potrebbe essere altrimenti. Stiamo parlando delle monete digitali che godono della tecnologia Blockchain che garantisce un sistema di protezione inattaccabile verso queste monete digitali: per questo vengono chiamate criptovalute. Inoltre i pagamenti effettuati con le criptovalute sono difficilmente rintracciabili, garantendo l’anonimato anche a persone malintenzionate.

La prima criptovaluta e quella più famosa è Bitcoin. Negli ultimi anni questa moneta virtuale ha assunto un’importanza sempre più centrale, tanto che sempre più investitori si sono avvicinati a questo mondo dando un’occhiata al prezzo del Bitcoin. Ma ci sono anche altre criptovalute molto interessanti, circa un’altra decina. Sebbene occorra sottolineare come ne esistono ad oggi un centinaio, grazie anche al lancio delle ICO.

Che sarebbe una sorta di crowdfunding dove un gruppo di sviluppatori lancia un progetto nella speranza di ottenere fondi. Tali progetti però non hanno garanzie, di fatto sono chiamati “white paper”, il corrispettivo italiano di “cambiali in bianco”.

Come sappiamo le criptovalute sono nate per rendere il sistema monetario decentralizzato, quindi non assoggettato a poteri centrali come i governi e le banche. A decidere sul loro destino devono essere pertanto gli stessi utenti che fanno parte del sistema, in maniera democratica, pesando tutti allo stesso modo.

Sebbene la prima criptovaluta creata, il Bitcoin, sia venuto meno in questo presupposto dato che si sono venuti a creare dei monopoli (i cosiddetti mining pool) visto che il mining di Bitcoin è diventato difficile e costoso. Quindi fuori dalla portata di semplici utenti che utilizzano computer ordinari. Inoltre, si stanno creando delle società apposta per tale scopo, che si stanno spostando nei Paesi dell’est Europa in quanto la corrente elettrica lì costa molto meno.

La nascita di Bitcoin e David Chaum

La prima criptovaluta ufficiale è nata nel 2009. Si tratta di Bitcoin lanciata dal misterioso Satoshi Nakamoto. Molto prima, però, ossia negli anni ’80, David Chaum ideò in quegli anni un algoritmo che rimarrà poi alla base dei metodi di crittografia moderni per internet. Esso consentiva lo scambio di informazioni tra due parti, in modo sicuro e senza che tali informazioni potessero essere alterate durante lo scambio.

David Chaum, dopo essersi trasferito nei Paesi Bassi, decise di fondare “DigiCash”, insieme ad un gruppo di appassionati di criptovalute. DigiCash si occupava di produrre proprio una criptovaluta, venduta poi a privati che potevano utilizzarla per effettuare scambi ed acquisti. Certo, tra DigiCash e le criptovalute di oggi esiste una differenza importante: la prima non era decentralizzata. Ovvero, DigiCash aveva il monopolio sulla criptovaluta: la produceva e la controllava, proprio come fa una banca centrale di tipo tradizionale.

Tuttavia, DigiCash non ebbe vita lunga. Le autorità finanziarie dei Paesi Bassi non videro di buon occhio il tentativo di DigiCash di creare una valuta alternativa a quella nazionale, spendibile sul web. DigiCash fu costretta a vendere la propria criptovaluta solo a banche ed istituti finanziari, e non più a singoli privati.

Il concetto di criptovalute appartiene, dunque, agli anni ’80 e si estende a noi grazie alle nuove tecnologie. Ma come funzionano le criptovalute? Esse si basano su un vero e proprio network di computer, che nel sistema delle criptovalute sono chiamati nodi. Ogni computer connesso al network per effettuare transazioni ha un registro di tutte le transazioni effettuate finora sulla rete. Ecco perché si parla di un sistema decentralizzato.

Una transazione contiene il codice del portafoglio del mittente, il codice del portafoglio del ricevente e l’importo traslato. Più la chiave privata dell’account. Questa transazione poi viene trasmessa all’interno del network, facendola girare tra tutti i computer. Affinché tutto il network la conosca, ma dovrà anche essere confermata. Altrimenti non sarà andata a buon fine. E proprio la conferma delle transazioni che resta un tallone d’Achille del Bitcoin, dato che impiega almeno 10 minuti.

Una volta confermata e concretizzatosi il passaggio di criptovalute tra due portafogli, la transazione non è più modificabile ed entra a far parte di questo registro delle transazioni: il cosiddetto “blockchain”. Compito di confermare le transazioni è dei “miner“, che mettono a disposizione della rete la potenza di calcolo dei propri computer.

Con il termine miner si intende il lavoro dei minatori di criptovalute che lavorano su un Pc e come strumento hanno mouse e tastiera. I miner quindi aggiungono nuovi “blocchi” alla blockchain, dove in ogni blocco sono contenute nuove transazioni che così sono confermate. E questo, ciò che cioè fanno, è il mining. I miner sono quindi fondamentali per il funzionamento di una criptovaluta.

Chiunque può diventare un miner e fare mining di criptovalute. Almeno in teoria. Ma nella pratica, serve l’attrezzatura necessaria che non sempre è alla portata di tutti.

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