L’intervista di Mario Coviello ad Alessandro Gallo, autore di “Andrea torna a settembre”

la-copertina-di-andrea-torna-a-settembreIl 16 e 17 gennaio  2015 Alessandro Gallo con “Andrea torna a settembre” (Navarra editore), il suo secondo romanzo, incontra gli alunni delle scuole di Bella, Rionero in Vulture e Potenza, nell’ambito dell’ottava edizione del torneo di lettura fra dieci scuole in rete della provincia di Potenza. Il  giovane autore napoletano, torna in libreria con un nuovo appassionante romanzo ambientato tra la Campania e la Sicilia: da Castelvolturno e la Terra dei fuochi, territorio di camorra e rifiuti tossici, a Pozzallo e il ragusano dalle belle spiagge dove ogni anno sbarcano centinaia di migranti. Dopo il successo di” Scimmie”, romanzo di formazione nato dalla dura esperienza di vita dell’autore la cui famiglia è stata legata a doppio filo con la camorra, che anche  i ragazzi delle scuole di Bella, Muro , Avigliano e  Potenza con quelli di tutta l’Italia hanno amato,  Gallo propone un romanzo che intreccia la tematica della criminalità organizzata aAlessandro-Gallo quella dell’immigrazione e che  appassiona i lettori più giovani, e non solo.  E’ la storia di   una donna di nome Andrea che  ha imparato a guardare, dal punto più alto, il suo mondo: il Villaggio Coppola e la Domitiana.  Con lei Maria che è muta. Ugo che lotta con una pelle scura. Martino pieno di occhi e di speranza. Vincenzo Il lungo e Vincenzo Il corto, il doppio delle mani quando non basta ad allontanare il fuoco di una terra. Assuntina che non capisce ma non s’arrende. Castelvolturno: un mondo dentro cui si muovono i sentimenti e le relazioni di Andrea, fino a quando non inizia il suo viaggio verso Pozzallo, verso l’amore, verso una spiaggia abituata a ricevere cadaveri. Andrea è una donna che urla, bacia e guarisce tutti. Una donna che si spoglia davanti agli uomini e davanti al mare, pur di non rinunciare alla libertà e alla bellezza dell’esistenza. La macchia di un’umanità che vive ovunque e dentro chiunque lotti con tenerezza, forza e rabbia per la vita. Abbiamo intervistato Alessandro Gallo per capire meglio le ragioni del suo impegno civile con la scrittura e il teatro. Dopo il tuo primo romanzo “ Scimmie” sei alla tua seconda “fatica”.Ti senti cresciuto come scrittore ? Quali somiglianze e differenze ci sono tra le due opere?

Si, sento di essere cresciuto come scrittore ma credo anche come uomo. Credo che i due romanzi si somiglino nello stile della scrittura (breve, scorrevole a tratti ironica e sarcastica) ma raccontano due mondi diversi: in “Scimmie” l’educazione criminale di tre adolescenti di periferia che cercano di  “scimmiottare” i grandi, al contrario in Andrea racconto una storia di amore e odio di una donna che non ha voglia di crescere, vuole restare una ragazzina e scappare dai problemi quotidiani.

“Andrea torna a settembre” è ambientato  nel “Villaggio Coppola”che si trova nella” terra dei fuochi”, un tuo luogo di impegno civile. Perché dopo Napoli hai deciso di raccontare CastelVolturno in Campania e la Sicilia di Pozzallo ?

Avevo voglia di raccontare storie di luoghi spesso trascurati o, peggio ancora, raccontati male, raccontati da un solo punto di vista. La Terra dei fuochi è anche una Campania Felix dove esistono comunità che stanno costruendo bellezze. In Andrea è questo che ho scelto di raccontare: quelle bellezze che spesso si fa finta di non vedere.

Come in “Scimmie” i tuoi personaggi  vivono e crescono come gruppo. Andrea , la tua protagonista, viene raccontata con Ugo, Mariolino, Assuntina, Maria e tante altre figure significative  positive e negative. Perché  ami questo modo di raccontare ? Cosa rappresenta e significa ciascuno di questi personaggi nel romanzo? Quali aspetti di te ciascuno di essi racconta ?

Sono del parere che il protagonista di un romanzo per renderlo tale c’è bisogno che attorno al suo mondo, al suo vissuto, ci siano altri protagonisti che l’accompagnano lungo tutto il percorso della storia. Questi sono per Andrea Mariolino (il ragazzo timido) Ugo (il pugile di colore arrabbiato con se stesso e con il mondo) Assuntina( la ragazzina che nessuno vuole come amica e come fidanzata) Maria (la piccola e fragile dal cuore tenero e dal sorriso incantevole). Questi ragazzi, assieme ad Andrea rappresentano una generazione troppo spesso trascurata, lasciata sola davanti alle mille difficoltà quotidiane. Una generazione che spesso quando cade fa fatica a rialzarsi, fa fatica a ripartire da zero.

Andrea chi è? Quanto in Andrea c’è di Alessandro Gallo, ragazzo  di quindici anni che scopre il padre legato alla camorra  e Gallo attore, scrittore, educatore di oggi ?

In Andrea, al contrario di Scimmie, non c’è nulla di autobiografico. Andrea vuole rappresentare la fragilità femminile davanti ad un mondo dove il maschio sembra vincere sempre su tutto, ma non sarà così per questo romanzo.

Andrea decide di crescere quando abbandona  il suo terrazzo da dove affermava sugli abitanti del villaggio Coppola  “ li spio di notte e li servo di giorno” e accetta il consiglio di Raffaele “ Vivi bene Andrea, un passo alla volta, lavora per un presente diverso e vedrai che ti sentirai meglio..”. Alle migliaia di giovani che incontri nelle scuole con i tuoi libri e i tuoi spettacoli, se ho capito bene, è proprio questo che vuoi raccomandare..?

Assolutamente si.

Il tuo romanzo è attraversato dal contrasto tra bellezza e schifo, verità e menzogna,realtà e finzione. Andrea  grida ai suoi amici impegnati “ Scappo dalla vostra insopportabile voglia di  vedere sempre il bello in questo schifo”. E in effetti nel romanzo non ti fai mancare niente, camorra, droga,usura , tratta degli immigrati, combattimenti clandestini che possono portare alla morte, stupro quotidiano di una giovane vittima, soprattutto un ambiente inquinato, malato, la sporcizia, il sudore. E quindi possibile trovare e vivere la bellezza, il sorriso, i colori anche nel villaggio Coppola e a Pozzallo?

Certo. Siamo ormai abituati a credere che la bellezza sia solo una questione di forma ma non è così. Castel Volturno, come Pozzallo e come qualsiasi altro luogo di una provincia sperduta di questo paese nasconde bellezze rare, sta a noi, sensibili narratori, scovarle e raccontarle.

Le famiglie che racconti sono famiglie in crisi e dedichi il tuo libro a Francesco e Raffaella, i tuoi figli se non sbaglio, che chiami “gioie mie”.. E allora ?

Raffaella è mia moglie e Francesco (un anno e mezzo) è mio figlio. Ho dedicato questo romanzo a loro perché per me questo romanzo rappresenta l’inizio di un percorso nel raccontare storie che nessuno vuole raccontare e ho bisogno di averli sempre  al mio fianco. Posso rinunciare a tutto ma non al loro amore.

Il tuo romanzo mi ha emozionato e coinvolto. Lo porti nelle scuole, come ho visto su Youtube ,con grande successo. Anche tu come  Andrea con la tua vita vuoi dirci “ Questo Villaggio bisogna viverlo faccia a terra, strofinare le mani e il viso sull’asfalto…..?

Da qui bisogna partire: dai ragazzi. Ogni altro tentativo di divulgazione della scrittura e della lettura sembra sia inutile per me. 

Hai raccontato che riesci a scrivere solo della realtà che vivi. Perchè  ci racconti  le persone  di Castelvolturno che hai conosciuto  in “Andrea torna a settembre”, come Salvatore, Marcello che ha  fatto la copertina del libro, il  barista, il  bidello…..?

Ho pensato che sia  giusto e più utile far sì che tutte le storie e i personaggi positivi del romanzo fossero veri e far sì che  la realtà possa superare la finzione.

Raccontaci come scrivi. Sei metodico, rileggi, correggi, hai un tuo primo lettore di cui ti fidi?

Amo scrivere la mattina presto o a notte inoltrata. Ho bisogno di silenzio. Quando scrivo non amo rileggere subito ma far passare del tempo, allontanarmi un attimo dalla storia e rientrarci di nuovo a mente lucida.

Ed infine la tua scrittura spezzata, rotta, nervosa, fulminante e i titoli dei tuoi capitoli, come nascono, quali sono i tuoi punti di riferimento letterari.

Non ho riferimenti letterari ma amo pensare ai miei racconti, ai miei romanzi, come dei copioni. E’ il teatro il mio luogo dal quale partire per raccontare storie, in particolare la narrazione, la scrittura orale: ascoltare, narrarle e poi trascriverle. Non mi sento uno scrittore, ma un narratore.

                                                                         Intervista a cura di Mario Coviello

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *