Fiat di Melfi, la DC invita gli imprenditori lucani a credere nel Jobs Act: “Si riaccende speranza per giovani e famiglie”

marchionne-melfi-7marzo2014-7“Le assunzioni alla Fiat di Melfi riaccendono una prospettiva di speranza per giovani e capifamiglia lucani senza lavoro che va ben al di là del pur rilevante numero di nuovi posti nello stabilimento auto in quanto rappresentano un esempio da seguire anche per le piccole e medie imprese ad utilizzare lo strumento dello jobs act, contrastato solo ideologicamente e senza motivazioni valide, da alcuni sindacati”. E’ il commento del segretario regionale della DC-Libertas della Basilicata Giuseppe Potenza. “Sarebbero sufficienti le parole dell’a.d. Fca Marchionne (“con il jobs act l’Italia torna ad essere un Paese normale”;  “io non assumo persone per poi licenziarle”) per convincere tanti  nostri imprenditori  a credere nel nuovo strumento di assunzioni a cosiddette garanzie crescenti e a mostrare più coraggio. Se si seguisse l’esempio di Fca e si utilizzassero gli strumenti, le agevolazioni, i contributi che lo Stato e la Regione mettono a disposizione delle imprese, il Programma  Garanzia Giovani, i bandi regionali e comunitari,  sono certo che avremmo in poco tempo almeno altri 1.500 posti di lavoro. Ancora una volta – dice Potenza, nella foto in basso a destra– ci sorregge e ci aiuta il pensiero della Chiesa italiana. Nella Caritas in veritate  la Chiesa non chiede di superare l’idea né dell’economia di mercato né dell’azienda, ma quella di un mercato esclusivamente ripiegato sull’obiettivo del profitto a tutti i costi. Concetto che si evince da alcuni passaggi peppino_potenza_3dell’enciclica: “Il lavoro è un bene dell’uomo, è un bene della sua umanità, perché mediante il lavoro l’uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, diventa più uomo”. E sul tema del lavoro la Chiesa italiana sta assumendo una nuova consapevolezza. Stanno nascendo i primi esperimenti di thick labor market tra i giovani e i principali attori delle relazioni industriali, per consentire ai giovani di sperimentare praticamente brevi esperienze lavorative durante i periodi di pausa scolastica o in combinazione con l’impegno scolastico. E poi – continua – bisogna guardare con maggiore rispetto al terzo settore che in Italia rappresenta una parte integrante del Sistema Produttivo del Paese, con le sue 301.191 istituzioni non profit (+28% rispetto al 2001), i suoi 4,7 milioni di volontari (+43,5% rispetto al 2001), i suoi 681.000 lavoratori dipendenti (+39,4% rispetto al 2001), i suoi 271.000 lavoratori esterni (+169,4% rispetto al 2001), i suoi 64 miliardi di entrate e 57 miliardi di spesa. Infine – conclude il segretario Dc – puntare sulla cultura perché con la cultura si mangia e si dà lavoro”.

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