“Non credo in niente”, l’opera prima di Alessandro Marzullo. La prima potentina al cineteatro Don Bosco domenica 17 dicembre

Il disagio dei trentenni di oggi in una Roma notturna, malinconica e decadente. Il film Non credo in niente, opera prima del regista Alessandro Marzullo, concluderà il festival Visioni Verticali, domenica 17 dicembre 2023 alle ore 20 presso il cineteatro Don Bosco di Potenza. Una perla, volutamente grezza, del cinema emergente. Un film indipendente girato su pellicola che ci rimanda immagini vive della nostra frammentaria contemporaneità. Alla prima potentina parteciperanno il regista insieme agli attori Giuseppe Cristiano e Mario Russo.

La sinossi di Non credo in nienteUn viaggio notturno che corre sui binari paralleli delle vite di quattro ragazzi, sullo sfondo di una Roma deteriorata, tanto quanto le loro certezze. Un racconto frammentario, tessuto da relazioni superficiali, dove si alternano romanticismo e brutalità, dolcezza e sofferenza, musica e silenzio. Una ragazza ricca di talenti artistici che si ritrova a fare la hostess di aerei; un aspirante attore taciturno che vaga in sella alla sua moto in cerca di sesso occasionale; una coppia di fidanzati musicisti, che si ritrova a lavorare in nero nella cucina di un ristorante. Non si conoscono tra loro, ma vivono tutti la stessa situazione: la strada che avevano intrapreso li ha condotti in un vicolo cieco e si ritrovano alla soglia dei trent’anni senza prospettiva. Le loro ambizioni giovanili si sono scontrate con la realtà del mondo contemporaneo. Vivono in un profondo e costante disagio, nell’insoddisfazione, senza comprendere a fondo il motivo del loro malessere, rischiando così di abbandonarsi alla totale inazione o all’aggressività casuale. È solo l’abitudine, come quella di una sosta al paninaro notturno, a rendere dolce il veleno. Durante una successione di notti senza fine, i protagonisti tenteranno di affrontare le proprie fragilità, assediati da una costante insicurezza esistenziale. Il mantra per crescere e andare avanti è solo uno: crederci. Bisogna crederci, sì… ma in cosa?

“Con questo film volevo esplorare il disagio e la frustrazione che vivono i ragazzi di oggi del mondo occidentale contemporaneo, trasmettere le loro sensazioni, le loro paure”, racconta il regista Alessandro Marzullo. “Volevo che lo spettatore fosse in grado di sentire e vedere questa ‘società liquida’ di cui scrive Zygmunt Bauman. Questo mi ha portato a fare anche scelte estreme, come ad esempio per la fotografia grezza e sporca, ottenuta tirando la pellicola e forzando lo sviluppo. Sentivo l’esigenza incontenibile di emancipare il processo creativo dagli schemi classici. Non potevo e non volevo in alcun modo limitare il percorso di questi personaggi dentro un modello narrativo solido e granitico, col rischio concreto di dar vita ad una retorica artificiosa ed anacronistica. Al contrario, ho deciso di affrontare un percorso al buio, affidandomi alla sensazione più che al ‘testo letterario’. Ho provato a seguire i percorsi tracciati dai registi indipendenti del passato come Rossellini in Italia, Cassavetes in America o Wong Kar Wai a Hong Kong, assimilando gli insegnamenti di carattere artistico produttivo e provando a tracciare una mia personale prospettiva nella messa in scena di questa ‘poesia metropolitana’. Le riprese sono durate 13 notti, spalmate nell’arco di 8 mesi. Durante questo periodo ho cercato di condurre gli interpreti, il musicista e tutti i collaboratori verso questa prospettiva, svincolata appunto dagli stilemi tradizionali. Anche il processo creativo è stato singolare. Mentre scrivevo delle scene, si lavorava anche alle ricerca di location, si componeva la musica, si costruivano i personaggi a partire dagli interpreti. E così, pian piano, anche la dimensione estetica ha preso forma. È un film che vive di contrasti, e che attraverso delle dissonanze musicali e un montaggio alternato cerca di restituire l’imprevedibilità della vita e del presente. La musica, infatti, non è un commento sonoro, ma è il vero e proprio perno della struttura narrativa. Le scene sono state scritte e filmate senza un ordine precostituito, così come mi venivano in mente. Quello che ho generato è un puzzle di frammenti senza forma, ma solo in apparenza, poiché questa è proprio una storia di sogni perduti, nella quale i personaggi non vanno da nessuna parte, finendo per rivoltarsi su loro stessi, in preda alla malinconia e all’ebbrezza della vita”.

Non credo in niente è un progetto sperimentale sotto tutti i punti di vista – si legge nelle note di produzione – Prima di tutto, da un punto di vista produttivo: se il processo di produzione classico è lineare e sequenziale (scrittura, produzione, post-produzione), Non credo in niente è un progetto pensato sin dalle origini in fasi simultanee e comunicanti. In altre parole, durante il processo di scrittura, la produzione era attiva alla ricerca di location, attori e finanziamenti e in quasi tutte le sue altre funzioni. In questo modo la scrittura fungeva da guida alla produzione e viceversa. La fase di riprese è stata dilatata nel tempo anche se nel complesso il film è stato girato in 13 giorni”.

Alessandro Marzullo (Modena, 1993) è un regista, sceneggiatore e produttore italiano. Si trasferisce a Roma per studiare Lettere e Filosofia all’Università degli Studi di Roma La Sapienza. Dopo la laurea, realizza una web-serie satirica come progetto sperimentale assieme ai suoi compagni di corso. Nel 2017 vince il concorso europeo Italia-Spagna del Ministero dei Beni Culturali Noi Siamo Il Futuro per registi e sceneggiatori Under 25 con Looped Love, presentato ad Alice nella Città. Nel 2018 vince il bando di scrittura sceneggiature per serie tv del Mibact con All You Can Hate, una serie tv dissacrante ambientata in un ristorante. Lavora come aiuto regia, mentre viene selezionato al Malaga Talent del Festival di Malaga. Nel 2018 vince il concorso di sceneggiatura di Yunus Emre a Instanbul. Nel 2019 inizia la lavorazione del cortometraggio Unica, una coproduzione Italia-Cina, girato a Chongqing, acquisito da Rai Cinema e presentato al Giffoni Film Festival nel 2022. Nel 2020 inizia a lavorare al suo primo lungometraggio Non credo in niente, terminando la lavorazione nel 2023 che verrà presentato in anteprima alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro.

Visioni Verticali è promosso dall’associazione culturale Polimeri, con il patrocinio della Regione Basilicata, del Comune di Potenza, della Provincia di Potenza, della Consigliera di Parità della Provincia di Potenza, della Lucana Film Commission, dell’Apt Basilicata e del Cna Territoriale Potenza, con il sostegno del fondo etico Bcc Basilicata, di Potenza Futura e Digital Lighthouse. L’intero programma del festival sarà annunciato il 12 dicembre 2023, in occasione della conferenza stampa presso la Bcc Basilicata di Potenza alle ore 11.

Al seguente link si può scaricare il trailer di Visioni Verticali 2023: https://we.tl/t-FKVHWdUhaF

Ulteriori informazioni su www.visioniverticali.it o contattare info@visioniverticali.it.

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