Comunità energetiche e autoconsumo per contrastare la crisi energetica

L’aumento del costo per l’energia sta toccando livelli record mai raggiunti prima, causando serie preoccupazioni non solo per i privati cittadini ma anche per le aziende che devono far fronte alla crescita vertiginosa delle bollette e alla necessità di soddisfare il proprio fabbisogno energetico per non compromettere la propria attività imprenditoriale.

In questo senso, assume un’importanza maggiore l’esigenza di accelerare la transizione energetica che negli ultimi anni è diventata fulcro delle strategie politiche a livello globale e che oggi, con la crisi in Ucraina e le sanzioni alla Russia, non può più essere rimandata, per rendersi indipendenti dalle fonti fossili, delle quali siamo uno dei maggiori importatori a livello europeo. Una delle soluzioni più caldeggiate è relativa alla creazione e consolidamento delle comunità energetiche.

Cosa sono le comunità energetiche

Per comunità energetica (Energy Community) si intende un’associazione di utenti che provvedono autonomamente e simultaneamente al loro fabbisogno, producendo, consumando e distribuendo l’energia proveniente da fonti rinnovabili. I soggetti coinvolti possono essere privati cittadini, piccole e medie imprese ed enti locali, legati da un contratto regolato secondo le norme di diritto privato.

Possono partecipare alle comunità energetiche non solo coloro che sono in possesso di un impianto di produzione e accumulo di energia pulita ma anche i semplici utilizzatori. In questo modo si realizza un sistema virtuoso e assolutamente green all’interno del quale le realtà coinvolte dislocate sullo stesso territorio hanno dei vantaggi tangibili per quel che riguarda il lato economico.
L’energia prodotta con questa metodologia viene infatti autoconsumata, mentre la parte in eccesso che non viene accumulata, è soggetta a redistribuzione tra i membri della comunità che avranno in ogni caso un risparmio tangibile in bolletta, non dovendo affrontare i costi della distribuzione collegati alla rete nazionale, che rappresentano una delle variabili più consistenti nel totale.

Il ruolo delle piccole e medie aziende

In questo contesto, assume ancora più importanza il ruolo delle piccole e medie aziende, che negli ultimi anni stanno facendo letteralmente i salti mortali per riuscire a sostenere i costi per l’energia. Le PMI all’interno di una comunità energetica, dotandosi di un impianto fotovoltaico aziendale, infatti, oltre a distribuire l’energia prodotta in eccesso agli utenti dell’associazione, venderanno una parte sulla rete nazionale, ottenendo un ulteriore compenso.

A questo si aggiunge il sistema di incentivi e sgravi fiscali per le aziende che abbracciano la transizione energetica installando un impianto alimentato da FER (Fonti Energia Rinnovabile), potendo quindi ammortizzare i costi di realizzazione dello stesso e risparmiare sul prezzo finale. In sostanza è possibile parlare di energia green e conveniente per aziende, cosa che in questo momento fa tutta la differenza del caso.

Le comunità energetiche in Italia

La diffusione delle comunità energetiche in Italia è ancora molto limitata. Ad oggi, infatti, le Energy Community presenti sul nostro territorio sono poco più di venti e hanno una taglia compresa tra i 20 e i 50 kWp. Ma le decisioni del Governo sotto forma di incentivi e finanziamenti potrebbero cambiare radicalmente la situazione nei prossimi anni. In particolare il Piano PNRR che ha messo in campo circa 2 miliardi di euro per il consolidamento e la realizzazione di comunità energetiche, ma anche il recepimento della Direttiva europea RED II nel decreto Milleproroghe.

Le misure messe in atto, secondo le stime del Politecnico di Milano, comporteranno nei prossimi 5 anni la creazione di circa 40 mila comunità energetiche in Italia, composte da circa 1milione e duecento mila famiglie, 20 mila uffici e 10 mila piccole e medie imprese, puntando a installare circa 2000 MW di nuova capacità elettrica rinnovabile da questo sistema.

I principali incentivi in campo

Tra gli incentivi che avranno un peso determinante quello che sembra essere più stimolante per la crescita delle Energy community italiane è relativo ai 110 euro per ogni MWh di energia condivisa all’interno della comunità, che varrà per un periodo di 20 anni e che spingerà gli imprenditori a installare nuovi impianti basati sul fotovoltaico aziendale.

Un piano che prevede oltre ai risparmi in bolletta sopracitati, anche la possibilità di evitare l’emissione di oltre un milione e mezzo all’anno di tonnellate di CO2 nell’ambiente e, ovviamente, a renderci indipendenti dagli esportatori di fonti fossili, elemento determinante, oggi più che mai, stante l’attuale panorama geopolitico europeo e mondiale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *