Migliaia di produttori d’olio e prosciutto non possono sbagliare

Nutri-Score in Spagna, i produttori di Jamón sulle barricate

Sul territorio europeo convivono 24 lingue ufficiali, 60 lingue regionali e chissà quanti dialetti ancora. A ogni linguaggio corrispondono centinaia di tradizioni gastronomiche, spesso tramandate da secoli. Quando si tratta di prendere decisioni transnazionali è importante ascoltare e rispettare i custodi di questo tesoro immateriale. Altrimenti si possono prendere decisioni controproducenti: basta guardare a quello che sta succedendo in Spagna. L’Unione Europea si è data l’obiettivo di stabilire un metodo di etichettatura nutrizionale degli alimenti comune a tutti gli stati membri entro il 2022. Il Nutri-Score, sistema proposto dalla Francia, è stato ufficialmente raccomandato dalla Spagna, che ha annunciato la sua adesione entro la fine di quest’anno. È stato il Ministro del Consumo a far passare la misura, nonostante l’opposizione del Ministro dell’Agricoltura.

Ma a Madrid questa notizia non è stata accolta da tutti con soddisfazione e un brindisi di sangria: i produttori del Prosciutto Iberico e di olio d’oliva, sostenuti da moltissimi altri produttori di cibi tradizionali, non è per niente d’accordo. Il motivo è che il sistema Nutri-Score non offre una valutazione adeguata dei rischi e dei benefici legati al consumo dei cibi tipici della dieta mediterranea: utilizza infatti un rigido algoritmo che cataloga tutti gli alimenti in base a una porzione di 100 grammi o 100 millilitri, indipendentemente dal cibo esaminato e dalla modalità con cui viene solitamente consumato, attraverso l’utilizzo sulle confezioni di una scala cromatica e alfabetica che analizza la quantità di grassi, sali e zuccheri e premia con una A verde i cibi più virtuosi e punisce con una E rossa i cibi considerati meno sani.

Qualcosa si muove in Parlamento

Le proteste dei produttori di alimenti tipici sono arrivate fino al Parlamento Spagnolo, dove il Partido Popular e Vox hanno chiesto al governo di abbandonare il Nutri-Score, proponendo di utilizzare il sistema italiano Nutrinform. Questo sistema, raffigurato da un simbolo “a batteria”, si basa sul concetto di porzione, e non sul valore arbitrario di 100 grammi o 100 millilitri, lasciando al consumatore il compito di bilanciare i nutrienti nella propria alimentazione giornaliera. Per questo motivo, lo schema è più equo con i prodotti che rappresentano il cuore della dieta mediterranea come olio, salumi e formaggi. Il governo spagnolo ha già annunciato un parziale dietrofront: l’olio d’oliva in vendità in Spagna non dovrà essere etichettato con la scala di Nutri-Score (meglio così, perché altrimenti si sarebbe beccato una C e sarebbe stato considerato meno sano delle bibite industriali).

Il ministro dell’Agricoltura spagnolo, Luis Planas, ha commentato con queste parole: “Niente che danneggi la dieta mediterranea può essere approvato dal governo”. Utilizzando per analizzare tutti gli alimenti la stessa quantità di cibo, senza sfumature, si creano distorsioni: nessun nutrizionista suggerirebbe mai di bere una tazza di olio d’oliva, o mangiare una forma intera di formaggio di pecora; tuttavia, questi due alimenti, se assunti con moderazione, sono perfetti per una dieta sana e equilibrata.

Divergenze fra Roma e Berlino

Questo dibattito è osservato con preoccupazione e al tempo stesso soddisfazione in Italia. Preoccupazione perché le lamentele dei produttori spagnoli sono le stesse degli omologhi italiani, considerate le similitudini fra clima e cultura alimentare dei due paesi. Soddisfazione perché le discussioni fra le istituzioni e i gruppi di pressione spagnoli dimostrano che il Nutri-Score non è ancora stato universalmente accettato in Europa. L’anno scorso la Germania, durante il suo semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, ha cercato di fare pressione sugli stati membri per allargare il consenso intorno all’utilizzo del Nutri-Score, cercando di arrivare all’unanimità, senza riuscirci. La Commissione Europea ha quindi deciso di rivolgersi all’EFSA (European Food Safety Authority) per un parere scientifico sulla questione, che sarà consegnato entro il marzo 2022.

Il Ministro Patuanelli deve farsi valere

Il recente avvicendamento al Ministero delle Politiche Agricole poteva far nascere qualche preoccupazione, vista la fermezza con cui l’ex Ministro Teresa Bellanova si era opposta all’introduzione del Nutri-Score. Ma il nuovo Ministro Stefano Patuanelli, intervenendo in diretta streaming al Consiglio Nazionale della Coldiretti, si è rivolto agli imprenditori agricoli con parole rassicuranti: “Vi posso assicurare che fino a quando sarò ministro mi batterò con tutte le forze affinché il tema del Nutri-Score venga abbandonato, perché è un danno enorme per il nostro settore”.

Non sarà un compito facile: un mese fa sette nazioni (compreso la Spagna, la Francia, e la Germania), hanno deciso di riunirsi in un coordinamento per facilitare la diffusione e l’utilizzo di Nutri-Score. L’obiettivo neanche troppo nascosto di queste nazioni, è influenzare le decisioni che la Commissione Europea dovrà prendere entro la fine del 2022.

Confimi e Confagricoltura alzano la voce

La posizione dei lavoratori del settore primario italiano sulla faccenda è cristallina. Il Presidente di Confimi Industria Alimentare ha commentato che Nutri-Score “crea falsi allarmismi e induce i consumatori a conclusioni affrettate, un colpo basso all’agroalimentare italiano”. Si è espresso sulle stesse tonalità il Presidente di Confagricoltura, ricordando che “abbiamo sempre sostenuto che il sistema di etichettatura Nutri-Score penalizzi ingiustamente i prodotti della dieta mediterranea sana e equilibrata. Le proteste spagnole forniscono ulteriori motivazioni alle nostre iniziative a difesa della dieta mediterranea, inserita a giusto titolo dall’Unesco, nel 2010, nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Se vogliamo vivere in buona salute a lungo, dobbiamo mangiare mediterraneo”.

Il ministro Patuanelli dovrà farsi portavoce di questo pensiero a Bruxelles, forte anche del consenso di Grecia, Lettonia, Romania, Ungheria, la Repubblica Ceca e Cipro e contro le pressioni di multinazionali come Nestlè. L’Unione Europea dovrà ascoltare le ragioni dell’Italia, o prenderà una decisione sul patrimonio gastronomico mediterraneo giudicata sbagliata da quelli che ne sono i garanti.

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