Raccordo Sicignano-Potenza, la “porta della Basilicata” (quasi) pronta a riaprire. Il video con le riprese col drone e il time-lapse

La porta della Basilicata a breve, finalmente, si riaprirà. Dopo dieci anni, dopo interventi per svariati milioni di euro, dopo decine di demolizioni e tantissimi disagi. I lavori sul viadotto Pietrastretta a Vietri di Potenza si sono conclusi. Un intero viadotto composto da 21 campate di circa 46 metri ognuna, per circa 1 km, demolito con esplosioni controllate. Totalmente messo a nuovo a conclusione di un lavoro eccezionale, straordinario, complicato e con un intervento di circa due anni svolto lavorando sospesi nel vuoto ad un’altezza considerevole. Ma lo premettiamo subito: per il ripristino della viabilità sul tratto bisognerà attendere ancora qualche mese. Il viadotto Pietrastretta è infatti collegato ad altri viadotti, già demoliti e quasi conclusi. Sono in corso di conclusione, infatti, i lavori per il completamento del ripristino strutturale di altri tre viadotti che sono collegati a quello di Pietrastretta. Vale a dire Torre I (208 mt.), Torre II (118 mt.) e Marmo (501 mt). Si sta lavorando per concludere le gettate di cemento e per la pavimentazione e installazione dei guardrail. Almeno altri tre mesi, condizioni climatiche permettendo. Ma l’Anas, come promesso, sta portando a termine l’impegno del ripristino della viabilità. Con investimenti importanti su un nodo cruciale per i collegamenti su strada per la Basilicata: il raccordo autostradale Sicignano-Potenza. Oggi un vero e proprio percorso ad ostacoli, particolarmente nel tratto compreso tra gli svincoli di Vietri di Potenza, situati in contrada Cugni uno e in contrada San Vito l’altro. Disagi iniziati nella primavera del 2008, quando l’Anas riscontrò dei problemi strutturali alle campate del viadotto Pietrastretta. Un viadotto, con un tratto in curva, incastonato nella montagna ad un’altezza considerevole. Con la carreggiata in direzione sud, quindi per Potenza, che sottostà a quella in direzione nord, verso Salerno. Un solo “braccio” sottostante che sostiene entrambe le campate, anche se divise come carreggiate. Grazie alla disponibilità dell’Anas, il Quotidiano ha avuto la possibilità di vedere da vicino quanto realizzato, con un sopralluogo effettuato in compagnia del direttore dei lavori, l’ingegnere Arcangelo Di Tolla, che ha curato quest’ultimo importante intervento: “L’imponente lavoro –ha sottolineato- è stato pianificato nei minimi dettagli. Prima con la fase di brillamento, con dinamite, degli impalcati, e successivamente con il risanamento dei piloni e la realizzazione e installazione degli impalcati a sezione mista di acciaio e calcestruzzo, che hanno sostituito il cemento armato precompresso utilizzato per la realizzazione negli anni 70’”.

Si è passati quindi all’acciaio: “L’impalcato metallico porta alla riduzione dei pesi di carico sui piloni, dove abbiamo fatto anche un lavoro di risanamento. Infatti all’interno dei piloni c’è un’armatura di acciaio. Con il tempo il calcestruzzo e con le condizioni atmosferiche perde la tenuta e si sgretola, per questo siamo intervenuti, assicurando maggiore protezione e installando anche una vernice protettiva. Praticamente sono messi a nuovo, anche grazie all’utilizzo di malte con proprietà superiori alle precedenti, che eviteranno l’ingresso dell’umidità”. Un “esemplare” rarissimo di viadotto quello di Pietrastretta. In Italia, incastonati così nella montagna e realizzati in una zona curvosa, ce ne sono ben pochi di queste dimensioni. “E’ stato un lavoro molto complesso –ha sottolineato il direttore dei lavori, Di Tolla- sia per la posizione sul versante roccioso del viadotto e anche per la vicinanza dell’altra carreggiata in esercizio. Per quest’ultimo fattore, è stata curata con particolare attenzione la fase di demolizione, per evitare danni, visto che quello attualmente in esercizio è il collegamento principale con l’A2 del Mediterraneo. Ma l’attenzione è stata posta anche per evitare danni al costone roccioso: per questo preliminarmente abbiamo installato punti di misurazione per verificare che non ci fossero danni”. I lavori sono stati realizzati da un’azienda leader del settore, la Collini di Trento. Sono durati circa due anni. “Nonostante la complessità siamo riusciti a rispettare i tempi previsti dall’appalto”, ha sottolineato Di Tolla. I lavori sono stati realizzati mentre a pochi metri il traffico veicolare transitava senza sosta, con migliaia di mezzi quotidianamente. Gli operai hanno lavorato praticamente al gelo, visto che Pietrastretta è una delle zone più alte del territorio, a circa 800 metri sul livello del mare. Anche per garantire la sicurezza in presenza di vento, l’impalcato è stato rinforzato mediante l’inserimento di un sistema di controventatura orizzontale che ha garantito maggiore stabilità e resistenza alle strutture. Così come spiegato dal direttore dei lavori, Di Tolla, il varo impiegato per la realizzazione è consistito nel montare, mediante un carro fornito di gru a portale, le singole campate che sono presenti lungo lo sviluppo dell’impalcato, a partire dal campo base posizionato a tergo della spalla lato Sicignano. Praticamente le travi in acciaio sono transitate sul viadotto fino a posizionarsi. Un lavoro complesso che ha richiesto, già per il montaggio della struttura, molto tempo. I lavori per il viadotto Pietrastretta sono stati consegnati. E’ stata fatta anche la segnaletica. Ora, prima della sua riapertura, bisognerà attendere la conclusione dei lavori sugli altri tre viadotti collegati: Torre I, Torre II e Marmo. L’Anas, infatti, per questi interventi ha appaltato i lavori per circa 10 milioni di euro. Un investimento importante per ripristinare la viabilità. E anche in quest’ultimi cantieri i lavori stanno proseguendo in maniera molto celere. Con la conclusione dei lavori su questi tre viadotti, finalmente si potrà transitare senza ostacoli e con una sensibile riduzione del tempo di percorrenza sul tratto. Ma i viadotti che saranno oggetto di manutenzione straordinaria sul raccordo sono ancora diversi: diversi gli interventi che Anas ha in programma per garantire la sicurezza e la viabilità sul raccordo, e che verranno realizzati non appena saranno disponibili i fondi utili. Per ora, accontentiamoci di questo. Con la porta della Basilicata, anche in ottica di Matera 2019, pronta a riaprire. Almeno si spera, per l’imminente primavera. (Se non visualizzi il video da un dispositivo mobile, CLICCA QUI)

Claudio Buono

 

 

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