Fecondazione assistita, in Basilicata la percentuale tra le più basse in Italia

Gli italiani ricorrono sempre più spesso alla Fecondazione assistita (Pma). Dal 2012 al 2022, l’uso delle tecniche di procreazione medica è salito del 73 per cento; in pratica, nel 2022, ogni 100 gravidanze ci sono stati 3,7 parti con Pma. Sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto sull’andamento delle nascite realizzato dall’Ufficio Statistica del Ministero della Salute, che analizza i dati derivanti dal flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto (Cedap) per il 2022. Si tratta di una rilevazione con copertura praticamente totale, condotta su 359 punti nascita, e che indaga le caratteristiche sanitarie, epidemiologiche e socio-demografiche relative all’evento nascita in Italia. A livello geografico, è la Lombardia la regione dove avvengono più parti da gravidanze con Pma: 3616 casi su 14364 totali, ovvero oltre il 25 per cento. Seguono il Lazio con 1479 parti con Pma, il 10,3 per cento del totale, e la Campania, con 1241 parti con Pma, l’8,6 per cento.

All’altro estremo della classifica troviamo Valle d’Aosta, Molise e Basilicata con percentuali abbondantemente sotto l’1 per cento (rispettivamente 0,21 per cento, 0,46 per cento e 0,51 per cento). Un altro dato interessante è che nell’8,9 per cento delle gravidanze con Pma si registrano parti plurimi, un numero molto più elevato rispetto al totale delle gravidanze (1,6 per cento). Inoltre, in più della metà dei casi i parti con Pma sono avvenuti con il taglio cesareo (52,2 per cento). Il Rapporto del Ministero conferma il calo delle nascite in atto in Italia, con 1,24 figli per donna nel 2022 a fronte dell’1,42 del 2012, in entrambi i casi ben al di sotto del tasso di sostituzione naturale, ovvero quel numero di figli per donna (2,1) che consente “il rimpiazzo” della popolazione, che quindi riesce a rimanere stabile poiché il numero dei nati sostituisce quello dei morti. I tassi di fecondità più alti si registrano nella provincia autonoma di Bolzano (1,65 figli per donna) e in Trentino (1,51), mente quelli più bassi sono in Sardegna (0,95), Molise e Basilicata (1,09). L’infertilità è un problema in aumento, come dimostra il boom del ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Una coppia è considerata infertile quando non riesce a concepire dopo un anno di rapporti regolari e non protetti, anche se l’Oms estende questo periodo a due anni di tentativi. In Italia il problema riguarda circa il 15 per cento delle coppie. Molteplici e diversificate le cause. A partire dallo stile di vita. Sono tutti fattori negativi: fumo; obesità; eccessiva magrezza;
alcool: sedentarietà; eccessiva attività fisica. Ma anche sostanze ambientali come le plastiche e l’inquinamento in generale impattano sulla salute riproduttiva.

Tra le altre cause di infertilità, ci sono le malattie sessualmente trasmesse e le patologie acute o croniche legate all’apparato riproduttivo, peraltro in aumento. Per le donne si registra una crescita di alterazioni tubariche, ormonali e ovulatorie, di malattie infiammatorie pelviche, fibromi uterini, endometriosi. L’infertilità femminile è causa del 35-40 per cento dei casi di infertilità di coppia. Per gli uomini invece sono in aumento varicocele, criptorchidismo, malformazioni genitali, infiammazioni testicolari, patologie prostatiche, in generale le condizioni che alterano la produzione ormonale, riducono il testosterone e modificano la struttura e la funzione del testicolo. Va anche sottolineato che nel 30 per cento dei casi l’infertilità maschile è idiopatica, ovvero non è possibile identificarne una causa.

Fonte: Il Quotidiano del Sud

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *