In guerra e in campagna elettorale, la prima vittima è la verità. Il “Decreto di Megara” e le fake news intorno al “De bello Ucraino”

La celebre frase nel titolo di testa, attribuita a Otto von Bismarck, di questo “commentarius” annienta tutte le elucubrazioni sofisticate degli imbonitori politici, in giro per l’Italia, dopo essere usciti dalla “comfort zone” per prendere una boccata di … voti dai calandrini: bersagli facil in epoca di infodemia ed omologazione massmediale, trasversale a tutto il mondo dell’informazione. Così, il combinato disposto di pandemia, guerra, campagna elettorale, diventa un mix poco rassicurante per coloro che non possono pagare le bollette impazzite di gas e luce: allo scrivente, a marzo scorso, è arrivata una fattura “elettrica” di ben 751 euro, a fronte dei 150 dell’anno 2021, stesso periodo di consumo! Si sa, la parola pandemia fa rima con follia, e gli esempi di persone in evidente fase di “non compos mentis” si moltiplicano, coinvolgendo un po’ tutte le categorie socioeconomiche del mondo globalizzato. Si dà la colpa a Putin, dei rincari del gas, quando, invece, lo sanno pure le pietre che ciò è iniziato molto prima dell’inizio della guerra tra Russia e Stati Uniti d’America, avente come “vaso di coccio” l’Ucraina: vittima sacrificale dell’insaziabile espansionismo americano, sotto le insegne del “Patto atlantico”, giunto ad “abbaiare ai confini della Russia”, per dirla con parole papali, grazie all’ospitalità offerta obtorto collo dagli ex Paesi del “Patto di Varsavia”. Cosicché, l’Italia, nazione con 5 milioni di poveri assoluti e 7 in povertà relativa, con centinaia di migliaia di imprese fallite a causa dello scellerato “Decreto di Megara” in chiave moderna, applicato alla Federazione Russa in modo crescente e disinvolto, trasformando per magia i pezzenti in oligarchi, ha subito deciso hic et nunc di sostenere l’Ucraina con armi, risorse finanziarie e uomini (“per addestrare all’uso delle armi ricevute gli ucraini”, si è motivato sfiorando la barzelletta), in violazione dell’art. 11 della Costituzione, laddove recita esplicitamente che: ”L’Italia ripudia la guerra (…)”. E il nostro coinvolgimento riguarda, per giunta, un Paese a tutti gli effetti extracomunitario ed extra-NATO non proprio esempio di democrazia, come invece si vuol far credere, alla luce del mai attuato “Trattato di Minsk” 2014-2015.

E’ lapalissiano che il flusso continuo di armi, da noi acquistate dagli USA per girarle al Paese slavo, oltre ad aumentare i rischi di una guerra nucleare, perpetua l’eutanasia del popolo ucraino, governato da un attore comico, il cui alter ego, nei panni di Giulio Cesare, recitando un copione scritto da altri, dopo ogni bombardamento russo, in Tv e tra le macerie, promette la vittoria (sic!). Un inganno cominciato a febbraio, e che pare destinato a durare a tempo indeterminato, alimentato dall’enorme quantità di fake news irradiate dal deus ex machina a stelle e strisce, captate dal radar ucraino e ritrasmesse a tutti i creduloni del mondo. E’ in questa situazione ingarbugliata, che crescono le già enormi disuguaglianze, tanto che i poveri divengono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi, come i “bancocrati” definiti “lupi di borsa giubilanti” che, stando al reportage di “Presa diretta” del 10 settembre scorso, alla Borsa di Amsterdam, grazie a contratti spot a 2/3 giorni, compravendono ingenti quantità di gas naturale in modo fittizio/virtuale (futures), senza che si sposti una molecola della materia, così come si conviene ad ogni avamposto di trading, alla faccia del costo alla fonte del prodotto trattato, che rappresenta, in realtà, una quota marginale della transazione! Altro che price cap! Ipocrisia e bugie costellano questa strana campagna elettorale, dove tutti gli “yes men” presenti in Parlamento, si affannano a promettere mari e monti, proponendoci di nuovo Tremonti, dopo aver votato acriticamente tutte le punizioni possibili alla Russia, spesso formulate e dettate al nostro Governo dallo stesso Zelensky che, come abbiamo visto, ha licenza di intervenire quando e dove vuole, in diretta televisiva, in qualsiasi Parlamento europeo e contesto internazionale, festival musicali e cinematografici compresi, per avanzare le sue perentorie, continue richieste crescenti, usando a mo’ di mantra unicamente il presente indicativo, con tono imperativo, del verbo volere: “ Voglio mitragliatrici; voglio carri armati; voglio missili a lunga gittata; voglio soldati! (…)”, suscitando l’ira di un povero contadino lucano, ridotto alla fame, che ha obiettato: “Ma r’avanz ro cunt vecchJё?” A tutto questo, s’aggiunge l’isterismo della nostra classe dirigente che, non sapendo più che pesci pigliare, è diventata logorroica, ed alpinista solo per arrampicarsi sugli … specchi, ora che l’autunno è qui, e la sbandierata sicurezza energetica promessa, si presenta sotto forma di chimera nella penisola di Utopia. “What a disaster!”, hanno commentato alcuni osservatori inglesi, e loro colleghi tedeschi hanno aggiunto: ”Was fȕr eine Katastrophe!”. Due affermazioni, che, grazie all’assonanza, non hanno bisogno di traduzione. Insomma, noi italiani, autolesionisti inveterati, per ribadire la nostra fedeltà alla potenza guerrafondaia per antonomasia, siamo diventati noi i veri megaresi! Sanzioni boomerang, iniziate nel 2014, e interferenza armata in Ucraina stanno, infatti, distruggendo la nostra economia, già allo stremo, e la pace sociale: un sado-masochismo continuato, imprevedibilmente pericoloso, grazie ai massimi esponenti del nostro esecutivo, che perseverano nel lanciare benzina sul fuoco, specie nei consessi internazionali, invece di promuovere un tavolo di pace tra i belligeranti. L’opinione pubblica mondiale è divisa, attonita, impaurita, pensando a quello che possa ancora accadere. Da giorni, non a caso, Russia, Cina ed India stanno facendo manovre militari congiunte, impiegando 50 navi da guerra, 150 aerei da combattimento e 50mila uomini. Sono prodromi che non promettono nulla di buono, e siccome non c’è limite al peggio, D. Kesselgross ha già sentenziato che: “(…) nella migliore delle ipotesi, saremo rovinati!”. Amen.

Prof. Domenico Calderone

1 commento

  1. GIOVANNI CARRO

    Questa “narrazione” o, meglio “commentarius”, del professore degli avvenimenti politici e militari che stanno interessando l’Italia ed il mondo intero ben rappresenta una chiave di lettura del sentimento di crescente disagio di un ampio strato della popolazione.
    L’articolo conquista il lettore per gli innumerevoli riferimenti storici e letterari a sostegno delle tesi esposte, con una prosa avvolgente ed estremamente logica.
    Personalmente mi auguro che questa “escalation militare” e questo continuo ricorso all’inasprimento delle sanzioni abbiano presto termine e i belligeranti si ritrovino attorno ad un
    “tavolo di pace” così come invoca anche l’esimio prof. Calderone.
    Altrimenti, effettivamente, “saremo rovinati”.

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