“La Valle più dipinta d’Italia? Il Melandro”. Circa 400 murales tra Satriano, Savoia e Sant’Angelo

santangelolefratteSANT’ANGELO LE FRATTE – Si è svolto sabato mattina, nel Polifunzionale area cantine della cittadina, un convegno dal tema: la valle più dipinta d’Italia, i murales una risorsa per il turismo. La valle più dipinta sarebbe quella del Melandro. A dire degli artisti dell’associazione Apv, Arte per la valle, di murales se ne conterebbero circa 400 tra Satriano di Lucania, comune pioniere di questa forma di attività culturale, Savoia e Sant’angelo. L’attività pittorica è cominciata nel lontano 1988 a Satraino di Lucania, voluta soprattutto dal’allora sindaco Giuliano e poi è continuata ininterrottamente per circa 30 anni anche nelle altre due comunità. Presenti al convegno i sindaci dei tre paesi della valle del Melandro, Ricciardi, Pascale e Laurino che ha fatto, tra l’altro, gli onori di casa.  Al tavolo degli interventi: moderatore il giornalista Laguardia; il presidente dell’Apv, il pittore e scultore La Torre, esecutore insieme ad altri artisti dell’associazione, di buona parte dei murales; il presidente del Gal Marmo Platano Melandro, Miglionico; la dott.ssa Lanzilli, funzionaria del ministero dei beni e attività culturali e turismo della regione Campania; Canestrini, soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici della Basilicata; Lacorazza, Apt Basilicata; Ferraioli, sindaco di Furore (Sa), conosciuto come il comune più dipinto d’Italia e l’assessore alle politiche di Sviluppo regione Basilicata, Liberali.  I murales non fanno certo parte della nostra cultura, ma possono dare un contributo notevole allo sviluppo culturale del territorio, soprattutto se raccontano il territorio e «si fa arte di qualità e non di quantità» – cosi il soprintendente Canestrini. Ma i murales della valle del Melandro raccontano il territorio? Sono arte di qualità? A giudicare dagli interventi, i murales realizzati nella valle sarebbero dipinti di qualità e racconterebbero il territorio.  A Satriano raccontano della vita del pittore De Gregorio, detto il Pietrafesa (1580 – 1656) nativo del posto, trattano ancora delle bellezze paesaggistiche e degli antichi mestieri; A Sant’Angelo raccontano di Caramuel, vescovo, filosofo, matematico, architetto, poeta e teologo, che ha operato nel territorio di Sant’Angelo dal 1656 al 1673 e ancora raccontano della vita contadina e del rapporto dell’uomo con le grotte e la pietra su cui sorge il centro abitato; a Savoia si racconta di Passannante (1849 – 1910), nativo di Savoia, che tentò di uccidere il re Umberto 1 di Savoia a Napoli nel 1878, di San Rocco, il cui culto viene considerato come l’elemento identificativo della comunità e altro.  I sindaci, nei loro interventi, si dicono favorevoli a continuare in questa direzione e, soprattutto, nella loro manutenzione, nel prosieguo degli anni, perché i murales sarebbero dei significativi attrattori turistici. I murales, anche se non appartengono alla nostra cultura ma a quella messicana, possono diventare forme d’arte, perché oltre che abbellire le vie dei centri storici e raccontare le specifiche memorie storiche delle comunità, possono diventare vere forme d’arte «sempre che non vengano confuse con le manifestazioni di street art o graffiti vari»– così la dottoressa Lanzilli. «Nel mio comune – sottolinea il sindaco di Furore (Sa) – dal 1994 siamo riusciti a creare 150 posti letto con 854 abitanti, creando così reddito alle famiglie e recezione. Dunque i cittadini e le associazioni vanno coinvolti in questo processo di riqualificazione e promozione del territorio».  Accade così da noi? – si chiedono in tanti. Alquanto modesta la partecipazione dei cittadini al convegno. E’ da intendersi come un brutto segno?!

Fonte: Il Quotidiano del Sud

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