Potentino, leggero rallentamento delle chiusure di attività commerciali, “ma la ripresa è ancora lontana”

confesercenti pzUn leggero rallentamento delle chiusure di attività commerciali si registra in provincia di Potenza a fine 2014. Lo riferisce Confesercenti della provincia di Potenza, aderente a Rete Imprese Italia citando i dati dell’Osservatorio di Studi Confesercenti: le cessazioni sono state 634 di cui 448 di esercizi di commercio al dettaglio contro le 734 (502 negozi vendita al dettaglio) del 2013. In diminuzione le iscrizioni: 321 nel 2014 rispetto a 502 del 2013 a conferma che prima di aprire un negozio, giovani e donne, per la stragrande maggioranza neoimprenditori, ci pensano almeno due volte. “Non so se nel Potentino, a differenza di quanto accade nel resto del Paese, si può affermare – spiega Prospero Cassino,presidente Confesercenti – che la fase peggiore della crisi del commercio sia realmente superata. In verità la ripresa sembra ancora lontana anche se nel 2014 si scorgono segnali positivi. Per aiutare il settore serve una politica fiscale meno punitiva sui consumi, a partire dalla sterilizzazione del possibile aumento dell’IVA previsto dalla clausola di salvaguardia della legge di stabilità. Ma servono anche interventi per sbloccare il credito alle imprese e frenare la deriva della deflazione, che potrebbe gelare sul nascere la possibile ripresa. Le prospettive future per il commercio, specie al dettaglio, non sono comunque facili:  sopravvivrà solo l’impresa che saprà cogliere i mutamenti del mercato interno e l’influenza dei progressi tecnologici sui nostri settori.   Bisogna fare leva sulla qualità del servizio e sull’innovazione per resistere ad un mercato sempre più difficile: il 50% delle imprese del commercio nate nel 2010 ha chiuso dopo 4 anni, contro il 30% di chiusure del totale della nostra economia. E poi – continua Cassino – basta con le liberalizzazioni che vanno solo a favore dei grandi gruppi imprenditoriali e a svantaggio delle Pmi. Il commercio viene continuamente sottoposto a deregulation senza alcuna valutazione di impatto sulle piccole e medie imprese, come per altro sarebbe previsto dallo Statuto delle Imprese, legge fantasma sempre ignorata”. “Nel settore si sono susseguiti ben 8 interventi di liberalizzazione dal 2010: una pressione insostenibile per le PMI. Il commercio ha vissuto in questi ultimi tre anni una crisi fortissima, e adesso sta affrontando una pericolosa stagnazione dei consumi. Le liberalizzazioni, in teoria, dovrebbero farli ripartire; ma non si può fare a meno di notare che gli ultimi interventi in questo senso hanno fallito. Basti pensare al flop della liberalizzazione delle aperture del commercio, introdotta due anni fa dal Salva-Italia del Governo Monti con lo scopo di rilanciare consumi e occupazione. I previsti effetti benefici sono tuttora ‘non pervenuti’, mentre abbiamo assistito allo spostamento di quote di mercato dalle PMI alla Grande distribuzione organizzata”.

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