ELISA Claps e l’attivazione del Codice Rosa: la studentessa potentina scomparsa tragicamente è nuovamente alla ribalta della cronaca, ma questa volta per l’importanza sempre crescente della sua figura e del suo nome per quanti oggi siano vittime di violenze e soprusi. Dopo il Parco “Elisa Claps” di Macchia Romana anche una stanza del Codice Rosa del Pronto Soccorso dell’ospedale San Carlo di Potenza porta il nome di Elisa grazie all’impegno e alla perseveranza di due professioniste del capoluogo che da anni si battono contro la violazione dei diritti dell’individuo. Cristiana Coviello e Assunta Basentini autrici del libro “Elisa tra cielo e terra – il romanzo di una storia vera” , Pellegrini Editore, hanno deciso di devolvere il ricavato dei diritti d’autore alle attività del Codice Rosa del San Carlo. Il Codice Rosa è uno spazio nel pronto soccorso dell’ospedale potentino destinato ad accogliere coloro che manifestano segni di maltrattamento non sempre manifesti o dichiarati. Il Codice Rosa, tuttavia, non è solo un luogo fisico di accoglienza e tutela delle vittime di abusi di vario ordine e grado, ma è una vera e propria rete attiva a più livelli. Una volta assegnato il Codice Rosa da parte del personale altamente qualificato scattano automaticamente tutta una serie di procedure investigative. Personale sanitario, Forze dell’Ordine e Procura della Repubblica collaborano affinchè le vittime siano tutelate. Il sacrificio di Elisa sospesa a lungo tra cielo e terra non è stato invano; il ricordo di un sorriso innocente di adolescente resterà indelebile e darà coraggio a chi teme di rivelare le proprie paure e non riesce più a combattere da solo contro i mostri terreni. «Abbiamo messo a disposizione della comunità un presidio molto importante – dice il direttore generale del San Carlo Giampiero Maruggi – il libro su Elisa è commovente e spesso mi sono interrogato sul grande segno che ha lasciato. Ho trovato, infatti, un grande contrasto tra la quotidianità di una tranquilla cittadina e una tragedia che si è consumata nella più atroce sofferenza e indifferenza. Il dramma di Elisa non è riparabile ma può e deve essere un simbolo, un monito. Il Codice rosa è un ponte che si realizza se tutti siamo d’accordo e vogliamo stipulare un patto per la società civile». «Oggi si realizza un sogno di Elisa – sottolinea Cristiana Coviello – nei suoi diari abbiamo letto che si prendeva cura delle persone meno fortunate. Quando a Potenza, nella città di Elisa, è nato il Codice rosa abbiamo pensato che fosse un segnale. La storia di Elisa è un nervo scoperto della nostra comunità e per questo la stanza intitolata in suo onore è una forma di riscatto per quanti sono dalla parte della verità e della giustizia» «La pubblicazione del libro è stata faticosa, è stato come scalare una montagna – sottolinea Assunta Basentini – ma abbiamo insistito e abbiamo riavvolto una pellicola i cui pezzi erano tutti staccati. Nel testo Elisa riprende a parlare e lo fa a gran voce. Quanto le è accaduto è utile a capire che la violenza non deve essere mai sottovalutata, non ha forma, è trasversale». «Elisa non si è potuta difendere – afferma il sostituto procuratore Anna Gloria Piccininni – e a maggior ragione noi non dobbiamo continuare ad essere semplici spettatori. Una società civile deve essere capace di accogliere le vittime e nella stanza di Elisa molti avranno voce». «Il volto di Elisa davanti la stanza accoglierà chi avrà bisogno di aiuto – conclude Gildo Claps – il riscatto di mia sorella passa necessariamente attraverso la coscienza di questa città». (Fonte: Articolo di Angela Salvatore – Il Quotidiano della Basilicata)