Uno show glottologico della prof.ssa Patrizia Del Puente, tra paremiologia e Linguistica generale, a Ruvo del Monte

Il 14 agosto 2023, nell’ambito del ricco cartellone dell’Estate ruvese 2023, la Pro Loco di Ruvo del Monte, guidata dalla dr.ssa Serena Grieco, ha invitato la prof.ssa Patrizia Del Puente, docente di Glottologia presso l’Università degli Studi della Basilicata, a tenere una lectio brevis interattiva sui dialetti ed i modi di dire lucani. Coinvolto un ristretto ma qualificato pubblico intergenerazionale, tra cui due simpatici bambini della Scuola Primaria, Antonio e Massimiliano, che, sollecitati dalla prof, ce l’hanno messa tutta, per mostrare le loro “competenze” linguistiche dialettali, di fronte all’esimia ospite, in Piazza dr. Antonio Savella, assurta, per l’occasione, ad aula didattica.

L’empatica prof.ssa Del Puente, grande studiosa della materia, ideatrice del famoso Progetto ALBA (Atlante Linguistico della Basilicata), con trasporto e passione si è subito soffermata a rimarcare l’importanza dei dialetti nella vita quotidiana, ”che vanno preservati ad ogni costo, in quanto eredi naturali della lingua latina”, purtroppo non più studiata, come essa meriterebbe.

Dopo una sorta di test propedeutico per individuare, tra il pubblico, qualche conoscitore di proverbi locali, la super esperta della disciplina ha preso a sciorinare termini, modi di dire, locuzioni di natura paremiologica, suscitando l’interesse di molti professionisti presenti, che hanno chiesto approfondimenti etimologici afferenti i lemmi proposti. ” L’Italia contemporanea, grazie alla compresenza storica di lingua italiana e dialetti, è un chiaro esempio di bilinguismo. I dialetti, dunque, non sono morti e hanno rivelato un’indubbia resistenza ai tentativi di essere soppiantati in nome della modernità. Quelli lucani ne sono una valida testimonianza (…)” ha aggiunto, compiaciuta, la cattedratica. A tal punto, l’articolista, nonché recensore del “Dizionario minimo del dialetto lauritano” del prof. Giovanni Carro (articolo del 22-8-2022, su questo sito web), chiamato in causa, prende la parola per portare un esempio di somiglianza omografa tra “grattapunu” (edificio decadente), e “grattapone” (nel dialetto lucano: burrone, precipizio) la cui distanza semantica la dice lunga sull’alloglossia tra zone geografiche contigue. Poi, attraverso una explanatio per argumenta exemplorum, ha ricordato, per par condicio, un proverbio sanfelese: “Facё primё a femmёne a truwà a scusa, ca u sorcё a truwà u purtùs” ed uno ruvese: “E’ cumё lavà a capё o ciucc”. Il significato è chiaro in entrambi, o no?

Interessante anche il suo aneddoto intorno al “Febbraiё, curtё e amarё”: proverbio nascosto per secoli in un testo antico, in old English, del “Menologio anglosassone”, dannazione di molti traduttori, da lui svelato durante una lezione di Filologia germanica della prof.ssa Maria Grimaldi, all’Università degli Studi di Salerno. Stimolato dall’attenzione degli astanti, il professionista della parola ha anche fatto un salto nella polisemia internazionale, facendo un esempio calzante. Infatti, il molto usato termine “smart”, tra i molteplici significati ha: svelto, intelligente, agile, bravo etc. Last but not least, ha concluso dicendo che: “Il dialetto, apparentemente inutile nella società iperinformatizzata attuale, trova invece applicazione in variegati contesti sociolinguistici, per sfuggire al lessico familiare, anglicizzato e destrutturato da Internet e suoi derivati applicativi. Questo codice linguistico, tanto bistrattato ai tempi del brigantaggio post-unitario, perché visto con sospetto dal potere costituito, in realtà andrebbe rivisto come L2 genuina, capace con il suo “imprinting” verista di esprimere sensazioni, sentimenti, passioni, con un afflato difficilmente raggiungibile tramite la Lingua nazionale, naturalmente più omologante”. Il classico “The End” ha chiuso una serata d’agosto diversa dal solito cliché delle Feriae Augustus.

Prof. Domenico Calderone

 

4 comments

  1. Dr. Giuseppe Giannini

    L’evento organizzato dalla Pro Loco è stata un’occasione propizia per la riflessione.
    Oltre a coinvolgere i presenti con aneddoti, la prof.ssa Del Puente ha evidenziato come la presenza di specificità linguistiche – termini dialettali propri di ciascun luogo (ad esempio come viene chiamato il papà altrui ad Avigliano) – è una delle caratteristiche che differenzia i territori, anche se contigui.
    In genere aree vicine hanno un patrimonio comune fatto di saperi, tradizioni e appunto il linguaggio parlato, ma a volte il fatto che un determinato termine dialettale appartenga ad un determinato posto, oppure venga pronunciato con minime variazioni linguistiche rispetto ad altri simili può essere il sintomo non solo di una tipicità, ma anche di una diversa influenza.Insomma l’eccezione conferma la regola. D’altronde siamo tutti figli di secoli di migrazioni, e soprattuto il Sud con le sue coste ha beneficiato in ambito architettonico, culinario e della conoscenza delle diverse influenze, in primis quella greca e arabo-mediorientale.
    Piuttosto suggerirei agli uomini delle istituzioni, a tutti i livelli, soprattutto quelli che hanno a che fare con la scuola, di fare delle attente valutazioni .Possiamo, infatti osservare come dinanzi ad un impoverimento generalizzato della lingua, inflazionata da neologismi tecno-burocratici e da neocolonialismi “esotici”, corrisponda anche un generale depauperamento dei saperi.I nativi digitali conoscono meno vocaboli rispetto alle generazioni precedenti, questo a causa del predominio della tecnica che impigrisce, ma anche di scelte scellerate.Speriamo solo che la nuova vittima da sacrificare non sia rappresentata dai dialetti.C’è tutto un patrimonio da salvaguardare, riguarda la nostra storia e la nostra memoria.

  2. Dottor roberto antonio Ferrieri

    Splendido evento propedeutico a spunti riflessivi e l’empatia della Professoressa indubbiamente ha reso il dibattito interessante e coinvolgente. Ol Professor Calderone, come sempre, arricchisce e nutre la comunità di cultura, riflessioni ed interessi.
    AD MAIORA.

  3. Marco Cianca

    Emilio Lussu, fondatore del Partito Sardo d’Azione, era nemico degli indipendentisti e affermava: ” Autonomia non contro la nazione ma dentro la nazione”. Tra qualche settimana sarà ripubblicata la bellissima biografia che gli dedicò Giuseppe Fiori, “Il cavaliere dei Rossomori”. Un testo che andrebbe letto e riletto in questo infausto periodo nel quale si prospetta un’autonomia differenziata che darebbe un colpo definitivo all’unità d’Italia. Lussu univa la specificità territoriale con la comunità della patria, le radici con l’albero, la difesa delle differenze con la libertà di tutto un popolo. In questo senso, come ricorda sapientemente il professor Calderone, il dialetto è un affluente della lingua nazionale. Se secchi uno, inaridisci l’altra. l’Italia è un crogiuolo di variegate civiltà e questa è la sua forte bellezza. Ogni paese ha il valore di una capitale. Ruvo Del Monte in primis.

  4. Danila Marchi

    Bellissimo, semplice e sofisticato articolo del professore Domenico Calderone, sempre attento agli aspetti della lingua e della comunicazione in tutte le sue accezioni e sfumature. Un grazie dunque alla professoressa, al professore e agli studenti e alle studentesse che avranno e hanno il compito di apprendere dialetti che andranno trasmessi ai posteri, simboli di culture vive di territori limitrofi .
    Un ringraziamento va alla Pro Loco locale che organizza e valorizza certe iniziative.

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