In Basilicata è allarme spaccio. Don Marcello Cozzi: “Un quadro allarmante in terra lucana”

Ce lo diceva già lo scorso 28 gennaio il Procuratore Generale della Repubblica Armando D’Alterio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in Basilicata: “si manifesta in modo virulento la presenza di organizzazioni di tipo mafioso ovvero dedite al traffico di stupefacenti”, parlando poi in più passaggi della presenza “di sodalizi che gestiscono diverse piazze di spaccio” e di un forte “dilagare del traffico di stupefacenti” nella nostra regione. Un quadro allarmante, insomma, che sembra parlarci della Basilicata come di un’enorme e grande piazza di spaccio. Ce lo dice da tempo anche la strada. Per chi ascolta gli umori della strada, per chi è in costante ascolto delle sue contraddizioni e delle sue fatiche non è difficile constatare come purtroppo quell’allarme sia vero, e anzi, se visto con gli occhi della strada, e cioè di tanti nostri giovani, sia ancora più preoccupante. Quasi quotidianamente ascoltiamo il grido di aiuto di genitori impotenti e disperati dinanzi a quel mostro che divora la vita dei loro figli, ma anche di chi spesso con dovizia di particolari racconta di nomi, luoghi, dinamiche che ripropongono purtroppo volti già noti, clan operanti già da tempo e nuovi personaggi in cerca di visibilità sui palcoscenici criminali. È ovvio però che se c’è un’offerta c’è una domanda. Ecco perché non possiamo lasciare che questo triste fenomeno sia rilegato solo nello spazio degli allarmi giudiziari o dell’impegno delle forze dell’ordine.

La “questione droga” prima ancora di essere un problema di carattere giudiziario e di pubblica sicurezza è una sfida culturale e sociale che ci interpella tutti: le Istituzioni, le agenzie educative, la Chiesa, la scuola, il mondo del volontariato, perché in fondo la domande di sostanze stupefacenti sempre più diffusa in Basilicata ci sembra tanto una forte richiesta di senso e di aiuto da parte dei nostri giovani, e neanche ci sembra così tanto una coincidenza che arrivi proprio all’indomani di quel grande tsunami che è stata la pandemia da Covid. Prima di abituarci all’idea che questa diffusa richiesta di droga sia normale, con la conseguente normalizzazione delle attività criminali che le girano attorno, si intervenga tutti in tempo per non bruciare un’altra generazione.

Lo fa sapere don Marcello Cozzi, presidente Ce.St.Ri.M.

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