Ospedale di Villa d’Agri, “Potenziare la struttura”. Il sostegno da Brienza ed alcune riflessioni

Anche il Sindaco di Brienza, Antonio Giancristiano, e l’amministrazione comunale, si uniscono all’appello partito dalla Val d’Agri in merito alla richiesta di riapertura del pronto soccorso dell’ospedale civile di Villa d’Agri e di tutto il nosocomio. “In questo periodo storico di emergenza sanitaria tutti noi restiamo sbalorditi da notizie come quella di chiusura di un ospedale che copre un territorio vastissimo che non si circoscrive solo alla Val d’Agri ma che si estende anche a paesi come Brienza. Un territorio già colpito da emergenze sanitarie e stremato da disastri ambientali non può vivere un dramma nel dramma poiché in quell’area ci si continua ad ammalare e a morire anche per cause diverse dal COVID-19. Le politiche di razionalizzazione della spesa sanitaria che nei decenni scorsi hanno smantellato i presidi di provincia in nome di interessi non coincidenti con quelli dei cittadini non possono e non devono verificarsi mai più e soprattutto non sono ammissibili in situazioni di emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo. Chiediamo pertanto la riapertura immediata dell’ospedale, la messa in sicurezza di tutti i reparti e di tutti gli operatori sanitari che in quella struttura vi lavorano. Chiediamo, inoltre, risposte sicure e accelerazioni nelle analisi dei tamponi dei sanitari effettuati nel nosocomio in questione ormai da giorni. É inaccettabile che questi ritardi si ripercuotano su un servizio essenziale e un diritto costituzionale come quello alla salute”. Poi un appello all’assessore regionale Rocco Leone: “l’assessore alla Sanità deve garantire che la sanità resti pubblica e che i finanziamenti per rendere accessibili i luoghi di cura siano pubblici e che in nessun modo vi siano investimenti privati volti a riconversioni di reparti per tornaconti imprenditoriali e per far fronte a disastri sanitari che si stanno generando con le proprie attività. Facciamo nostro l’appello del Comitato “Uniti per la Val d’Agri” e ribadiamo che non torneremo alla normalità perchè la normalità era un problema”

RIFLESSIONI a cura di Claudio Buono

L’appello alle istituzioni è quello di ricordarsi le difficoltà che si stanno riscontrando in Basilicata nel gestire l’emergenza. Abbiamo le strutture, in queste riflessioni mi concentro sull’ospedale di Villa d’Agri. Una struttura importante, enorme. Potenzialmente si potrebbero fare grandi cose. Ma molti servizi sono stati chiusi. Punto nascite, il Pronto Soccorso. La struttura è strategica per l’area è importante. Si può costruire un futuro più solido per la sanità in Basilicata. Villa d’Agri può essere un ospedale in grado di servire più capillarmente il territorio. I politici dovrebbero lavorare per far venire le persone in Basilicata per curarsi, non per scappare altrove, emigrare. Servono risorse per Villa d’Agri. La butto lì: bussare alla Total, Eni? Le royalties.. C’è una situazione paradossale in Val d’Agri. L’ospedale è chiuso da giovedì (e ancora non apre) per una bonifica. Fra l’altro nessuna comunicazione ufficiale a sindaci e cittadini, né sulle procedure, né sulla tempistica, pare ci sia stata. Una intera fetta della Basilicata, di questi tempi di panico e confusione, per l’imminente arrivo della tempesta anche qui, senza un riferimento sanitario. Con ancora meno certezze delle poche che già ci sono. Ovviamente, questi sono interventi da programmare, bisogna lavorarci diverso tempo. Finirà questa emergenza sanitaria. E la politica, la Regione, dovranno lavorare sul Villa d’Agri e non solo (solo qualche sera fa, lunedì, Striscia La Notizia ha parlato di situazioni paradossali all’ospedale di Pescopagano). Signori, sveglia. Qui c’è in gioco la salute dei cittadini. Anziché “buttare” i soldi per stronzate (in molti casi è così..) investite nella sanità. Potenziate gli ospedali e date un futuro a noi, ai nostri figli, ai nostri nipoti. Sveglia. 

A tal proposito, vi ricordo la raccolta fondi organizzata dal comitato “Uniti per la Val d’Agri”, disponibile cliccando qui. Aiutiamoli. Almeno noi.

 

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