“Lungo la linea gialla” della giovanissima Francesca Lizzadro

Su melandronews.it saranno pubblicate periodicamente le opere di alcuni artisti lucani, emergenti e non. Inauguriamo questa “rubrica” con questa meravigliosa opera di una giovanissima scrittrice lucana.

Francesca Lizzadro nasce a Potenza il 25 Novembre 1996. Si avvicina alla lettura all’età di otto anni preferendo sin da subito i romanzi rosa dalle sfumature drammatiche al resto dei generi letterari. È solo qualche anno più tardi che si cimenta nel campo della scrittura dimostrando talvolta una sensibilità in grado di andare oltre alla sua giovane età. E’ forse per questo che nel 2010 ottiene un terzo posto con “granelli di sabbia” nella categoria dedicata ai racconti brevi inediti del concorso “ La pulce letteraria” curato e promosso dalla casa editrice Di Buono Edizioni. Ha ricominciato a scrivere solo nell’estate 2013. Nonostante “A un passo dal possibile”, il suo nuovo racconto, non sia stato all’altezza dello stesso concorso, le ha permesso di scoprire una piattaforma online per scrittori emergenti, THe iNCIPIT. Fiduciosa ha scritto altro tra cui “dimenticarti è poco”, “zuccherino 34”, “lungo la linea gialla” e altri componimenti con i quali ha partecipato a contest organizzati dalla community di mEEtale, sempre online.

“LUNGO LA LINEA GIALLA”, di Francesca Lizzadro

Un passo, poi un altro. Ne ho fatti davvero tanti nella mia vita.

Mi appoggio al muro, molti mi passano di fianco, mi ignorano, vanno troppo di fretta.

Mi concedo tutto il tempo per riprendere il cammino, oltrepasso la vigilanza, l’ingresso.

Lascio il bastone vicino al muro, le membra ad occupare una panchina.

I binari sono sempre gli stessi, lunghi, interminabili, mi hanno sempre fatto pensare a quel mare dove portavo la mia Elisa. Lo guardava con meraviglia lei, mi chiedeva sempre dove andasse a finire, e io.. io non ho mai saputo risponderle.

«Le spiace se poggio qui il bagaglio?»

Annuisco, così senza neanche pensarci troppo. Deve essere davvero pesante il borsone che questo ragazzo trascina dietro di sé. Involontariamente lo sorprendo con lo sguardo perso in una fotografia; sorride la ragazza che lo guarda dal suo angolino di felicità, sorride ancora mentre io lascio che i ricordi, come acqua delicata, si facciano largo tra le pieghe che segnano il mio volto, che mi rammentino le mille strade che abbiamo percorso insieme noi due. Gliele asciugavo così le lacrime, con i pollici, in un movimento delicato, gentile, proprio come fa quel ragazzo poco distante con la sua amata. Lo sento un po’ mio l’abbraccio con cui lei lo saluta, era sempre così doloroso lasciarla andare lì, sempre così penoso volerle baciare una volta in più la bocca e non poterlo fare. Quante volte avrei voluto stringerla invece di allentare la presa, quante volte avrei voluto urlarle di amarla e poi..

Poi rimanevo lì, immobile ad aspettare che le porte si chiudessero, che il capotreno fischiasse, che la sua immagine mi scivolasse davanti gli occhi, che di lei si dissolvesse anche il profumo.

Quando mi giro nuovamente trovo il vuoto a farmi compagnia, le luci della giornata mutano di minuto in minuto,è notte fonda e l’altoparlante ripete e ripete sempre le stesse parole.

«Mamma, voglio andare a casa»

«Certo che andiamo a casa tesoro»

Un sorriso amaro mi attraversa il volto, anch’io vorrei tornare a casa, la mia casa che non è più la stessa da quando Eli se ne è andata, i fiori appassiti giacciono lì dimenticati, i panni sporchi si fanno compagnia sul pavimento, il rubinetto continua a gocciolare, un po’ come me che continuo a vivere, ma non a vivere davvero.

No non è quella casa che mi manca, non è quella la destinazione, non c’è più meta per un vecchio che immette aria per un naso che non sente più profumi, che apre gli occhi solo perché la vita non gli concede ancora di chiuderli per sempre.

Afferro il mio bastone, forse per l’ultima volta vorrei calpestare il pavimento del palcoscenico, lasciarmi andare a quello che il momento mi suggerisce e non restare fermo lì, da spettatore.

La mente quasi si annulla, io stesso mi annullo nell’immaginare di essere uno tra i tanti presenti in una stazione che è in realtà vuota.

Mi metto in fila su quella linea gialla, ma questa volta non per aspettare un treno.. Quante volte al mio ritorno mi raccontava di averla percorsa correndo, strattonando gli altri passeggeri posti come ostacoli sul suo cammino. Ebbene questa volta sono io a voler inseguire lei, a cercarla alla fine dell’infinito. Cammino con gli occhi bassi, cammino nonostante le mie ossa malandate reclamino a causa dell’eccessivo freddo. Sorrido, la verità è che mi piacerebbe  poterla rincontrare davvero, mi piacerebbe poter pensare sia ancora viva..

Ed è solo nel momento in cui alzo gli occhi che mi accorgo di un treno arrivare a tutta velocità “allontanarsi dalla linea gialla”, no, non questa volta, questa volta voglio percorrerla fino in fondo..

Bianco, buio, bianco di nuovo, tutto tace..

Riapro gli occhi, quello che sento è profumo di mare..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *