Basilicata da brivido: uno su dieci è analfabeta

POTENZA – La Basilicata vive una situazione paradossale: da una parte è una delle regioni dove si registrano una delle più alte percentuali di giovani laureati in rapporto alla popolazione residente; dall’altra deve fare i conti con un record poco invidiabile, quello di territorio in cui si annida la più alta percentuale di analfabeti e semi-analfabeti. Complessivamente il dato è di 10,3 per cento: praticamente un lucano su dieci non sa leggere e scrivere. A questa percentuale va aggiunta quella relativa all’analfabetismo di ritorno (detto anche «funzionale») che tocca addirittura il 43 per cento. Si tratta di cittadini, in possesso del diploma di scuola media inferiore, che tecnicamente sanno leggere, scrivere e far di conto, ma non sono in grado di interpretare le informazioni che acquisiscono attraverso giornali, televisione o libri. Si tratta di dati diffusi l’Unla (Unione nazionale lotta all’analfabetismo) che evidenzia come nella Basilicata ci sia un nocciolo duro di «incolti». I numeri sarebbero stati ancora più devastanti se la stessa Unla, intorno agli anni Settanta, non avesse intrapreso una serie di azioni volte ad arginare il fenomeno dell’analfabetismo in Basilicata. Qualche risultato era stato ottenuto e, addirittura, negli anni ’90 si parlava di un arretramento del fenomeno.

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Articolo tratto da www.lagazzettadelmezzogiorno.it/basilicata – del giornalista Massimo Brancati

Ma nell’analisi non si accorsero che si trattava di un fatto fisiologico: tra i deceduti, infatti, c’erano molti analfabeti. I risultati di questa indagine evidenziano la necessità di adeguati investimenti nel settore e impongono una svolta culturale che porti a prevedere adeguate risorse nel settore dell’istruzione e della ricerca. Un altro capitolo lo merita l’analfabetismo informatico. Oggi chi non sa usare il pc è praticamente tagliato fuori da qualsiasi sviluppo professionale e chi si aspettava che il programma «Un computer in ogni casa», attivato quindici anni fa dalla Regione, avesse prodotto risultati anche sul fronte dell’apprendimento si rende conto che le sue erano previsioni troppo ottimistiche. In un Paese, l’Italia, in cui due cittadini su tre non sanno usare il computer, la Basilicata si colloca nei bassifondi della classifica nazionale redatta nel Rapporto su innovazione e tecnologie digitali in Italia dell’Ufficio studi del ministero. C’è anche un’altra recente statistica che «rafforza» questo poco invidiabile primato. È stata condotta una ricerca negli enti pubblici da cui emerge che 12 dipendenti su 100 non dispongono di personal computer nelle loro case. E, quel che è più grave, non lo sanno usare. Situazione che è in linea con la radiografia più generale della popolazione residente. Secondo Eurostat, che nel 2010 ha passato in rassegna tutte le regioni italiane confrontandole con altre realtà europee, il 57 per cento dei lucani è analfabeta informatico. Il dato s’inserisce in un negativo contesto generale che coinvolge tutta Europa: più di un terzo dei cittadini europei, infatti, non possiede le abilità di base dell’uso del computer (la media nell’Ue infatti è del 39 per cento). In base alla ricerca l’Italia è tra le peggiori (seconda solo alla Grecia, 65 per cento). Purtroppo anche i dati riguardanti le fasce più giovani della popolazione non sono incoraggianti: 28 per cento tra i 16 e 24 anni, 50 per cento tra i 25 e i 54. Soprattutto il primo dato, quello dei giovanissimi, è sconfortante e denota tutte le carenze e i limiti dell’insegnamento dell’informatica nella scuola dell’obbligo, poiché circa 3 giovani su 10 risultano analfabeti digitali. Il dato invita anche a riflettere sul tema del cosiddetto digital divide, una delle più pericolose e subdole forme di emarginazione culturale e sociale del nostro tempo.

Articolo di Massimo Brancati
Tratto da: www.lagazzettadelmezzogiorno.it/basilicata

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