Nel Potentino nasce «Fenomeni da bar». Così su Spotify cinque ragazzi raccontano Tramutola

Raccontare un paese si può, raccontare – un paese – si deve: per non farlo scomparire, per fermarne in un’istantanea e nel tempo i suoi «tipi», i riti, i suoi «personaggi caratteristici». E quale miglior punto d’osservazione se non un bar, «vista corso»? È quel che hanno fatto cinque ragazzi di Tramutola ideando «Fenomeni da bar», podcast Spotify chiamato a raccontare il paese e a fungere da trait union tra chi parte e chi resta. Ma chi sono, poi, questi «Fenomeni da bar»? Il giovane lavoratore quanto l’assiduo… «degustatore» di vini; sono il sessantenne perennemente disoccupato e chi, nel bar, ha trasferito la propria residenza. C’è – infine ed immancabile – il «tuttologo», quello che ha sempre un’opinione su tutto, di tutti e a prescindere. E «Fenomeni da Bar» sono un po’ anche loro: Giovanna, Michele, Fabio, Raffaele e Giandomenico che il podcast lo hanno ideato. Quattro, analogamente agli amici della canzone di Paoli… più uno.

«Il bar – mi raccontano – è una variegata e colorita fucina di opinioni, è il termometro del paese, una sorta di osservatorio sociale e privilegiato della vita». Del resto, è nel bar che si stabiliscono i punti di vista, che si decide la formazione dei Mondiali ed è dal bar che dipendono le sorti di un paese (con maiuscola o senza). Nei bar di Tramutola non c’è la benniana «Luisona» e tutto sommato non importa nemmeno che il caffè sia buono oppure no: quel che conta, qui, più che il «che cosa» è il «chi»: chi c’è/chi ci è rimasto. Me lo spiega bene Giovanna, ventisettenne tramutolese Doc, tra gli autori del podcast e studentessa di Ingegneria a Napoli. Perché – le chiedo – proprio il bar, perché raccontare la vita che ruota intorno ad uno dei bar di Tramutola, su Spotify? «Un po’ per divertimento, un po’ perché qui in paese – oggettivamente – non abbiamo molto da fare e perché, un pomeriggio, ci siamo resi conto che c’erano tanti “soggetti” da raccontare. Così abbiamo iniziato a registrare su Spotify, idealmente per raggiungere più gente possibile, anche chi qui non ci vive più», mi dice Giovanna.

E cos’è «il bar» in un paese che di altro non dispone; cosa in una regione che forse non è mai stata per giovani; cos’è «il bar» – ora come allora – in Basilicata? Qualcosa che non sai finché da qui non te ne vai, finché non lasci che cemento e asfalto si interpongano tra te e la Basilicata. Il bar «del Sud» è un concetto a se stante, un concetto che non si esporta: è il «genuino» della goccia di mozzarella, che a Milano… devi prima spiegare cos’è la mozzarella. Nel mentre, a scorrere di sottofondo c’è la vita di un paese, Tramutola, che in un Istituto Tecnico Superiore identifica il massimo grado di offerta scolastica ed i cui servizi di base sono «essenziali e risicati», con l’ospedale più vicino a Villa D’Agri e il cinema a 40 km. Il «Centro Oli» di Viggiano ne costituisce fonte privilegiata di reddito, assieme a poche altre attività commerciali, spesso di famiglia. Chi rimane qui? «Chi ha la fortuna» di poter rimanere perché impiegato nell’indotto del petrolio, in attività in proprio o chi non lavora: il pensionato, lo studente, il perdigiorno.

Qui la vita trascorre lenta e le donne lavano ancora i panni alla sorgente (‘Ngap l’acqua); qui, come al Meridione, il tempo è come se si fosse fermato e appartiene a chi resta e ne scandisce, coi colori dei campi, il suo mutare. Pochi i giovani, poche le cose da fare, così Giovanna, Fabio, Raffaele e Giandomenico iniziano a raccontare il loro paese – «a puntate» – su Spotify, a fine giugno del 2023. «E iniziamo da subito a ricevere i primi consensi, soprattutto da chi è fuori e con piacere ci ascolta, rimanendo aggiornato su «cosa succede in città»: a migliaia di km da Tramutola questo fa la differenza perché ti fa sentire a casa e meno solo. Gli stessi ascoltatori che, tornati in paese, in questi giorni, hanno voluto prendere parte alle puntate». 4,8 la valutazione complessiva delle 10 puntate attualmente rilasciate di dieci minuti circa, il tempo minimo della chiacchierata post caffè. Gli argomenti? Dalle «Fratture indesiderate» al «Weekend con la stufa» (il 12 luglio), tra i più ascoltati con «Spopolamento e cateteri». Uno l’intervistatore per molteplici intervistati, invitati o sopraggiunti. Registrazioni in pieno corso, vista piazza e pubblico abbastanza disciplinato. Come da manuale c’è pure una sigla, rigorosamente artigianale, ad avvio podcast. 800 gli ascolti ad oggi registrati, anche da Stati Uniti, Colombia, Messico. Da qualche giorno, inoltre, “Fenomeni da Bar” ha un merchandising dedicato, dai braccialetti alle T-shirt da indossare all’occorrenza. Con sopra una camicia – magari – nel “grigio di Milano”, un orecchio al podcast e pavesiano, nella mente, l’adagio del paese che ci vuole, «non fosse che per il gusto di andarsene via». Un paese ci vuole, sì ed è sempre un privilegio poterlo raccontare.

Fonte: Articolo di Alba Gallo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno

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