Il fenomeno dei «Neet» aumenta a dismisura in Basilicata. Il 66% dei disoccupati lucani non cerca più un lavoro

Prevale la rassegnazione. Di fronte alla carenza di opportunità di lavoro, sono sempre di meno i giovani lucani (tra i 15 e i 34 anni) che non si arrendono, decidono di restare in Basilicata e di insistere nel cercare un’occupazione. Solo il 32,3 per cento dei disoccupati invia curriculum, partecipa a concorsi o ad attività di formazione. Il 66,4 per cento degli under 35, invece, figura tra gli «inattivi», i cosiddetti «Neet», persone che non lavorano, non studiano e non sono iscritte ai centri per l’impiego. C’è, insomma, una quota considerevole di ragazzi che non ha mai incontrato un operatore del sistema pubblico dei servizi per il lavoro o, se lo ha fatto, l’incontro è avvenuto più di due anni fa: si tratta di un bacino nazionale di circa 1 milione e 400 mila giovani. In Basilicata sarebbero circa 32mila, ma il dato – registrato dai Centri per l’impiego – è sottostimato perchè non facilmente identificabile dal punto di vista statistico. A questa platea è indirizzato il programma «Garanzia giovani»: l’incidenza dei ragazzi lucani presi in carico da questa misura è del 90,8 per cento contro una media nazionale dell’82,5 per cento. Su questo aspetto Giancarlo Vainieri del Centro studi Uil, di cui al lato ospitiamo una riflessione più in generale sui «Neet», sottolinea che la sperimentazione di questo programma in Basilicata ha prodotto per la categoria dei tirocini extracurriculari (più di 4.000) un buon risultato in termini di occupazione in esito agli stessi con circa 1.600 nuovi contratti di lavoro anche con l’impiego dei bonus occupazionali. Il fenomeno dei «Neet» – è opinione diffusa – richiede un approccio multilevel. Insieme politiche più direttamente incidenti sulla ripresa degli investimenti produttivi ed al sostegno effettivo del ciclo economico, oltre che un più compiuto disegno di programmazione regionale polisettoriale, per completare cicli e filiere magari incompiute o fragili (agroindustria, agroforestale, digitale, innovazione, dorsale appenninica ed aree interne). «Tuttavia – sottolinea Vainieri – le debolezze strutturali della economia, senza tassi di crescita del Pil elevati, non sono in grado di riassorbire in tempi rapidi l’area della disoccupazione e dell’inattività creata dalla crisi. Ritorna efficace la manovra attraverso politiche del lavoro ed un approccio maggiormente attivo. Occorre un Piano straordinario per le politiche attive attraverso una forte cooperazione interistituzionale tra i diversi livelli di governo con due obiettivi prioritari: aumentare le opportunità di lavoro di disoccupati e inattivi; accrescere la ri-occupabilità di chi oggi è uscito dal mercato del lavoro attraverso politiche attive più efficaci». (Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno)

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