La “Nutella” avrà il sapore della Lucania. Il racconto di “Storie Oggi” su Rocco Perna

I binari su cui scorre la sua vita, fin da quand’era un bambino, sono i valori: la laboriosità e la discrezionalità che ha trovato – quando aveva appena dieci anni – a Torino dove la sua famiglia era emigrata, lasciando un piccolo paese del Sud Italia. E poi etica e dignità, altri due valori che ha coltivato lavorando con grandi aziende la Fiat prima e la Ferrero dopo. Ma a fare da collante, a tutto questo, Rocco Perna, amministratore delegato per trent’anni alla Ferrero Australia, originario di San Giorgio Lucano, ci ha messo tanta, tantissima passione. Per il suo lavoro, le sue origini, la sua terra. Una passione che si è trasformata in amore, al punto da aver contribuito a concretizzare, pochi mesi fa, un accordo che prevede l’utilizzo di nocciole prodotte in Lucania, per realizzare la crema di cioccolato più famosa al mondo, la Nutella. Detta così, però, non mette in mostra tutto l’amore che c’è in quell’accordo, “Basilicata in guscio”. In termini pratici significa che, per far fronte alle richieste dei prossimi venti anni della Ferrero, saranno piantate in Basilicata 1500 ettari di terreno oggi abbandonato, che si produrranno posti di lavoro per giovani che, altrimenti saranno costretti a lasciare la loro terra, che potranno essere messe a punto ricerche per uno sviluppo più sostenibile del territorio, a cominciare dall’utilizzo dei gusci e degli inerti per produrre energia. Un amore ricambiato: all’inizio di agosto a Rocco Perna è stato consegnato il premio Heraclea (nella foto del titolo, scattata da Nino Oriolo, Rocco Perna in platea a Policoro al fianco dell’attrice Marika Frassino) riconoscenza che, ogni anno sottolinea le eccellenze lucane nel mondo. Insomma, se non è amore questo….

Ha lasciato il suo paese lucano da bambino, che ricordi ha di quel periodo e del suo approdo in Piemonte?

Quando a 10 anni arrivo a Torino nel 1961si celebrava il Centenario dell’Unità d’Italia. Torino, quale prima città capitale, ospitava le celebrazioni principali. È ancora vivo nei miei ricordi il contrasto tra l’isolamento dei luoghi che avevo lasciato e Torino, allora in crescita economica e piena di speranza. Mi sono formato tra discrezione e laboriosità, tipiche della città sabauda, valori che ho trovato nella Ferrero.

Prima la Fiat e poi la Ferrero: il suo percorso professionale è sempre stato caratterizzato da grandi marchi, grandi aziende. Quali caratteristiche attribuisce loro?

La mia carriera inizia da giovanissimo alla Fiat, dove lavoro per 9 anni in diverse Società del Gruppo e con lunghi soggiorni negli Stati Uniti. Impresa simbolo dell’industria italiana, dopo venti anni di gestione fiduciaria di Valletta, la Famiglia Agnelli era entrata direttamente nella gestione aziendale che necessitava di una profonda riorganizzazione. La crisi petrolifera dei primi anni 70 e il trovarsi al centro dello duro scontro sociale di quegli anni hanno avuto un’influenza negativa nella sua performance economica. La Ferrero è una delle aziende-vanto dell’imprenditora italiana per l’innovazione dei suoi prodotti, per una formidabile cultura imprenditoriale e una forte etica d’impresa. Ha dato prosperità economica e dignità a tutti i collaboratori. Parole come cassa integrazione, delocalizzazione, ristrutturazione, precarietà non le ho mai sentite pronunciare. Quando nel 1979 entro in Ferrero, l’azienda iniziava l’espansione nei mercati fuori dall’Europa e per 5 anni sono stato coordinatore di marketing per l’Area Asia Pacifico. Nel 1984 mi trasferisco a Sydney come direttore marketing della Ferrero Australia. L’azienda cresce rapidamente, diventa un’importante protagonista in quella parte di mondo e ne divento amministratore delegato.

Il suo lavoro l’ha portata in giro per il mondo: Asia, Australia. Cosa si è portato, con sé, di lucano ?

I valori della civiltà contadina tipiche della mia terra d’origine e la consapevolezza che con umiltà, competenza, duro e costante impegno si puo’ dare solide fondamenta alla propria vita. L’insegnamento che le scorciatoie non portano da nessuna parte. Quando mi sono trovato davanti a bivi, spesso senza cartelli, per importanti scelte personali e professionali, il riferimento a quei valori è stato fondamentale e mi ha facilitato le decisioni.

Le sarà capitato di parlare con gli altri, all’estero, delle sue origini: che immagine hanno della Basilicata?

L’ho fatto ogni volta che ne ho avuto l’opportunità. Per molti anni ho faticato a fare capire l’esatta collocazione geografica della Regione e le caratteristiche principali dei suoi abitanti. Con la nomina di Matera a capitale della cultura europea 2019 è diventato più facile e ora la Basilicata è nella mappa e nella considerazione per essere nei circuiti turistici importanti.

Qual è la dote che si riconosce maggiormente?

Mi ritengo un buon lettore di anime e un buon giocatore di squadra. Uno dei successi riconosciutomi dalla Famiglia Ferrero, è di aver addestrato un team di impiegati e manager. Oltre ad aver trasmesso loro alti livelli di professionalità, ho contribuito a sviluppare anche orgoglio, senso di appartenenza e passione di lavorare per un’azienda italiana con una straordinaria storia umana e imprenditoriale.

Cos’è il progetto “Nocciole Basilicata”?

Nasce per soddisfare la crescente domanda di nocciole a livello mondiale. Coniuga gli interessi strategici della Ferrero (il più grande utilizzatore al mondo di nocciole) con la necessità – per la Basilicata – di valorizzare il proprio territorio e dare lavoro ai giovani lucani. La Ferrero e i produttori della Rete Basilicata in Guscio, hanno firmato un contratto di 20 anni con cui la Ferrero s’impegna all’acquisto della produzione lucana. Questo accordo prevede di piantare 1.500 ettari, ed è un impulso al progetto. Con migliaia di ettari abbandonati, per la Basilicata è una svolta epocale.

Quali benefici potrà portare alla Lucania?

Oltre a quelli economici, questo progetto produrrà un impatto positivo anche a livello ambientale, attraverso il corretto utilizzo del territorio, vera risorsa preziosa della nostra Regione. Può diventare un Progetto Integrato Regionale con investimenti in ricerca per identificare i cloni produttivi più idonei alle aree vocate, nella prima lavorazione delle nocciole (impianti di essiccazione) e investimenti in produzione energetica: gusci e potatura sono un’eccellente fonte di energia pulita.

Possiamo definirlo come un atto d’amore suo nei confronti della sua terra?

Pur vivendo fuori , ho sempre avuto il cuore verso la mia terra d’origine ed ho ritenuto doveroso portare un contributo concreto, quale frutto dell’esperienza e delle conoscenze acquisite nella vita personale, nel lavoro e nei diversi contesti in cui ho vissuto e operato. È quello che ho inteso fare col Progetto Nocciole Basilicata.

C’è una strada da seguire, un settore da sfruttare, in Lucania, per il rilancio economico del territorio?

Secondo me è determinante il rigoroso rispetto del territorio. Utilizzare la ricchezza della biodiversità e la disponibilità di acqua per rendere irrigue e ricuperate a produzioni agricole di nicchia, ma di alta qualità, vaste aree di territorio marginale. Rafforzare la capacità ricettiva turistica sia in qualità che in quantità. Istituire seri corsi di formazione nell’area del marketing strategico per la corretta promozione e commercializzazione dei servizi e dei prodotti agricoli lucani.

Un’ultima cosa: c’è una parola, un proverbio o un modo di dire dialettale del suo paese che le è rimasto in testa e che di tanto in tanto si ripete?

Per ragioni storiche, proverbi e modi di dire dialettali sono spesso improntati a pessimismo e sfiducia nei confronti della vita, delle persone e delle istituzioni. Pur comprendendo e rispettando questo, ho cercato di attenuare questa tendenza alla rassegnazione e ho usato positività e ottimismo convinto che, pur nelle situazioni più difficili, si può e si deve sempre fare qualcosa.

Fonte: Storie Oggi

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