Riforma Costituzionale: capiamoci di più. Interviene il coordinatore Mauro Basso

Fissata la data del referendum costituzionale al prossimo 4 dicembre, iniziamo ad entrare nel merito della riforma partendo da uno degli aspetti più importanti, cioè la riforma del Senato e la fine del bicameralismo paritario. La modifica dell’attuale art.55 prevede la trasformazione del Senato elettivo in “Senato delle autonomie”, quale rappresentanza delle istituzioni territoriali con funzioni di raccordo tra Stato ed Enti locali. Avremo quindi una Camera dei Deputati che rappresenta la collettività tutta, ed un Senato voce dei territori. Il nuovo Senato della Repubblica sarà quindi composto da 74 Consiglieri regionali, 21 Sindaci e 5 senatori indicati dal Capo dello Stato e il numero dei senatori sarà ripartito per ogni Regione proporzionalmente alla loro popolazione (art.57). 000La Camera durerà 5 anni, il Senato sarà slegato da logiche di breve periodo e ogni Senatore resterà in carica fino a fine mandato amministrativo territoriale (art.60). La riforma costituzionale elimina completamente lo stipendio dei senatori, l’indennità verrà corrisposta esclusivamente ai membri della Camera dei deputati (art.69). L’attuale art.70 prevede che “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”, quindi il tanto discusso “bicameralismo paritario”. Per far approvare una legge, c’è bisogno che entrambe le Camere si esprimano favorevolmente sullo stesso testo, identico persino nelle virgole, il tutto in doppia lettura. E finché questo non avviene, la legge non può essere approvata. Questo da vita ad un eterno “ping pong” che allunga a dismisura i tempi di approvazione di una legge, spesso con tanto di ostruzionismo strumentale da parti politiche che presentano migliaia di “falsi emendamenti” per bloccare l’iter parlamentare (si ricordino le diverse migliaia di emendamenti che spesso vengono presentati con la sola virgola spostata nel testo). La modifica all’art.70 prevede la definizione delle competenze delle due Camere sopprimendo di fatto l’ormai vecchio bicameralismo paritario. Tale articolo si divide in due parti: la prima, che stabilisce quali sono le leggi la cui approvazione permane bicamerale, e la seconda, che stabilisce la competenza esclusiva della Camera rispetto all’approvazione di tutte le altre leggi. Il Senato diviene “Camera delle autonomie” ed ha facoltà di esprimersi in maniera vincolante sulle leggi che incidono sugli enti territoriali. Quindi l’eliminazione del Senato elettivo e l’istituzione della Camera delle autonomie danno più forza ai territori che possono far sentire meglio la propria voce, con un concreto taglio di poltrone (da 315 a 100) ed un considerevole risparmio economico sull’eliminazione degli stipendi ai senatori. Taglio di posti e costi della politica che da 20 anni viene promesso ma nei fatti mai realizzato. E’ arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti. #BastaUnSì.

Mauro Basso
Coordinatore “Basta Un Sì Melfi”

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