Dapoto (IU): “Non c’è solo malamovida, ci deve essere soprattutto una buonamovida”

Fabio Dapoto (Giovani IU)

Fabio Dapoto (Giovani IU)

“Da una parte c’è chi come il Sen. Stefano Pedica, quota Pd, propone la chiusura per un anno di tutte le discoteche, dall’altra, la nuova stretta annunciata dal Ministro Alfano sui controlli solo in forma repressiva: nessuno affronta la questione centrale che è la prevenzione dall’uso di droghe ed alcol di cui la discoteca è solo la punta dell’iceberg”. Lo sostiene Fabio Dapoto annunciando che come Giovani di Italia Unica intendiamo, specie in questi giorni di Ferragosto, incontrare gestori di discoteche e locali di musica e soprattutto i giovani frequentatori abituali o occasionali per capire direttamente cosa può fare la politica senza ricorrere a proposte strampalate o comunque all’insegna del proibizionismo. C’è bisogno, innanzitutto di abbandonare i toni della retorica e – continua – di campagne informative, con iniziative che coinvolgano i Ministeri alla Salute e alla Pubblica Istruzione (non affidando ogni compito agli Interni) tra i giovanissimi sugli effetti di droghe ed alcool, per vincere la “cultura dello sballo facile” e per affermare che è vero che c’è la MalaMovida, da contrastare in tutti i modi, ma ci può e ci deve essere soprattutto una BuonaMovida.   La MalaMovida di fatto catalizza patologie sociali che nascono anche per ragioni che gli sono indipendenti, di tipo sociale e/o culturale; tra queste centrale è un rapporto malsano con il consumo di alcolici, che coinvolge in modo intenso anche gli adolescenti e i giovani. Va considerato che nell’attuale contesto gli adolescenti sono un universo particolarmente problematico e difficile da governare, perché di fatto poco conosciuto, ancora nell’ombra della tutela familiare eppure dirompente in tante espressioni di soggettivismo deregolato. Alcuni dei dati relativi al loro rapporto con l’alcol e con alcuni comportamenti trasgressivi e dell’eccesso sono da allarme sociale e – dice Dapoto – richiedono  un soprassalto di responsabilità collettiva e coordinata, che partendo dalle famiglie e dalle scuole arrivi a coinvolgere i presidi territoriali che intercettano gli adolescenti nell’esercizio di alcune attività che sono concretamente propedeutiche al dispiegarsi di scelte orientate alle culture dell’eccesso e dello sballo. Con la riapertura delle scuole c’è molto da fare a cominciare da lì”.

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