Diventa sempre più difficile discutere di impatto delle attività del petrolio sulla salute dei cittadini, sull’ambiente, il territorio, la compatibilità con agricoltura e turismo quando si scade, come ha fatto il quotidiano Il Foglio, alle offese a chi convive direttamente con il petrolio. Quei termini – “pecorai” e “morti di fame” – indicati come il prezzo da pagare se l’Eni dovesse decidere di rinunciare ad “elargire” i suoi “benefici” alle popolazioni della Val d’Agri innanzitutto sono sinonimi di una mentalità colonialista di multinazionali del petrolio che ha avuto il sopravvento da lustri in tanti Paesi, non a caso considerati “sottosviluppati”, specie dell’Africa. La storia dei popoli dei Paesi africani dove si estrae petrolio è ancora, purtroppo, storia di colonialismo e sottosviluppo e di “morti di fame”. Ma, specie dopo la puntata di Presa Diretta dedicata allo Sblocca Italia e alle conseguenze sulla vita dei lucani e dei rispettivi territori, è ancora più difficile separare fatti, situazioni, problematiche reali da allarmismi e pregiudizi che circolano e non solo da noi intorno all’estrazione e alla produzione del greggio. La politica e la Regione devono però sforzarsi di non perdere la “bussola” e di conservare lucidità di analisi per non sottovalutare le problematiche del petrolio ma al tempo stesso per discernere da populismo e demagogia come se il “Totem nero” fosse ogni male. Per i cattolici impegnati in politica proprio perchè il totem è abiurato dalla fede cristiana c’è da compiere uno sforzo in più nel fare da anello di congiunzione tra sacrosante esigenze, domande e richieste di garanzia per la salute e l’ambiente che provengono dai cittadini e il Palazzo Regionale che, nonostante il diffuso uso dei social e adesso gli incontri presidenziali itineranti sul territorio e con i giovani, fatica non poco a sintonizzarsi con i cittadini. E’ il linguaggio che va adeguato per non correre il rischio di apparire o “amici” o “nemici” dei petrolieri. Questo significa non solo non negare le problematiche ma fare in modo che il Tavolo della trasparenza sul petrolio introdotto con la Legge di Stabilità Regionale sia uno strumento efficace e quindi non si limiti alla formalità. Di qui l’idea di tenere al più presto una seduta del Tavolo con immagini web. I segnali che i cittadini si attendono dal Palazzo Regionale oltre al metodo del confronto sono di merito per dare prime risposte alle tante domande e quindi, in attesa dell’evoluzione positiva dello Sblocca Italia, attraverso atteggiamenti di maggiore rispetto da parte di Eni e compagnie per le nostre comunità. Se infatti il corrispettivo di “pecorai” e “morti di fame” è rappresentato da qualche centinaio di posti di lavoro per pochi mesi a seguito della realizzazione della quinta linea del Centro Oli Eni di Viggiano l’offesa alla dignità dei lucani è più pesante di quella letta su “Il Foglio”. Tanto più che a confermarlo sono le dichiarazioni del vice ministro De Vincenti: “una delle cose più importante dello Sblocca Italia è che prevede, nelle aree in cui si fanno le estrazioni restano risorse, entrate per quelle regioni, per quei territori, per quelle popolazioni che restano a disposizione proprio per lo sviluppo e la salvaguardia ambientale…”. Sinora ancora un piatto di lenticchie.