DC: “Non rimuovere povertà dal linguaggio politico”. In Basilicata 53mila famiglia sono statisticamente considerate povere

poveri“I dati di oggi dell’ Istat (in Basilicata 53mila famiglie sono “statisticamente” considerate povere; l’incidenza povertà è al 22,9%; l’intensità povertà al 24,5%) e della Caritas (la crisi economica ha fatto aumentare l’attività di assistenza: l’azione Caritas si esplica attraverso 1.148 iniziative anticrisi) devono stimolare ad accelerare le misure annunciate con la Legge di Stabilità Regionale per il contrasto al disagio economico e sociale delle famiglie lucane”. Lo sostiene il segretario regionale della DC-Libertas Giuseppe Potenza (nella foto in basso a destra) aggiungendo che “il contributo straordinario di 200 mila euro,  concesso dalla Regione alla Caritas, che abbiamo riconosciuto come atto positivo, non mette a posto la coscienza dei cattolici impegnati in politica. E’ la stessa Caritas a riaccendere i riflettori: dal 2010 ad oggi le iniziative diocesane risultano raddoppiate (+99%). Almeno 10.000 lucani si rivolgono ogni anno ai circa 30 centri di ascolto-sostegno parrocchiali sparsi sul territorio. Rispetto ai contributi erogati con il peppino_potenza_3“fondo straordinario anticrisi” attivato nel 2013 da Caritas, il 39,6% delle risorse sono state utilizzate per integrare il reddito delle famiglie; il 32% è invece impiegato per l’acquisto di beni di prima necessità. La “deprivazione materiale grave” nel nostro Paese colpisce il 12,4% della popolazione”Per il segretario Dc “in questo contesto sociale è ancor più utile il lavoro delle centinaia di volontari delle parrocchie lucane ad identificare le caratteristiche del “povero” lucano, in media sposato, tra i 40 e i 50 anni, con fissa dimora e disoccupato. Negli ultimi anni si aggiungono anche le fasce più giovani con lavori precari e figli piccoli a carico, che ritornano dalle famiglie di origine o i piccoli imprenditori che non riescono più a pagare i fornitori e dipendenti. E’ il cosiddetto ceto medio che è maggiormente esposto perché le famiglie non ce la possono fare più a mantenere giovani universitari fuori casa e a pagare mutui e bollette. Un’analisi questa della Caritas che non consente più sottovalutazioni e misure caritatevoli anche se, purtroppo – conclude Potenza – continuiamo a registrare in politica un “fastidio” a parlare di povertà ed un tentativo, ancora più censurabile, di “rimuovere” il termine dal linguaggio politico. E’ l’Istat con il suo crudo linguaggio statistico invece ad evidenziare che la soglia di povertà assoluta corrisponde  alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi considerati essenziali, per una determinata famiglia, a conseguire uno standard di vita “minimamente accettabile”. Una situazione intollerabile da superare con una politica del welfare dalla parte delle famiglie e dei ceti sociali più deboli”.

 

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