L’assoluzione di don Antonio Marrese di Picerno. Una lunga intervista rilasciata a Melandro News

Dopo sei anni è arrivata l’assoluzione piena per don Antonio Marrese, di Picerno. La notizia è stata data da Ondanews nei giorni scorsi (qui l’articolo). In questo articolo abbiamo deciso di dare ampio spazio a don Antonio, che è stato sentito per Melandronews.it. Ecco tutta la storia e le sue dichiarazioni.

Sei anni fa, nell’aprile del 2016, don Antonio Marrese, ex Vice Rettore del Santuario di Pompei, e Cappellano Militare della 46 Brigata Aerea di Pisa, viene coinvolto e travolto da una vicenda penale, che lo vede accusato di diversi reati: calunnia, atti persecutori, ricettazione, peculato, abuso di ufficio, concussione. Ne derivò immediatamente, un quadro complesso, che suscitò molto interesse, per giorni il sacerdote fu oggetto di attenzione mediatica, con notizie e titoli di ogni genere, che si rincorrevano. Da parte sua lui, fin dall’inizio fece chiarezza, sui fatti contestatigli, ponendosi a completa disposizione dell’autorità giudiziaria, dichiarando la sua estraneità alle accuse infamanti.

Di qui un lungo ed attento iter giudiziario, con un processo penale, svoltosi nella procura di Massa Carrara. Diverse udienze, nelle quali sono stati ascoltati decine di testimoni, sia dell’accusa che della difesa. La difesa di don Marrese, ad opera del collegio difensivo, guidato dal noto penalista e cassazionista, napoletano, Avvocato Domenico Ciruzzi già presidente del foro penale di Napoli, e coadiuvato, dagli avvocati Francesco Persiani, Avv. Cervone e Avv. Benedetti, si è adoperata, con attento e certosino impegno, per far emergere e dimostrare, l’innocenza di don Antonio e la assoluta estraneità ai fatti contestatigli. Dopo oltre sei anni, che don Antonio stesso ha definito “di via crucis” finalmente il tribunale di Massa Carrara ha emesso la sua sentenza di assoluzione piena. Dichiarando don Antonio Marrese innocente e le accuse mossegli false.

Va sottolineato, come l’ampia ed articolata istruttoria dibattimentale, abbia offerto al Collegio Giudicante, la prova inconfutabile dell’infondatezza delle ipotesi accusatorie formulate dalla Procura nei confronti di don Marrese. In particolare, i testimoni dell’accusa, che avrebbero dovuto muovere obbiezioni verso don Marrese, hanno sempre negato a più riprese, in maniera espressa e perentoria la sussistenza di qualsivoglia forma di reato da parte del sacerdote. Gli stessi testimoni d’accusa hanno, al contrario, messo in luce il carattere disponibile, aperto, generoso del Marrese, fornendo in tal senso al Tribunale l’esatta e quanto mai necessaria contestualizzazione del contenuto, del materiale utilizzato dalla Procura a fondamento delle contestazioni accusatorie.

L’ennesima riprova oggettiva della assoluta innocenza di don Antonio, è data dalla circostanza, tutt’altro che secondaria, della mancata costituzione di parte civile di soggetti individuati dall’Accusa quali presunte persone offese in ordine a gravissime ipotesi di reato.  Pertanto, il Collegio giudicante, presieduto ha finalmente messo un punto a questa triste vicenda, dichiarando l’innocenza di don Antonio Marrese.

Don Marrese, ha precisato che ha sempre creduto nella magistratura, e che ha sempre confidato in un esito positivo del procedimento penale, fidandosi dei suoi difensori, che assieme alla loro eccellente professionalità, hanno messo a sua disposizione la loro grande umanità, che è stata per lui, motivo di grande forza e sostegno. “Sono stati anni molto difficili, caratterizzati da false notizie, accuse infamanti, e tante chiacchiere, ma finalmente oggi mi viene ridata dignità, ho sempre creduto che la magistratura avrebbe ristabilito la verità su questa triste vicenda. Non è stato semplice andare avanti in certi momenti. E’come quando ci si trova nel bel mezzo della bufera, travolti, si fa fatica anche a respirare, ma poi grazie a Dio, arriva un pò di calma e pian piano si riprende”.

“Mi dispiace che alcuni, pur conoscendomi bene, hanno dubitato e si sono allontanati, proprio nel tempo in cui avevo bisogno di sostegno, ma allo stesso tempo, ringrazio i tantissimi che mi sono stati accanto, credendo in me, difendendomi e accompagnandomi in questo cammino difficile. Non ho rancore verso nessuno, nemmeno verso chi ha provocato e a contribuito a tanto dolore, dico solo che per il bene di tutti si poteva evitare, attraverso il dialogo e la chiarezza”.

L’iter penale finisce qui, con l’assoluzione, ma intanto, la giustizia canonica, si è pronunciata, per la riduzione dallo stato clericale, quindi don Marrese, pur rimanendo sacerdote sempre, il sacramento ha carattere indelebile e non si può cancellare, non può esercitare il ministero sacerdotale, essendo stato dispensato da tutti gli obblighi inerenti al sacerdozio. “Ora si è chiusa la vicenda civile, ma rimane aperta quella canonica, anche se ufficialmente viene detto che il provvedimento di riduzione è inappellabile, il Santo Padre, in qualsiasi istante, nella sua benevolenza, potrebbe disporre diversamente”. “Come tutti gli uomini, anche io faccio errori e commetto peccati, ma sono certo, davanti a Dio e in tutta coscienza, di non meritare questa pena. Non ho assolutamente nulla da rimproverare al Santo Padre, non mi permetterei, lui con me è stato molto delicato ed attento, fino a ricevermi personalmente, mi ha ascoltato, mi ha compreso, mi ha incoraggiato. Il problema è avvenuto dopo. Io sono certo che qualcuno ha fatto di tutto per far arrivare il Papa a questa decisione”.

“Non mi piace parlare di queste cose, perché è normale che io tenda a difendermi, bisognerebbe far parlare le carte, gli atti, bisognerebbe far parlare le persone che realmente conoscono la verità, esperti in giurisprudenza canonica, in pastorale, in psicologia, ci sono persone competenti e qualificate che come me, e con me, sostengono che non si doveva, e non si poteva arrivare a questa decisione, non vi sono gli elementi, ripeto bisogna dire la verità e non le chiacchiere”. “Una cosa però voglio dirla, una cosa che mi addolora, e non poco, è una cosa dura, può sembrare esagerata, ma per me è la verità. Nella mia vicenda canonica, c’è qualche mente diabolica, che in maniera diabolica, è riuscita ad arrivare ad un risultato diabolico. Proprio così. Comprensione, solidarietà, carità, misericordia, dovrebbero essere la carta geografica di orientamento per tutti, ma in particolare per gli uomini di chiesa. Io ho sperimentato il contrario, da alcuni uomini di chiesa, che dal pulpito predicano bene, che si servono della carità e non servono la carità, che propongono fioretti quotidiani, che si presentano al capezzale di chi soffre, ho sperimentato solo dolore e cattiveria, Aimè spesso si sale all’altare e ci si comporta come in un teatro, mettendo in scena una commedia eccellente, ma scesi dal palco e lasciato l’altare, bisognerebbe far parlare la Sacra scrittura: con la bocca benedicono, ma nel cuore maledicono, e ancora sono sepolcri imbiancati, ed ancora: ogni uomo è inganno.”

“Vorrei fare una precisazione, Io sono sacerdote, anche se in questo momento mi viene impedito di esercitare il mio ministero, sono sacerdote e resterò tale fino alla mia morte, nessuno può affermare il contrario. Continuo a vivere come un sacerdote e sentirmi tale nel silenzio del mio cuore. Credo che sia più importante l’essere che il fare, in sintesi sono sacerdote, anche se non faccio il sacerdote.”

“In questo momento ho forte nel cuore un sentimento e un sogno. Il sentimento è di gratitudine, a quanti mi sono stati e mi sono accanto. Sono veramente tanti coloro che non mi hanno mai fatto mancare, in diverse forme, la propria vicinanza e il proprio sostegno, che con me e per me soffrono, sperano e pregano. Basti pensare, che un comitato spontaneo, ha raccolto oltre cinquemila firme, per chiedere al papa il mio reintegro. Si sa, le firme servono a poco o a niente, ma è un segno di grande affetto e vicinanza, che non intende, mancare di rispetto alla decisione del papa, ma vuole aiutare il pontefice a ripensare a questa vicenda. La mia gratitudine va a tutti. Il sogno: chissà che il papa della misericordia, il cui pontificato verrà ricordato all’insegna della misericordia, un giorno, non decida di usarmi misericordia, ridonandomi ciò che di più prezioso, bello e alto vi è sulla terra, celebrare l’Eucaristia per, e con il popolo santo di Dio. Ripeto al Papa la mia assoluta devozione e la mia filiale obbedienza, prego per il suo ministero universale, e chiedo alla Vergine santa, di intercedere, affinché possa rivedere la sua decisione”

“L’assoluzione piena – ha concluso – che oggi finalmente ho avuto, è per me motivo di gioia profonda, segna la fine di un tempo di grande prova, e spero sia inizio di un cammino nuovo”.

Claudio Buono

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