Potenza, lavori al carcere fino al 2021: chi è in arresto deve «emigrare»

POTENZA – La gestione: promossa; la struttura: bocciata. Il «Ferragosto in carcere» promosso dal Partito Radicale con l’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali ha visto ieri una delegazione guidata dal presidente della Camera Penale di Basilicata, Sergio Lapenna, in visita per oltre due ore nella struttura carceraria. Un «mezzo carcere», al momento perché i lavori in corso nella struttura hanno portato alla chiusura del reparto giudiziario, quello dove trovano posto le persone soggette a misura cautelare e non a pena definitiva, riducendo le presenze effettive a 91 unità tra uomini e donne (e limite di tollerabilità a 120) a fronte dei circa 157 posti precedenti (ma limite di tollerabilità a 208). «Pare che i lavori non finiranno prima del 2021 – spiega Lapenna – quindi la situazione dei non definitivi è che vengono trattenuti due giorni a Potenza e poi vengono mandati in un altro carcere, quindi con disagi per tutto il pianeta Giustizia, innanzitutto per i cittadini attinti dalle misure cautelari e le loro famiglie, e poi con tutto il pianeta giustizia a cominciare dal tema degli interrogatori e degli avvocati». Ci vuole fortuna anche ad andare in carcere. E tutto sommato chi sta a Potenza non può lamentarsi (per le condizioni che vive) troppo a partire dal fatto che circa 60 detenuti su 91 lavorano. Ma i problemi non mancano. «Il personale – spiega Francesca Sassano, vice presidente delle Camere Penali e a capo dell’osservatorio sulle strutture detentive – apparentemente è in soprannumero, ma che in realtà è stato diminuito per i tagli lineari che sono stati fatti. Così abbiamo una situazione ottimale in relazione all’impegno della direttrice Petraccone, del comandante e di tutto il personale. Per quanto riguarda invece le criticità relative alla vetustà delle strutture è un capitolo lungo e sotto il profilo sanitario ci stiamo battendo sia per lo spazio ginecologico sia per la carenza del reparto di ortodonzia: manca l’attrezzatura per effettuare le panoramiche e questo crea problemi anche all’amministrazione con la necessità di continue traduzioni e i relativi costi». E se ieri gli avvocati hanno visitato la struttura poi ci porteranno anche gli studenti con un «Progetto scuola». «Siamo stati i primi dal 2014 – spiega la responsabile Sarah Zolla – a far entrare delle quinte di un liceo nella struttura carceraria e da qui si sono aperte le porte un po’ in tutt’Italia. Quest’anno vorremmo invece ulteriormente incrementare e crear degli incontri mensili dove non ci sia solo apprendere comprendere cosa è il carcere, ma uno scambio continuo tra i giovani prossimi alla maturità e i detenuti su come il mondo può accoglierli una volta fuori».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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