Potenza, aspetta il risarcimento da 32 anni ma il Comune non paga i danni: colpa del dissesto

comune_potenzaPOTENZA – Trentadue anni fa era ancora una bambina, e si è infortunata cadendo da un cavalluccio dell’asilo comunale. L’incidente le ha provocato una grave menomazione permanente, per questo i suoi genitori hanno fatto causa all’amministrazione. Intanto è diventata maggiorenne mentre il Comune di Potenza ha dichiarato due volte il dissesto finanziario. Così il giorno che è andata per riscuotere – trentadue anni dopo – le hanno replicato che avrebbe dovuto aspettare ancora, e accontentarsi di quello che c’era. E’ stato necessario l’intervento del Tar per rimettere ordine nel caso di un’ex bimba del capoluogo, e dell’inconveniente che nel lontano 1984 le ha cambiato la vita due volte. La prima per i segni che ancora porta sul suo corpo, e la seconda per il terribile stillicidio giudiziario a cui si è ritrovata sottoposta. Il collegio presieduto da Giuseppe Caruso ha intimato al Comune di versarle entro novanta giorni, pena la nomina di un commissario ad acta, 155mila euro, a titolo di interessi per un debito già in gran parte estinto nel 2006, dopo la sentenza di primo grado emessa a tempi record (22 anni) dal Tribunale ordinario. A giugno del 2014 era arrivata la conferma della Corte d’appello e all’amministrazione sarebbe restata da pagare soltanto una quota di quel maxi-risarcimento da 700mila euro complessivi. Ma a novembre il consiglio comunale ha dichiarato il dissesto finanziario dell’ente, congelando di fatto tutti i debiti pendenti, incluso quello dell’ex bimba. Infatti, secondo gli uffici comunali, anche quei 155mila euro andavano considerati come «debiti correlati ad atti e fatti di gestione verificatisi entro il 31 dicembre dell’anno precedente» alla dichiarazione di dissesto. Quasi una beffa. Di diverso avviso si sono mostrati i magistrati di via Rosica che hanno accolto la tesi dell’avvocato Luciano Petrullo. «Si evince chiaramente – spiegano nella sentenza appena depositata – che i debiti, ai quali si riferisce l’ipotesi di bilancio riequilibrato e la procedura di dissesto e riequilibrio finanziario, sono quelli (…) con impegno contabile, registrato entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello in cui è stato dichiarato il dissesto». Quindi la data da prendere in considerazione non è quella «dell’evento dannoso provocato dal Comune, che va risarcito, cioè nella specie all’infortunio subito dalla ricorrente il 21 settembre 1984», ma quella del «momento in cui il debito risarcitorio del Comune diviene certo, liquido ed esigibile». Secondo i giudici: «l’ulteriore debito risarcitorio di cui è causa è diventato certo, liquido ed esigibile in data 24 ottobre 2014, dopo il passaggio in giudicato della Sentenza della Corte d’Appello di Potenza», quindi «non rientra nell’ambito della procedura di dissesto e riequilibrio finanziario (…) e perciò tale credito non può essere soddisfatto parzialmente in proporzione alla massa attiva formatasi all’interno di tale procedimento, come erroneamente indicato dall’organo straordinario di liquidazione con la nota del 18 dicembre del 2015». «Ho ereditato questa causa da mio padre». Ha commentato al Quotidiano l’avvocato Petrullo. «Ma aspettare altri 10 anni per avere una piccola parte di quanto dovuto non era accettabile. Piuttosto andremmo noi in Consiglio di Stato per avere anche il resto». Stando ai calcoli del legale il Comune dovrebbe pagare altri 80mila euro. Certo, potrebbe volerci ancora qualche mese, ma dopo questa decisione, trattandosi di interessi, almeno il tempo è tornato a giocare a favore del cittadino.

Fonte: Il Quotidiano del Sud

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