La Basilicata e lo spopolamento: in pochi anni 17mila abitanti in meno

E’ lo spopolamento a farla da padrone in Basilicata. Nel dettagliato articolo della Gazzetta del Mezzogiorno (a firma di Mariapaola Vergallito), evincono dati davvero sconfortanti. Ecco l’articolo completo

Oltre 17mila abitanti in meno nel giro di quasi sette anni. Perché la Basilicata, che con lo spopolamento ormai è costretta a fare i conti annualmente, se nel 2007 contava in totale 591.338 abitanti, fino alla metà del 2013 ne contava 574.801. E se dal 2011 al 2012 lo scarto era di poco più di mille unità (578.036 nell’anno del censimento e 577.562 appena l’anno dopo) in meno di 12 mesi la Basilicata è scesa di oltre tremila abitanti. Numeri. Dunque: fino alla fine del 2011, anno a cui si riferisce il 15esimo Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, la popolazione residente in Basilicata ammontava a 578.036 unità. Il 65,4 per cento della popolazione censita risiede in provincia di Potenza (377.935 unità), il restante 34,6 per cento (200.101 unità) in quella di Matera. Le due province, emigratialle porte del 2013, facevano contare rispettivamente circa 377.500 abitanti e poco più di 200mila. Tra i due censimenti, rispetto al 2001, quando si contarono 597.768 residenti, si registra un decremento del 3,3 per cento a fronte di un incremento medio nazionale, da attribuire esclusivamente alla componente straniera, del 4,3 per cento. A livello provinciale si rileva una diminuzione maggiore a Potenza (- 4 per cento) rispetto a Matera (- 2.0 per cento).Il calo di popolazione ha riguardato ben 113 dei 131 comuni della regione (86,3 per cento) per la gran parte tutti di piccola e media dimensione demografica. L’età media della popolazione residente in Basilicata era pari a 43 anni, valore non distante dal dato medio nazionale. Solo dodici comuni su 131 (compresi i due capoluoghi di provincia) superano i 10mila abitanti. Ma, appunto, dici spopolamento e pensi ai comuni più piccoli che, inesorabilmente, sono dirette cartine di tornasole di questo fenomeno. Anche perché, la carenza di servizi primari soprattutto, porta, in particolare i nuclei familiari appena costituiti, a spostarsi nei centri limitrofi più grandi che, grazie a questo, reggono la sfida demografica. Vediamo nell’area sud. Dai datibasilicata telematici UrbiStat il comune di Senise nel censimento del 2011 faceva contare 7.094; dai dati pubblicati ad oggi gli abitanti sono 7.077; nel censimento del 2001 erano 7.178; Teana è passato dai 750 abitanti del censimento del 2001 ai 645 del 2011; Calvera, tra il 2011 ed oggi (i dati odierni sono quelli forniti da comuni-italiani.it sull’andamento demografico rispetto ai censimenti Istat) è passato da 429 e 423 abitanti e nel censimento del 2001 faceva contare 584 abitanti. Al di là dei numeri, però, è ovvio che il futuro dei piccolissimi centri passa attraverso la rete. E non solo quella 2.0 per cui già esistono esempi di unioni intercomunali per una sinergica azione di sviluppo turistico delle aree.Più servizi e, lì dove non è possibile, garantire organizzazioni consortili rispetto ai territori. E vedremo se si potrà cominciare dalla rivoluzione delle aree programma in quelle che sono le intenzioni del neo governatore Marcello Pittella. Perché «occorre pensare – aveva detto Pittella poco dopo la sua elezione – a organizzazioni che siano davvero il front office tra i territori e il livello programmatorio regionale e che, dunque, possano svolgere una funzione non solo sulla difesa del territorio ma anche sul sociale, sul socio assistenziale e su altri aspetti». [Fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO]

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