Savoia di Lucania e Portoferraio. Gemellaggio nel nome di Giovanni Passannante

La Torre della Linguella, a Portoferraio sull’isola dell’Elba, è stata ribattezzata “Torre di Passannante”. I marinai che passavano nelle vicinanze – si racconta – udivano i continui lamenti del povero anarchico lucano, incarcerato in condizioni disumane proprio in quella torre. Passannante passerà lì dentro ben 10 anni, dopo il tentativo di uccidere re Umberto I, il 17 novembre 1878 a Napoli. Lo ferirà leggermente, ma per l’anarchico sarà la fine. Trattato peggio di un animale, con una corta e pesante catena che gli consentiva (in una cella piccola, umida e priva di servizi igienici) di fare pochi passi. Dieci anni in totale isolamento, che lo portarono alla follia e alla cecità. Ma non bastò. I Savoia si accanirono anche dopo la morte: il corpo fu dilaniato, il cranio e il cervello utilizzati per gli studi di antropologia criminale. Il suo cervello, fino al 2007, è rimasto nel Museo criminologico di Roma. Ma a volte, la storia, sembra rimettere in equilibrio le cose, restituisce un diverso peso a chi, come Passannante, viene distrutto dagli uomini del suo tempo. Volevano cancellarne l’esistenza e le radici (il centro che gli diede i natali fu costretto a cambiar nome da Salvia in Savoia di Lucania, i familiari furono rinchiusi nel manicomio di Anversa fino alla morte), ma non ci sono riusciti. E oggi, proprio nel suo nome, nasce una rete di collaborazioni tra Portoferraio e Savoia: un filo che unisce inizio e fine. In quella stessa torre, teatro di così tanto dolore, sarà firmato tra i due comuni un gemellaggio.

Una cerimonia tenuta a battesimo da Ulderico Pesce, direttore del Centro Mediterraneo delle Arti. E non potrebbe essere diversamente, del resto. Perché, se la Storia ha restituito giustizia all’anarchico salviano, il merito è per larga parte dell’attore lucano e del suo spettacolo “L’innaffiatore del cervello di Passannante”. Da quello spettacolo teatrale è partita una lunga battaglia che, alla fine, ha permesso di ricostruire la crudeltà del trattamento riservato a Passannante. E, dopo decenni di abbandono, a quel povero cervello è stata data degna sepoltura nel cimitero della sua Savoia. Lo scopo della rete ora è progettare eventi capaci di legare storia, teatro, enogastronomia e turismo. Oggi gli studenti degli istituti scolastici “Foresi” di Portoferraio e “Giovanni Paolo II” di Maratea, prepareranno piatti tipici dell’isola d’Elba e della Basilicata, per suggellare il primo scambio culturale ufficiale tra i territori. Seguirà un convegno a cui parteciperanno i sindaci dei due comuni gemellati, Rosina Ricciardi e Angelo Zini, i dirigenti scolastici Giorgio Fazio e Carmela Cafasso, storici, albergatori e ristoratori, produttori di vino dell’isola d’Elba. Ulderico Pesce reciterà
“L’innaffiatore del cervello di Passannante” e, a chiudere, gli studenti, daranno vita a uno spettacolo di musica, teatro e video, in cui sarà narrato il ricordo, tramandato oralmente, che Passannante
ha lasciato sull’isola.

«Il racconto orale che si tramanda – racconta Pesce – parla di urla strazianti che provenivano dalla torre. I lamenti dell’anarchico lucano sono rimasti vivi in quella comunità. Festeggiare Passannante sull’isola d’Elba, dove fu torturato ingiustamente per 10 lunghi anni, è un modo per ridargli giustizia. In più si avvia un percorso comune tra la Basilicata e una delle più belle isole d’Italia».

Fonte: Il Quotidiano del Sud

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