La Basilicata sempre più palcoscenico e scenario culturale: a Pierno di San Fele rappresentata “Bionda Martini”

In un’estate bollente come non mai, le vie di fuga verso la montagna rappresentano l’unica ancora di salvezza. Se, poi, per montagna intendiamo l’area geografica dove è situata la famosa abbazia di Pierno, importante meta di pellegrinaggio, il ristoro assume un gusto particolare, quasi mistico. E’ in questo incantevole scenario naturale che, nell’ambito della “Festa dell’emigrante, 2017”, è stata messa in scena l’opera teatrale “Bionda Martini”, scritta, diretta ed interpretata dal poliedrico Piergiorgio Meola, giovane 27enne bitontese, già autore di una ventina di short plays, che, tra l’altro, possiede anche una bella voce, tant’è che nella pièce teatrale impersona proprio Mister Bellavoce. La sua compagnia teatrale si chiama “Okiko the Drama Company” ed è composta da giovani attori che danno vita ad uno “spettacolo da camera fresco e accattivante”. Il plot, molto originale, è il seguente: “Bionda (Rosa Masellis), una giovane donna con una sfrenata passione per il Martini bianco, da due anni si reca nel bar di LinSing (Angela Ubaldino) per ascoltare la voce di un misterioso cantante,di cui si innamora. Dopo mesi di ricerca senza risultati, Bionda decide di dare all’uomo della sua vita un nome tutto suo: Mister Bellavoce. Stanca di vedere ogni suo tentativo di sedurlo sfumare nel nulla, Bionda tenta di avvicinarsi di soppiatto al misterioso cantante che, non accorgendosi della sua presenza, alle sue spalle, la colpisce per errore. Per farsi perdonare, Mister Bellavoce offre alla giovane qualcosa da bere e lei tenta di dichiarargli i propri sentimenti, ma l’uomo non le permette di parlare. Quando Bionda gli chiede una spiegazione per le sue azioni, il misterioso cantante si toglie gli occhiali da sole e la giovane scopre che l’uomo che ama è cieco. LinSing  raccoglie gli occhiali e, prima che Bionda lasci il locale, glieli porge. Passa del tempo, prima che Bionda faccia ritorno al bar di LinSing per rendere al cantante gli occhiali e  salutare l’uomo che ha amato per due anni, prima di partire per un viaggio alla riscoperta di se stessa. Mister Bellavoce decide, quindi, di accompagnarla nel viaggio, facendole promettere di essere sempre la luce dei suoi occhi”. Lo spettacolo si dipana attraverso un gioco degli equivoci, mixando modernità e vintage, in cui euforia e delusione si alternano nel delineare un amore difficile. Attraverso “battute irriverenti” tra Bionda e LinSing e domande retoriche di Bionda rivolte al pubblico, sollecitato a viva voce a risponderle, la fiction teatrale, quasi pirandellianamente, affronta un tema reale dei nostri tempi, dominati dal vuoto e dalle apparenze alterate dalla maschera mistificatrice, alienante, dei social media di questa società supertecnologica se(x)colarizzata. Quindi, Bionda implora il pubblico di non essere giudicata solo dall’aspetto esteriore, spesso ingannevole, perché “lei  è molto di più di una biondina che barcolla sui tacchi a spillo”. E non a caso è proprio Mister Bellavoce a cogliere la bellezza, non solo estetica di Bionda, perché, in quanto inabile a vederla fisicamente, riesce a guardarla per quella che lei è realmente, squarciando le pareti dell’ipocrisia. Nella parte di avventori del locale figurano, tra gli altri, Giuseppe Visaggi e la special guest Giulia Rucci, giovane promessa della narrativa italiana, autrice di Alya’Dorth. Un’appendice musicale fondata sul medley è stata offerta dall’ottima band pugliese “Fireworks” che, forte di bravi, giovani musicisti e di un ottimo, eclettico front man dall’ugola d’oro, ha chiuso pirotecnicamente la fresca serata. Ottime entrambe le performances.

Prof. Domenico Calderone

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