In Basilicata la truffatrice seriale incubo delle banche. È nel mirino dei centri antifrode, ma agisce ancora

Si aggira per gli istituti di credito della Basilicata, esibendo la sua innata immagine della classica brava donna di casa, ma in realtà le comunicazioni a suo carico sono univoche: si tratta di un’abile truffatrice. La cinquantenne, capelli corti, nero corvino, un filo di trucco, indole pacata e temperamento accomodante continua a presentarsi presso svariate agenzie con diverse identità chiedendo l’apertura di conti correnti e la negoziazione di assegni, anche di piccolo importo e in più occasioni. Difficile intercettare la sua provenienza dall’accento. Le segnalazioni da parte dei centri antifrode riferiscono di spostamenti molto ramificati su tutto il territorio nazionale, con recenti «puntate» sul territorio lucano. Per quello che riguarda la Basilicata, gli avvistamenti si riferiscono ai primi giorni dello scorso mese di marzo e di metà giugno. I documenti esibiti dalla donna sembrano in regola, ma a destare qualche sospetto è più di un particolare: potrebbe trattarsi di una patente falsa, di una tessera sanitaria contraffatta. La donna potrebbe avere con sé diversi carnet di assegni emessi da banche con le quali potrebbe aver già aperto conti correnti con documenti falsi, aver ottenuto l’ attivazione e prestiti, la richiesta di carte di credito e bancomat. Sono tuttora in corso accertamenti riguardo le possibili truffe messe a segno nei confronti di queste banche e di esercizi commerciali dove, eventualmente, sono stati spesi quegli assegni. «Chiedere l’apertura di un conto corrente bancario o sottoscrivere un qualsiasi altro contratto di natura finanziaria utilizzando dati identificativi falsi è reato e può essere punito con pene anche piuttosto gravi – la legge è categorica, avvertono gli esperti. Le banche hanno, tuttavia, l’obbligo di verificare la veridicità dei dati identificativi dichiarati dal cliente: quindi all’apertura di un conto corrente o di qualunque altro contratto viene chiesta l’esibizione di un documento d’identità o di un altro certificato equivalente. Chi tenta, però, di aprire un conto corrente bancario sotto falso nome provvede a presentare documenti o certificati falsi o falsificati. In questi casi, non si rischia quindi la condanna per il solo reato di sostituzione di persona, bensì anche quella per il reato di falsità materiale o di uso di atto falso. A questi può infine aggiungersi l’accusa del reato di truffa punita con la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da 51 a 1032 euro. Aprire o cercare di aprire un conto corrente utilizzando dati identificativi falsi può costare quindi la condanna per molteplici reati. Non si commette alcun reato se la falsità è involontaria, per esempio a causa di un errore nella compilazione di un modulo non rilevato dal dipendente della banca. I reati elencati sono puniti infatti solo se la persona che li commette è cosciente di dichiarare o attestare il falso. Nel caso in cui ci si accorga dell’errore è bene quindi segnalarlo immediatamente, per evitare che il silenzio venga ritenuto indice della volontà di dichiarare il falso».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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