Covid-19, la lettera dell’imprenditore Potentino Vito Franco al presidente Bardi: “Siamo abbandonati, adesso basta”

Ospitiamo su melandonews.it la lettera di Vito Franco, imprenditore del potentino, riguardo l’emergenza coronavirus. Si tratta di una lettera inviata a Vito Bardi, presidente della Regione Basilicata.

“Carissimo Presidente, carissimi imprenditori, e amici lettori mi permetto di scriverle e scrivervi perché, preso dalla preoccupazione, credo che sia arrivato il momento di capire quali sono le priorità e quali invece le antecedenze. Mi chiamo Vito Franco, e mi occupo di arredamento, di abiti da sposa e di tutto ciò che concerne la buona riuscita degli eventi, dalle bamboniere all’oggettistica varia. Sono 40 anni che lavoro nel commercio e ho sempre provveduto in prima persona alle responsabilità che la mia azienda mi ha dato. Ho costruito un futuro per me e lavoro per alcune famiglie e sono stato in grado di protrarlo nel tempo. Ovviamente non è un vanto o un elogio a me stesso, è solamente la constatazione che ho attraversato anni bui e problemi assurdi, senza chiedere mai l’aiuto a nessuno. Oggi mi ritrovo a dover lottare contro i mulini a vento, 60 e più giorni fa il Governo, e la Regione ha chiesto, anzi ha deposto una chiusura immediata di tutte le attività sul territorio italiano e Lucano. Per proteggere i suoi cittadini dalla pandemia in corso. Nessuna obiezione. Non ho pensato nemmeno un minuto che questo gesto fosse stato sbagliato, anzi. La salute prima di ogni altra cosa. Oggi, però, dopo 60 giorni, inizia la fase 2. Ho monitorato costantemente, attraverso le informazioni che voi stessi avete elargito, attraverso social e comunicazioni varie, i contagi e purtroppo anche le morti. Sono stato zitto, ho riflettuto e cercato di adempiere comunque ai miei impegni economici, per far sì che la mia azienda e tutte le famiglie che la compongono, avessero comunque una garanzia. ORA PERÒ MI SONO STANCATO. Pago le tasse, come tutti i cittadini, e voglio essere ascoltato. L’unico mezzo che ho sono i social e la stampa. Sono di carattere mite e non è nelle mie abitudini fare rivoluzioni o gesti estremi. Non penso di essere solo in questa battaglia, almeno lo spero. Non è vero che abbiamo tempo per lavorare. Io potrei anche decidere di chiudere domani mattina, ma sulle mie spalle grava la responsabilità di parecchie decine di famiglie. Che uomo sarei? Che imprenditore sarei? Un essere indecifrabile. Non penso a me, penso a tutti quelli che mi hanno reso quello che sono oggi. Le aziende le fanno i collaboratori per primo e poi i loro proprietari;e io ai miei collaboratori tengo molto, ed è a loro che devo dare sicurezza e risposte. Ma soprattutto devo garantire un salario, per il lavoro che svolgono. Avete parlato di cassa integrazione ma nel contempo non avete elargito una sola rata. Avete promesso “prestiti ” in base al fatturato, ma anche qui avete peccato, perché ad oggi 8 Maggio non si è visto nulla. Avete stanziato 600 euro ad azienda,ma io non ho avuto nemmeno 1 euro, anzi, ne ho rimessi. Ieri ho letto sul sole 24 ore che la ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, ha proposto una riduzione dell’orario lavorativo per i dipendenti, ma non una riduzione di salario. Va bene, anche la riduzione di orario, ma il tutto,per logica credo debba essere compensato:meno ore meno salario. Ma anche perché se diminuite il lavoro non potete mantenere uguali i criteri di pagamento, i soldi dove li andiamo a prendere, chi se ne farà carico? Lo Stato, le aziende, chi? Io penso che i decreti siamo come la norma, non da interpretare, ma chiari così come si scrivono. Sono stanco di essere preso in giro, io i miei compiti da cittadini li ho eseguiti. Ho versato le tasse, e le verso ancora, e non intendo interromperlo. Ho supplicato i miei fornitori di capire il momento quindi,spostare e ritardare qualche pagamento. Ho negozi di mobili, di abiti da sposa e bomboniere, come dicevo prima: Come mi avete ripagato? Annullando matrimoni e facendomi chiudere fino a chi sa quando. Nei TG parlate di tutti tranne che di noi. Quando dico noi, mi riferisco a arredamento, abbigliamento, parrucchieri,estetisti, e tutte le attività ancora chiuse. Ma scherziamo? Non chiedo niente di che,non voglio aiuti, non voglio pacche sulla spalla o raccomandazioni, voglio vivere e continuare a lavorare. Vi chiedo solamente di liberarci, di concederci le aperture e farci lavorare, nel rispetto delle norme igienico sanitarie, lasciateci liberi di badare a noi stessi come abbiamo sempre fatto! Istituite un protocollo Regionale, se serve, con le varie regole per far sì che tutto torni alla normalità, saremo entusiasti di adeguarci. Non è una questione politica non vi è destra o sinistra che tenga, quando si è in guerra le battaglie si vincono stando uniti e io ad oggi questa unione non l’ho neppure percepita. La Basilicata è la regione con il PIL più basso in tutta la Nazione, siamo derisi ovunque, non permettete che oltre alle risate e allo scherno di mezza Italia ci ammazzino. Perché molti non saranno in grado di riaprire, e tanto meno di sopportare il peso dell’umiliazione di aver creato un qualcosa ma di essere stato abbandonato dallo stesso Stato-Regione che diceva di difenderli. Liberate la Basilicata quanto prima” (Vito Franco)

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