Post elezioni, la riflessione di Mauro Basso: “Caro PD, bisogna ripartire dalla gente, tra la gente”

Quando prendi una sonora mazzata come quella del voto del 4 marzo, capisci con certezza una sola cosa: gli italiani ti hanno messo all’opposizione, hanno reputato scarso il tuo impegno a governare. Ovvio quindi che ora si debba dare spazio a chi ha preso milioni di consensi in più, promettendo determinate cose, infangando costantemente chi cercava di lavorare per la ripartenza della nostra bella Italia. Opposizione quindi. È quello il posto che spetta al PD in questa legislatura. In questi ultimi 5 anni tutti a chiedere che non ci fossero più governi non eletti dal popolo (il governo non può essere mai eletto dal popolo, lo dice la costituzione, ma si fa finta di non sapere). Adesso il popolo si è espresso. Sotto a chi tocca. Per quanto riguarda il PD, troppo facile dare la sola colpa a Matteo Renzi (le cui dimissioni erano un atto dovuto). In un partito dove ormai la “guerra civile” è all’ordine del giorno, nessuno può arrogarsi il diritto di puntare il dito. Se il carro più che spingerlo, viene speronato costantemente, prima o poi si va fuori strada. Dall’avvento di Renzi sulla scena politica italiana, non si è stati più in grado di rispettare mai l’esito di un congresso. La minoranza che di volta in volta si è creata ha solamente pensato a come abbattere il segretario appena eletto senza minimamente pensare ad un ruolo di minoranza responsabile e dialogante. Renzi indubbiamente ci ha messo anche del suo, personalizzando troppo su di se alcune scelte politiche e guardando troppo i dati macro economici e non rendendosi conto che le buone azioni del governo non avevano molta incisività nella micro economia (vita quotidiana della gente). Il PD deve saper ripartire dalla quotidianità della gente, tenendo sempre occhi ben aperti anche all’economia generale. Perché è troppo facile vivere di populismo come fanno M5S e Lega guardando solo alle lamentele quotidiane della gente e dandone soluzioni che portano al tracollo il Paese. Bisogna essere più chiari e trasparenti nei territori anche nelle alleanze che di volta in volta si fanno (la gente si è stancata di continui cambi di casacca). Bisogna che ci sia un vero ricambio generazionale che porti a candidare volti nuovi ma allo stesso tempo capaci. Molti di quelli che hanno votato M5S lo fanno per farci capire tutto il loro disagio, non perché gli viene promesso il reddito di cittadinanza. Prima lo capiamo meglio sarà se non vogliamo che i populismi dilaghino oltremodo (già così siamo fuori da ogni livello accettabile). Bisogna fare i conti anche con un vento populista ed estremista che ormai sta attraversando tutto il mondo in maniera pericolosa e dannosa per la democrazia. L’Italia non è la sola nazione in cui le forze moderate sono in difficoltà. Non bisogna cullarsi su ciò; ma aggravare la situazione, con una sinistra che ormai è arrivata alla scissione dell’atomo (per qualche poltrona) non è cosa buona per il PD ma soprattutto per il Paese. Probabilmente bisogna modificare anche questo meccanismo delle primarie aperte per l’elezione del segretario di partito. È bella l’idea di aprirsi alla società con una larga partecipazione, però se tra le primarie e le elezioni trovi una discrepanza di voti in negativo, una domanda dobbiamo pur fartela. Visto che i partiti ancora esistono bisogna dar loro il peso opportuno, consultando gli iscritti non soltanto quando ci sono le elezioni, ma anche quando si sceglie un segretario. I non iscritti possono dare il proprio prezioso contributo nelle campagne d’ascolto che il partito dovrebbe imparare a praticare più spesso per ascoltare l’opinione del cittadino e migliorare il proprio operato.  Matteo Richetti nel suo libro “Harambee” spiega di come in Kenya, quando un mezzo va fuori strada, tutti si adoperano a spingere INSIEME, CONTEMPORANEAMENTE E DALLO STESSO VERSO (al ritmo dell’”Harambee” appunto) per raggiungere l’obiettivo comune ed arrivare alla meta.  Adesso quel mezzo fuori strada è il Partito Democratico.  Penso che d’ora in poi i dirigenti del mio partito abbiano l’obbligo di spingere tutti insieme dallo stesso verso, aprendosi il più possibile alle comunità, partendo da una seria campagna di ascolto che tenga al primo posto i bisogni dei cittadini prim’ancora dei propri.  A tutti i livelli. Ascolto dal basso che si deve trasformare in azioni di governo reali e concrete, solo così il partito avrà la fiducia dell’elettore che sceglierà la politica rispetto all’antipolitica urlata e di sole chiacchiere. Il nemico che la sinistra oggi deve combattere è molto più insidioso di quel che si pensi: se stessa. Continuare a sfogliare la margherita, guardando solo agli equilibri interni alle correnti, mentre i populisti conquistano il Paese avrà un effetto devastante su futuro di molte generazioni a venire. Riflettiamoci, ma non troppo. Il tempo incalza.

Mauro Basso
(componente direttivo PD Melfi)

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