Potentino. L’emergenza sanitaria ha messo a dura prova anche i professionisti della riabilitazione

L’emergenza coronavirus ha messo a dura prova anche i professionisti che, a domicilio, si occupano delle attività di riabilitazione, sospese ormai dall’11 marzo. Tutte sospese, comprese quelle ritenute indispensabili, cioè quelle erogate a persone con patologie degenerative o a bambini con disturbi cognitivi (come l’autismo) o neurologici. Con i decreti di chiusura che si sono susseguiti, a quanto pare, nessuno si è mai fatto carico del problema dei disabili. Di fatto sono stati messi sullo stesso piano disturbi lievi (quali lombalgie, malattie artrosiche o reumatiche), per i quali era doveroso provvedere ad una sospensione delle pratiche di fisioterapia, e altre patologie più invalidanti, dove l’interruzione del trattamento riabilitativo non era praticabile perché il lungo periodo di inattività avrebbe comportato gravi regressioni delle malattie stesse. Trattare queste patologie con la teleassistenza è stato (ed è tuttora) inutile e addirittura dannoso perché ha soltanto spostato il problema nelle mani dei familiari dei disabili che sono stati costretti ad operare a distanza su indicazione del fisioterapista. Ci chiediamo. Nella malaugurata ipotesi in cui un familiare rechi danno al disabile durante una seduta di fisioterapia a distanza, di chi è la colpa? del familiare (che, ricordiamo,  non è abilitato all’esercizio della professione) o del fisioterapista? Chi aveva la possibilità economica di pagarsi le cure ha continuato ad effettuare la riabilitazione (in nero, ovviamente), nonostante i divieti e le regole di restrizione, con buona pace per il COVID-19.

Qualcuno, forse, dovrebbe occuparsi anche di questa problematica. Attendiamo fiduciosi. Per il bene dei bisognosi e dei professionisti lavoratori..

AGGIORNAMENTO 18.5.2020 – Stando a quanto riferito alla nostra redazione, tali attività sarebbero riprese oggi.

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