Nella scuola media di Baragiano con il Comitato Provinciale Unicef di Potenza emozioni in campo

Sintonizzarsi con gli alunni e con i figli, offrire loro le parole che identificano quello specifico stato emotivo, condividere il significato di ciò che sentono e di conseguenza analizzare le problematiche connesse e le possibili soluzioni è un’azione altamente educativa. Costituisce un’occasione di riflessione e di confronto con sé e con l’altro, diminuendo il rischio di perdersi. (Mencaroni, 2013). Sabato primo dicembre nella scuola media di Baragiano, guidata dal dirigente scolastico Lorenzo Rispoli arrivo intorno alle 8,45 per avviare “Non perdiamoci di vista”, la proposta educativa di Scuola Amica Unicef che aiuta a gestire le proprie emozioni anche per un uso consapevole di internet e dei social. In segreteria mi informo sul numero degli alunni. Sono quattro le classi che devo incontrare circa 70 alunni. Le due prime, accompagnate dalle professoresse Marina Pergola e Filomena Lelario, come avverrà poi con la seconda e la terza, hanno il volto sorridente di ragazze aperte e di un numero minore di ragazzi che si mostrano più guardinghi. Mescolo le carte facendo sedere i maschi in mezzo alle femmine e spiego le regole. Anche a Baragiano alcuni preferiscono dire timidamente “passo” e rinunciano a parlare, tutti gli altri si presentano, vincendo la timidezza. Al secondo giro si fanno avanti i più timidi. Al primo posto mettono i genitori. E’ parlando del rapporto con loro che cominciano a raccontarsi, continuando con i fratelli e le sorelle, più piccoli e più grandi, con i quali litigano spesso e si prendono anche a botte. Molti parlano dell’affetto dei nonni e delle nonne e alcune ragazze piangono nel ricordarle perchè non ci sono più. E i peluche, i giocattoli, le foto di compleanno, la maglietta della squadra del cuore, il braccialetto della nascita, il ciucciotto che qualcuno a cinque anni è andato a riprendere in strada perchè la mamma lo aveva buttato dal balcone, sono i testimoni di della loro crescita che mi mostrano. Adorano il rap e il pop, usano Instagram per condividere le uscite con gli amici e le feste, vogliono da grandi curare i piccoli, andare come volontarie in Africa, continuare a ballare perchè “la danza mi ha fatto vincere la timidezza”. Arriva la professoressa Costantina Gliubizzi, la vicepreside e responsabile della legalità.Ha organizzato al meglio la giornata e nel suo giorno libero si siede con i suoi alunni di terza e con la professoressa Anna Maria Altopiedi, che è stata con me anche con la seconda. Alle 11 e 45 incontriamo le mamme e un papà invitati perchè la collaborazione delle famiglie è fondamentale per la riuscita della proposta. L’educazione emozionale opera, non solo attraverso le parole e le azioni dei genitori indirizzate al bambino, ma anche attraverso i modelli che gli offrono, mostrandogli come gestiscono i sentimenti e la relazione coniugale. Avere dei genitori intelligenti, sotto il profilo emotivo, è una fonte di beneficio per i figli. Nell’auditorium con un grande schermo e sedie comode proietto filmati sull’empatia e contro il bullismo e il cyberbullismo. Presento la parte di “Non perdiamoci di vista” dedicata ai genitori. Sessantaquattro pagine a colori con informazioni su internet, i principali social, le app, i suggerimenti per parlare dell’uso dei cellulari con i figli e un mini vocabolario sui termini più in uso su questo tema. Con i genitori ci sono anche gli alunni di tre classi che, sollecitati da me, riprendono quanto portato avanti nel laboratori, gli oggetti del cuore, il diritto all’ascolto, l’attività di Unicef nel mondo. I ragazzi che imparano a gestire le proprie emozioni e a controllare i propri istinti tollerano meglio le situazioni stressanti, imparano a comunicare meglio i propri stati emozionali e sono in grado di sviluppare relazioni positive con la famiglia e gli amici e ottengono maggiori successi a scuola. A scuola, appare evidente il ruolo centrale che i processi affettivi giocano nell’organizzare l’esperienza e il comportamento. In ultima analisi, “non si dà apprendimento senza gratificazione emotiva” (Galimberti, 2001). Per questo il Comitato Provinciale Unicef di Potenza lavora con i docenti e i genitori per contribuire a garantire il successo formativo di tutti gli alunni.

Mario Coviello

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