L’europarlamentare Pedicini (M5S) al CNR di Tito: “L’Italia ha sbagliato a non investire sulla ricerca”

Prima una lunga visita nei laboratori per incontrare i responsabili delle attività di ricerca, poi un intervento nella sala convegno per presentare le proposte del M5S nei settori della ricerca, dell’innovazione e delle nuove tecnologie e per incontrare il personale e i circa 50 precari della struttura lucana. Così si è articolata la visita che l’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini ha svolto ieri presso l’Area di ricerca del Cnr di Tito Scalo. Ad accogliere e accompagnare Pedicini c’è stato il presidente della struttura dottor Vincenzo Lapenna. In ogni laboratorio, i ricercatori responsabili dei singoli progetti hanno spiegato le attività che stanno portando avanti e hanno mostrato all’eurodeputato gli strumenti e le apparecchiature utilizzate. Dopo, nella sala convegni, il presidente dell’Area di ricerca Lapenna ha ringraziato Pedicini per aver accettato l’invito ed ha illustrato le attività svolte dai tre istituti di ricerca di Tito Scalo nei settori delle metodologie per l’analisi ambientale, dei beni archeologici e monumentali e della materia. A seguire è intervenuto un portavoce dei precari che ha spiegato la loro difficile situazione lavorativa e si è soffermato sull’ultimo decreto Madia che – ha detto – non garantirà la possibilità che tutti i precari del Cnr possano essere stabilizzati. Poi ha rivolto un invito al M5S affinché come opposizione si impegni a sostenere l’emendamento alla legge di Stabilità a favore della ricerca pubblica italiana. “Sono un ricercatore come voi e anche io ho vissuto un periodo da precario – ha sottolineato Pedicini durante il suo intervento -. Prima di essere eletto lavoravo come ricercatore medico fisico all’ospedale oncologico Crob di Rionero e quindi conosco bene questo mondo. E’ difficile trovare le parole giuste per rivolgersi a dei precari che non hanno la serenità per operare al meglio, però dipende anche da voi capire se i politici sono tutti uguali e se quello che vi viene detto è vero. Vi consiglio di andare oltre quello che viene raccontato in tv o sui giornali, di documentarvi e partecipare alla vita politica così come decisi di fare io quando mi avvicinai al M5S e poi mi candidai. Ho il privilegio di fare l’eurodeputato e capire da vicino cosa avviene negli altri paesi europei nel settore della ricerca. In Italia a causa della crisi economica, i governi hanno tagliato le risorse. E’ stato un errore. La politica deve guardare al futuro e avere lungimiranza. La ricerca e l’innovazione sono strategici per rilanciare i nostri territori. L’Italia gestisce solo le urgenze e le emergenze. In questi anni non c’è stata programmazione. Non bisogna accontentarsi dei singoli e sporadici contentini offerti dalla politica, basati sul contingente. Abbiamo in corso la quarta rivoluzione industriale, con il lavoro che sta passando dalle persone alle macchine e all’intelligenza artificiale, però si perdono posti di lavoro. La ricerca è la leva per capire il futuro, per guidare la transizione. Porterò a Bruxelles l’esperienza fatta oggi qui, alla Ue si decide molto su quello che poi avviene in Italia. Per il M5S l’Italia deve puntare sulla ricerca, l’innovazione e le nuove tecnologie. Il M5S propone l’introduzione dell’Agenzia nazionale per la ricerca, in modo tale da avere questo coordinamento tra le varie componenti della ricerca e un organo di controllo unico. L’Agenzia, che dovrà anche promuovere il coordinamento con la ricerca che viene effettuata all’interno delle università, dovrà essere completamente sganciata dalla politica, e quindi essere diretta da studiosi e scienziati tra i più meritevoli scelti all’interno della comunità scientifica, con l’obiettivo di coordinare tutti gli enti e salvaguardare la libertà della ricerca, fondata molto più sulla cooperazione che non sulla competizione. Il Cnr non è valorizzato e anzi ha le mani legate perché alla ricerca il governo dà solo il minimo indispensabile per sopravvivere. Quindi sta avvenendo che anche nel mondo della ricerca il ruolo del settore pubblico continua ad arretrare e di conseguenza diventa fondamentale il ricorso all’intervento dei privati. Si tratta – ha concluso Pedicini – di una grave scelta politica fatta dai governi italiani degli ultimi anni”.

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