“Dopo 34 giorni molti attendono i 600 euro. Così fallisce tutto”. L’intervento di Vincenzo Pascale, ex sindaco di Satriano di Lucania

Ospitiamo su melandronews.it un intervento di Vincenzo Pascale, ex sindaco di Satriano di Lucania

In epoca di coronavirus, scrivo innanzitutto per esprime solidarietà alle famiglie che in questo momento vivono disagi clinici ed economici importanti. L’Italia al netto di chi ha governato e chi governerà è stato sempre un paese unito nella solidarietà e sempre lo sarà. Detto ciò, seppur rispettando le istituzioni di qualsiasi ordine e grado ed a tutti i livelli e seppur condividendo le azioni intraprese da tutte le istituzioni per stare vicino ai nuclei familiari che oggi sono in prima linea rispetto al covid19, condividendo peraltro anche le misure sanitarie adottate, il diritto alla salute è un diritto costituzionale e senza dubbio viene prima di tutto, ritengo, però, doveroso che al tempo stesso si prendano misure che riguardino in maniera equa tutte le classi sociali, indistintamente dalle attività svolte. La mia non vuole essere una polemica. Chi mi conosce sa che sono stato sempre affianco del cittadino. Però ritengo doveroso fare delle osservazioni. Dove sono i 600 euro dell’Inps? Dopo 34 giorni centinaia di domande non sono state pagate e migliaia ancora in attesa di esito. Poi, è equa questa misura? Ovvero tutte le attività imprenditoriali indistintamente hanno bisogno di solo seicento euro? Io non credo. Bar, Ristoranti, Attività commerciali, centri estetici, parrucchieri, albergatori, ecc. Sono sfinite. Non sul traguardo ma ai nastri di partenza. Quando recupereranno il loro avere queste attività? Quando Apriranno bar e ristornati o attività similari sarà come prima? Attività come i negozianti di abbigliamento che avevano investito soldi per approvvigionarsi di indumenti li venderanno? Mai. Impossibile recuperare tutto questo denaro.

Il governo doveva fare una distinzione su come distribuire le risorse fra le varie attività e tra le varie attività distribuirle anche in maniera diversa tenendo conto delle perdite legate alla chiusura delle attività. Non si intravedono misure serie a sostegno dei territori. Io ho fatto il sindaco per cinque anni e conosco bene le necessità. Vogliamo parlare del bando ai professionisti che esclude tutte una serie di categorie. Gli iscritti devono essere iscritti alla propria cassa e non all’Inps? Quale decreto fiscale impedisce l’iscrizione alla gestione separata o ordinaria Inps. Non bisogna avere reddito assimilato a lavoratore dipendente, un’ora di supplenza in una scuola impedisce di fare la domanda di sussidio! Assurdo. Ci vogliono vedere morire. Vogliono far morire tutte le imprese, specie quelle più deboli. Lo facciano. Vogliamo parlare del prestito fino a 25mila euro!? Mi sento di essere portavoce dei tanti di tutta Italia. Chi ci tutela? Non tutte le attività si possono effettuare da casa, anzi, molte di esse si esplicano attraverso relazioni e persone, spesso andando in posti molto più lontani da dove si vive. In un sistema italiano già di per se complicato dal punto di vista lavorativo, oggi si rischia il corto circuito. Professionisti, imprese, albergatori, ristoratori, bar, agenzie di viaggio, autolinee, commercianti, alimentari, ecc…, insomma tutte le attività rivolte al pubblico, ora come ora sono completamente tagliate fuori dal sistema produttivo, e lo sono al nord come al sud, perché vivono di relazioni con le persone, perchè vivono grazie alla gente, perchè vivono offrendo servizi, perché vivono spostandosi, perché vivono incontrando persone, perché vivono offrendo servizi ad essere umani. Oggi ci rendiamo conto anche nel nostro piccolo che in qualsiasi luogo di lavoro c’è diffidenza e lontananza.

Questo significa che si produrrà sempre di meno e per un periodo più o meno lungo. Come deve sopravvivere questa categoria di persone? Ritengo di conseguenza che le misure adottate sono completamente insufficienti, non eque e con grandi storture. Abbiamo bisogno di liquidità non chiacchiere. La gente, le imprese, le attività locali, tutti insomma. Bisogna sburocratizzare. Ci sono progetti candidati da mesi senza conoscerne l’esito, al Nord come al Sud. Muoviamo il pubblico, facciamolo in fretta. Partiamo da quello che è stato messo in campo da mesi e che continua a dormire. Stiamo vicino alla gente, alle amministrazioni locali. A tal proposito mi permetto un suggerimento. Aboliamo tutte le imposte comunali a qualsiasi titolo almeno per tutte le attività commerciali per i prossimi dodici mesi e diamo la possibilità di fare attività all’aperto secondo criteri e regolamenti. Lo Stato però deve essere garante dei Comuni con i soldi e con le chiacchiere, altrimenti togliere dai bilanci comunali entrate significherebbe la morte dei Comuni, che sono al collasso. Se funzionano le imprese, se governi e regioni produrranno liquidità seria, se riusciranno ed essere inclusivi e non esclusivi come spesso sta accadendo. Allora si potrà vedere la luce in fondo al tunnel, altrimenti ci sarà l’estinzione di massa non per Covid-19, ma per fame. Sveglia! Gli italiani ne hanno bisogno.

Vincenzo Pascale

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