“Affermare che i nostri borghi “non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza” non è solo un errore di valutazione, è un vero e proprio atto di resa – prosegue Giordano – Una premessa che suona come una condanna, specialmente per la Basilicata. Nella nostra regione la questione assume un significato ancora più pericoloso. Ci troviamo, infatti, nella fase cruciale di individuazione dei siti per il deposito delle scorie radioattive: se il Governo ha deciso che delle aree interne sono destinate al declino inesorabile, è lecito immaginare che quelle stesse “zone”, proprio in ragione della bassa densità demografica, potrebbero essere individuate per ospitare il deposito nazionale, condannando così i territori più fragili a un destino irreversibile. La scelta più semplice è quella del “non fare”, ma le nostre comunità hanno bisogno di soluzioni vere, di una politica che intervenga laddove le statistiche restituiscono dati “negativi”, perché abbandonarsi a questi numeri significa sancire il fallimento delle istituzioni stesse”.
“La Basilicata – ha aggiunto – è ricca di borghi che rappresentano la nostra identità, custodi di un patrimonio paesaggistico, culturale e umano inestimabile; luoghi con un potenziale inespresso che necessitano di politiche coraggiose, investimenti mirati e una visione che creda fermamente nella loro capacità di rigenerarsi e di attrarre nuove energie. È fondamentale riconsiderare e promuovere, con serietà, il protagonismo dei sindaci, veri conoscitori dei territori, nell’ambito di una strategia politica ampia e coordinata, capace di innescare un nuovo progetto di crescita per le aree interne. Credere che il massimo a cui possiamo aspirare sia un “percorso socialmente dignitoso” nel declino, significa rinunciare a priori a una visione di sviluppo. Il futuro dei nostri territori non è un destino già scritto – conclude – Oggi la politica ha il dovere di dimostrare, con fatti concreti, che crede in ogni angolo del Paese, puntando alla crescita e non a una gestione della loro fine”.
Sul tema è intervenuto anche Fausto De Maria, sindaco di Latronico: “In questi giorni in cui il caldo mette a dura prova la vivibilità delle grandi città, è inevitabile riflettere sul valore che hanno ancora oggi le aree interne. Nei nostri paesi si continua a vivere in modo più equilibrato, a contatto con la natura, con aria pulita e ritmi sostenibili. E questo, in un tempo come il nostro, dovrebbe essere considerato un punto di forza, non un problema da gestire. Per questo fa davvero impressione leggere, nel nuovo Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne, che alcune zone del Paese dovrebbero essere “accompagnate verso uno spopolamento irreversibile”.
“È una frase inaccettabile. Come può un documento pubblico dello Stato contenere un’idea del genere? Significa, di fatto, dichiarare conclusa la presenza umana in decine di territori. Eppure, noi sindaci dei piccoli comuni lo sappiamo bene: ogni giorno facciamo fatica per tenere vivi i nostri paesi. Scuole che chiudono, trasporti che si riducono, sanità che arretra, servizi che vengono tagliati. Nonostante tutto questo, continuiamo a investire, a crederci. Ma da soli non possiamo reggere all’infinito. Oggi più che mai le aree interne dovrebbero essere viste come un’opportunità: il lavoro da remoto, la qualità della vita, l’ambiente, le reti digitali che finalmente si stanno diffondendo. E non siamo soli a pensarlo. In Spagna, ad esempio, lo Stato ha messo in campo misure vere per ripopolare i borghi: aiuti alle famiglie, sostegno alle imprese, digitalizzazione, smart working. Perché in Italia no? La Basilicata, più di ogni altra, rappresenta le aree interne. La conosciamo tutti la situazione: oltre 200.000 abitanti persi in 70 anni, più di 100 comuni sotto i 3.000 abitanti, e una previsione che parla di meno di 350.000 residenti entro il 2070, se si continua su questa strada”.
“Con questa logica – aggiunge De Maria – la Basilicata rischia davvero di sparire. Ecco perché serve una presa di posizione netta. “La Regione Basilicata deve farsi sentire con forza. I parlamentari lucani devono fare tutto il possibile per cancellare quelle parole dalla relazione e per cambiare l’approccio del Governo verso i nostri territori. Non possiamo continuare a sentirci dire che chi resta nei paesi è un piccolo eroe. Chi resta ha diritto a vivere bene. Ha diritto a servizi. Ha diritto a essere messo al centro delle politiche pubbliche. Le aree interne non sono un problema. Sono una parte fondamentale dell’Italia. E vanno difese, adesso”.