“L’acqua non arriva. Le parole sì. Ma ora basta”. E’ questo il titolo del comunicato stampa diramato dal gruppo spontaneo di giovani agricoltori lucani in riferimento alla grave crisi idrica che sta subendo il sistema agricolo lucano. Eccolo integralmente di seguito.
Siamo a fine giugno, nel cuore della stagione agricola, e la Basilicata si ritrova in piena emergenza idrica. I campi si spaccano, le coltivazioni muoiono, le aziende sono al collasso. E mentre tutto questo accade, chi governa continua a rifugiarsi nei comunicati stampa. La verità è semplice quanto dura: non è mancata solo l’acqua. È mancata la politica. Quella vera. Per mesi abbiamo lanciato segnali, acceso l’allarme, chiesto interventi. Eppure la risposta è sempre stata la stessa: parole, rinvii, giustificazioni. Nessuna azione concreta. Nessuna assunzione di responsabilità. La responsabilità è politica, non meteorologica. Non possiamo più accettare il teatrino dello scaricabarile tra enti, uffici, dirigenti. Servono decisioni. Servono nomi. Servono risposte. E allora, lo chiediamo con chiarezza: l’assessore Cicala dov’era nei mesi in cui tutto questo poteva essere evitato? Cosa ha fatto, concretamente, per tutelare il comparto agricolo lucano? Quale strategia è stata adottata, se non quella del silenzio e del ritardo?
Non siamo davanti a un’emergenza imprevedibile. Siamo di fronte al risultato di anni di scelte sbagliate, di pianificazioni assenti, di inaccettabili complicità. Questo non è solo il fallimento di un’amministrazione: è il fallimento della classe politica lucana degli ultimi 10-15 anni. Di chi ha governato, di chi ha fatto finta di opporsi, di chi ha galleggiato nel mezzo. Non accettiamo che oggi si presentino con la faccia pulita, quelli che ieri hanno firmato, votato, sostenuto o taciuto. E alle associazioni di categoria che siedono nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Bonifica di Basilicata, chiediamo: dove siete stati mentre tutto questo si consumava? Avete alzato la voce o vi siete limitati a deliberare i vostri arretrati? Rappresentate ancora gli agricoltori o siete diventati semplicemente una casta?
Siamo stanchi. Stanchi delle parole. Stanchi delle promesse. Stanchi dei post su Facebook mentre nei campi non scorre una goccia d’acqua. La dignità di chi lavora la terra non può essere sacrificata sull’altare del consenso elettorale. Chi non è capace, chi non sa distinguere una testa d’aglio da una di cipolla, abbia almeno il coraggio di farsi da parte. Il tempo delle scuse è finito. Il tempo della rabbia è adesso. Il tempo della verità è urgente. Noi ci siamo. A muso duro. Con l’acqua alla gola e la dignità in mano. E non ci fermeremo. D’altronde, siamo a fine giugno. Qualcuno spera ancora nel solito temporale estivo. Noi invece continuiamo a lavorare. A resistere. E, soprattutto, a parlare chiaro.
Comitato Spontaneo Giovani Agricoltori Lucani