Sant’Angelo Le Fratte e Satriano di Lucania, in località Isca sit-in di protesta di cittadini e associazioni contro l’impianto di bitume

Una domenica mattina diversa, quella di ieri, carica di rabbia, speranza e determinazione. In centinaia si sono ritrovati presso la rotatoria in Contrada Isca tra Satriano di Lucania e Sant’Angelo Le Fratte per manifestare contro l’impianto di bitume presente da anni nella zona. A organizzare la manifestazione, l’assicurazione ETA (Ecostenibilità Tutela per Ambiente), insieme all’associazione “Vola per l’Ambiente” e al Comitato spontaneo dei cittadini.

Accanto a loro, in prima linea, anche i Sindaci di Satriano di Lucania, Sant’Angelo Le Fratte e Brienza (Umberto Vita, Vincenzo Ostuni e Raffaele Collazzo) a testimonianza del peso e della serietà delle richieste avanzate dalla comunità locale.

Condannato un gesto vile, le fiamme alla centralina dell’Arpab l’altro giorno. L’evento è stato ulteriormente caricato di tensione e indignazione dopo l’atto vandalico che ha colpito la centralina installata dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata, che stava monitorando la qualità dell’aria. L’incendio, avvenuto due giorni fa, è stato denunciato alla Procura della Repubblica, con l’invito ai magistrati ad accertare i fatti con la massima urgenza.

“È un episodio di inaudita gravità, mai registrato prima nella nostra comunità,” ha commentato un rappresentante del comitato. “Colpisce non solo uno strumento tecnico, ma un intero percorso di trasparenza, ascolto e collaborazione tra cittadini, enti e istituzioni.”

La richiesta: rispetto delle regole, non chiusura

I manifestanti tengono a chiarire: “Non chiediamo la chiusura dell’azienda, ma semplicemente il rispetto delle norme e il diritto a vivere in un ambiente sano.” I disagi lamentati sono noti: odori acri e forti rumori che costringono le famiglie a chiudersi in casa, con gravi ripercussioni sulla salute e sulla qualità della vita. Striscioni e slogan parlano chiaro: “Puzza e rumore ci chiudono in casa. È questa la vita che meritiamo?”, “Da Satriano a Sant’Angelo Le Fratte, Brienza: respiriamo insieme, lottando!”, “Ambiente pulito per i nostri figli, non bitume!”.

Una mobilitazione spontanea, al di là dei partiti. “Siamo qui non per ideologia ma per la nostra salute,” ha detto un cittadino al megafono. “È bastato un semplice post per radunare così tante persone. Questo la dice lunga sul livello di esasperazione che stiamo vivendo”. I partecipanti chiedono un intervento immediato del Prefetto di Potenza per l’istituzione di un tavolo tecnico con tutti gli enti responsabili. Vogliono risposte, non più silenzi. Vogliono aria pulita, non veleni. Vogliono speranza, non rassegnazione.

Il messaggio lanciato oggi è chiaro: i cittadini lucani si ergono a sentinelle del proprio territorio, in difesa delle generazioni future. Non si lasceranno asfaltare. Continueranno a lottare per una Basilicata pulita, trasparente e vivibile. “Questa terra è la nostra. I nostri figli meritano vita, non veleno”.

2 comments

  1. Prof. Domenico Calderone

    Conosco la bellezza dei paesi coinvolti in questo ulteriore scempio ambientale, e la distruzione della centralina dell’ARPAB la dice lunga su tutta la vicenda. Per analogia, Israele uccide i giornalisti, testimoni scomodi, che hanno il coraggio di documentare il genocidio di Gaza e Cisgiordania. Se l’impianto di produzione del bitume (sottoprodotto del petrolio, ovviamente) emette miasmi e rumori insopportabili, basta far saltare gli strumenti che li rilevano/rivelano, e il problema è risolto: la salubrità ambientale è ripristinata. Ma quando l’impianto è stato,progettato, accettato ed installato in quel luogo, gli amministratori di quel comprensorio erano presenti in situ? E se c’erano, non avranno mica pensato che si sarebbe avviato un processo di trasformazione del bergamotto? Perché proprio il bitume, poi? E destinato a chi? Visto che le strade della Basilicata non vengono asfaltate da decenni!
    Prof. Domenico Calderone

  2. Dr. Giuseppe Giannini

    L’inquinamento ambientale ed acustico, il deposito delle scorie, la gestione dei rifiuti (dove spesso si inflitra la criminalità organizzata e dei colletti bianchi) sono tutti fattori che incidono sulla qualità della vita nei territori. Compito della politica ma anche di chi dovrebbe sopraintendere all’ordine pubblico (che non è quello della lotta agli schiamazzi o della repressione di comportamenti fuorvianti considerati reati secondo una logica reazionaria) è di governare, prevalendo sugli interessi particolari di chi mira a fare profitto, scaricando sulla collettività le perdite economiche e sociali (malattie e morti). Invece spesso su chi rappresenta l’élite si sorvola. La tendenza è quella di delocalizzare nelle aree marginali (il Meridione, il continente africano) l’enorme massa di sostanze nocive come accaduto con la tristemente nota Terra dei Fuochi. Ed anche la Basilicata non è da meno con le compagnie petrolifere che la fanno da padrone, e di conseguenza l’aumento esponenziale delle malattie cardiovascolari ed oncologiche, insieme alla devastazione dei paesaggi e ad alle scarse opportunità lavorative. Indignarsi è d’obbligo, così come sono necessarie iniziative nelle sedi istituzionali. E manifestazioni, tenendo presente che il decreto sicurezza, mettendo a rischio la libera espressione del pensiero e del dissenso punisce oltremodo i cittadini pensanti. Loro ci vogliono servi ed ubbidienti ma bisogna reagire. D’altro canto oggi visto il regime attuale sarebbe inimmaginabile una protesta come quella di Scanzano del 2003, perchè il blocco stradale da illecito amministrativo diventa penale con l’aggravante se commesso da più persone. Viva la democrazia!

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