A 30 anni dall’invenzione del diabolico Internet (vero rifugium peccatorum, secondo Kesselgross), e delle conseguenti applicazioni (apps), finalmente qualche Paese evoluto ha pensato bene di limitare l’uso di questo mezzo di comunicazione di massa a ragazzi minori di 16 anni. Alla fine di dicembre 2024, infatti, ci hanno pensato anche i governanti australiani, che erano stanchi di assistere ad un degrado morale, etico e sociale presso gli adolescenti di ambo i sessi.
Per la verità, già dal 2021, nella tanto denigrata Cina, (patria di Tik Tok), esisteva un divieto di accesso ai “social” ai minori di 14 anni, e ai 16enni era richiesta l’identificazione tramite documento d’identità. Poi, nel 2023, l’UE ha adottato il cosiddetto “Digital Service Act” per proteggere i minorenni on line e regolamentarne l’accesso ai social attraverso un’identificazione chiara. Dando per assodato che tali applicazioni favoriscono il bullismo e il cyber-bullismo, sul sito Charge.org è stata indetta una petizione promossa dai pedagogisti Daniele Novara e Alberto Pellai, al fine di vietare ai minori di 14 anni il possesso di uno smartphone, e ai minori di 16 anni il possesso di un profilo sui social media.
Da una ricerca inglese è risultato, infatti, che il 33% dei bambini dai 5 ai 7 anni del mondo civilizzato ha un profilo social e spende dalle 4 alle 5 ore al giorno, davanti allo schermo di un telefonino, cosicché il cosiddetto “wellbeing”, ossia il benessere psicofisico, è minacciato gravemente dall’uso improprio e smodato di Internet, con gravi effetti collaterali derivanti dalla diminuzione delle ore dedicate al sonno. La scarsa concentrazione nello studio e, peggio ancora, le numerose assenze a scuola, ne sono gli indicatori principali. Insomma, la tecnologia, se abusata, anziché usata correttamente ed in tempo limitato, finisce per diventare un’arma pericolosa per chi la maneggia. E non si tratta di allarmismo per provare un climax adrenalinico. Ora la paura della morte viene sublimata. Non si cerca più la gratificazione nella cultura o nella realizzazione personale. E capita così che ci si appende ad un cornicione all’ultimo piano dell’ospedale Gemelli, a Roma, per andare nella stanza del Papa (sic!). Tutto per un like!: parossismo performativo.
Poi ci sono i famosi/famigerati influencer, capaci anche, sempre attraverso i social più famosi (Facebook, Instagram, Telegram, You tube,Tik Tok etc.) di istigare al suicidio, come è avvenuto nel recente, drammatico caso del giovane studente universitario Andrea Prospero, 19 anni, di Lanciano, “aiutato” in diretta on line, da un 18enne (sic!), ad assumere farmaci letali, venduti per corrispondenza, sulle piattaforme della morte. In questo quadro funesto, da qualche anno è comparsa una nuova tentazione: la tanto decantata “intelligenza artificiale”, altro capolavoro americano che, con la sigla inglese “AI”, nasconde tutte le nefandezze di cui è capace. Si tratta, infatti, di una tecnologia insidiosa, molto energivora e bisognosa di acqua, capace di generare molti milioni di … disoccupati e video con personaggi falsi ma convincenti, con l’intento maligno di ingannare la gente, onde consentire ai propri creatori di sottrarre denaro o diffondere dannosi virus (malware). I manuali di informatica avanzata, a tale proposito, ci dicono che, a differenza dei deep fake, i personaggi creati dall’AI non cercano di imitare persone reali: sono totalmente inventati ed esistono solo virtualmente. Ma il caso di Trump Papa ci dice, invece, che non è sempre così. I video di tale tipologia sono spesso rilanciati da youtuber i cui account sono stati compromessi. E così, le ignare vittime di falsi consulenti finanziari virtuali, attraverso i ”remote access trojan” rappresentati dai soliti, temibili malware , vengono indotte a copiare codici dannosi, idonei a sottrarre i soldi ( ora anche i bit coins). Gli esperti della materia, per evitare truffe, consigliano di verificare quelli che vengono chiamati “@handle” di tali video, ma poiché, a causa del perfezionamento tecnologico, il confine tra realtà e finzione è sempre più sfumato, una domanda sorge spontanea: perché rischiare? In dubiis abstine, dicevano gli antichi Romani, perché è assodato: la manna cade dal cielo solo nelle favole, nelle parabole e se ti chiami almeno Elon Musk. Ed è bene tener presente che gli inventori di queste diavolerie elettroniche non erano certo dei filantropi, come tentavano di apparire. Misantropi, ex post, sì. Ed in carne ed ossa. La constatazione è diventata lapalissiana con l’avvento del trumpismo: fenomeno capace di produrre migliaia di “trumpature” nel mondo. Speriamo che questo warning sia utile ai naviganti. Mala tempora currunt, per i calandrini.
Prof. Domenico Calderone
Danila Marchi
Splendido articolo professore che mette in luce molte delle ampie sfaccettature del problema, che non lascia nulla al caso e traccia ogni possibilità possibile. Internet, i condizionamenti che esercita sulle persone, sui giovani, tali da degenerare fino al punto che sappiamo. Che fare: probilirli fino ad una certa età? Regolamentarli in qualche modo? Bisognerebbe forse ridefinirli per limitarne i confini e, soprattutto, per tutelare chi non è ancora formato e non ha gli strumenti per contrastarli. Di certo le agenzie educative dovrebbero “farsi in quattro” per aiutare i ragazzi a formarsi uno spirito critico. La famiglia in primis, ma spesso i genitori, al giorno d’oggi non sono “all’altezza delle aspettative”, anzi, vengono “risucchiati” anche loro dai mezzi di comunicazione di ultima generazione e hanno difficoltà a staccarsi e a staccarli ( i figli) dal mondo virtuale. La scuola a sua volta fatica perché non ha neppure più le famiglie a sostenerla le quale delegano in toto e poi intervengano a tutela dei ragazzi spesso senza giustificato motivo, giustificandoli agli eccessi. Probabilmente si tratta di genitori non adulti che agiscono per contrastare la propria incapacità e incompetenza, l’inconsistenza di valori data proprio dalla liquidità delle relazioni che da liquide vaporizzarebbero, diventando aeriformi, deformi, gassose in modo virtuale e surreale. Un liquido scorre ed assume almeno la forma di un letto, di un contenitore, i social non si incanalano, trasmettono su altre frequenze, imprimono informazioni al cervello senza poterle contenere in nessun recipiente, nè catalogare in modo intelligent, in alcun modo. Bisognerebbe dire però che proibire ecciterebbe i neuroni e stimolerebbe e ragazzi a trasgredire.
Facciamo un passo indietro. Torniamo a dare valore ai valori, ai gruppi di azione cattolica, alla cantoria, alla parrocchia, agli scout, alle botteghe di partito, allo sport, alle palestre, alle bocce, ai luoghi dove i giovani si incontravano e materialmente si toccavano, parlavano guardandosi negli occhi e crescevano entrando in empatia gli uni con gli altri, liberi da vizi di onde virtuali, ma non virtuose, fantasmagoriche fantasie reali di plagi mostruosi e deformi.
Dr. Giuseppe Giannini
L’ottimo articolo del professor Calderone, ed il commento della scrittrice Danila Marchi, colgono bene gli effetti nefasti che il progresso della tecnica (quello della civiltà è tutt’altra cosa) dispiega sugli umani, ridottisi da qualche decennio a zombie camminanti, incapaci di elaborare un pensiero critico. Di questo passo i bipedi disumanizzati saranno in futuro sempre più ingobbiti e con problemi di vista, ma soprattutto, anche a causa dell’analfabetismo di ritorno e della poca trasparenza ( faziosità, propaganda, servilismo) dell’informazione, avulsi dalla realtà. E’ opportuno ribadire che ogni rivoluzione industriale, se nell’immediato può portare benefici negli aspetti pratici, di fatto si risolve nel creare nuove dipendenze. Potenza dell’immagine dove a tutti piace apparire ed essere onnipresenti. Superando il confine tra pubblico e privato, sacrificando il pudore, lo spettacolo del capitale, ha assunto una tale potenza da diventare immagine come direbbe Debord. Lo scopo è sempre quello di fare profitti. La pericolosità, in questo caso specifico, è che si gioca con la vita delle persone. Dalla reificazione di marxiana memoria all’ibridazione e successiva sostituzione dell’umano, con le sue peculiarità, sentimenti, emozioni, possibilità di elaborare un pensiero autonomo. La macchina deficiente, programmata e standardizzata ad immagazzinare dati ed effettuare molteplici operazioni, ma che va in crisi di fronte all’imprevisto. Il problema è che già abbiamo rovinato vite e rimodellato le esperienze di intere generazioni secondo i dettami della tecnica. L’eccesso di contenuti che conduce all’ansia e a comportamenti autolesionistici o desocializzanti. Con l’ AI viene portato a compimento il progetto di controllo delle masse, secondo una visione distopica, che supera, peggiorandole, le previsioni dei migliori romanzi di fantascienza.
Ray Bradbury, George Orwell, Aldous Huxley, Philip K. Dick, Isaac Asimov, J. G. Ballard e la letteratura cyberpunk sono stati profetici. Hanno cercato di metterci in guardia sui meccanismi perversi che lambiscono il potere. Solo che qui non abbiamo a che fare con i sistemi totalitari o le dittature, ma con regimi che si autodefiniscono democratici e liberali. Dall’autoritarismo classico al totalitarismo tecnologico.