E’ scomparso, a Ruvo del Monte, all’età di 88 anni, Giuseppe (Peppino) Rossini, il decano dei presidenti di società sportive dilettantistiche lucane

Dopo lunga malattia, all’età di  88 anni, è venuto a mancare Giuseppe Rossini, confidenzialmente appellato col diminutivo “Peppino”: figura carismatica del calcio dilettantistico lucano, all’epoca in cui, sport era ancora sinonimo di educazione, e chi lo praticava, o lo promuoveva, si distingueva per bontà e genuinità d’animo. Per circa tre decenni: presidente, e direttore tecnico ad interim dell’S.S  Ruvo calcio, nonché talent scout, Rossini era conosciuto in primis in ambito lavorativo, per essere l”’Ufficiale postale” (come si diceva una volta), e, in secundis, per essere stato premiato, nel 1974, in ambito calcistico, dall’allora presidente della FIGC Artemio Franchi, come “Dirigente di società benemerito”, per aver partecipato senza soluzione di continuità, per diversi lustri, ai campionati di calcio dilettantistico regionale, senza mai una rinuncia. La sua lunga carriera dirigenziale, purtroppo, si interruppe nel 1990, per sopraggiunti problemi di salute.

Il prof. Domenico Calderone, suo più stretto collaboratore fidato negli anni ’80, ed attuale dirigente ed addetto alle Public relations dell’ASD Rufria 2018 di Futsal,  erede naturale di nuovo conio, per ricordarlo coram populo, ha letto una sua breve ed accorata “orazione funebre”, che alleghiamo a beneficio di chi non era presente al rito funebre, celebrato il giorno 8 aprile u.s nella “Chiesa madre” di Ruvo del Monte.

D. Kesselgross

“ORAZIONE FUNEBRE PER GIUSEPPE ROSSINI”

<< Caro Peppino, a nome della società sportiva ASD Rufria 2018, che rappresento insieme al presidente Fasano, con costernazione, ti porgo l’estremo saluto, ricordando qualche episodio saliente della tua lunga carriera di dirigente sportivo, della locale squadra di calcio del Ruvo. Ero appena ritornato al mio suolo natio, alla fine del 1979, dopo alcuni lustri di assenza, in cerca di fortuna altrove, e tu subito mi volesti accanto, come tuo braccio destro, per portare avanti l’impegno  sportivo alla guida  del glorioso Ruvo, nei campionati di calcio dilettantistico. Mi calai subito nel ruolo di tuo vice e collaborammo proficuamente, in sinergia e simbiosi, animati entrambi dallo spirito che fu del barone De Coubertain. Le risorse economiche non erano tante, ma quelle umane non mancavano, attingendo ai paesi viciniori. Poi, ad interrompere il gioco, è il caso di dire, intervenne un arbitro che nessuno si aspettava: il terremoto. Era il 23 novembre 1980, una bella e calda giornata di sole quando, con la squadra rimaneggiata per troppi infortuni, andammo a giocare a Maschito, una partita del campionato di 2^ categoria, mettendo in porta, per contingenza, Piero Mira, l’allora terzino, e perdemmo 3 a 0. Erano, evidentemente, i prodromi di una giornata storta, e sappiamo tutti quello che accadde la sera, con quel  terremoto devastante, con tanti lutti, che modificò non solo l’aspetto urbanistico, ma anche il carattere delle persone residenti nell’area geografica coinvolta. L’anno scorso, il grande attaccante del Napoli di Maradona e della Nazionale di calcio, Bruno Giordano, è venuto a trovarti, in occasione del conferimento della Cittadinanza onoraria a Raffaele Minichino,   protagonista, in ambito televisivo, del calcio dilettantistico laziale.  E’ stata una conclusione in bellezza. Ora mi mancherà tanto la tua stima. Requiescat in pace, e che la terra ti sia lieve, caro Peppino!>>

Dal tuo amico Domenico.

Prof. Domenico Calderone

1 comments

  1. Dr. Giuseppe Giannini

    La passione genuina per lo sport impersonificata da uomini e donne d’altri tempi. Il calcio si sa è lo sport più amato e, soprattutto nei piccoli posti, è argomento di discussione quotidiana. Ricordo ancora l’impegno di Peppino Rossini tramandato ai figli, che tra l’altro erano ottimi atleti. I tempi sono cambiati, si sono involuti e, per una serie di motivi, vuoi lo spopolamento, ma anche a causa delle diavolerie tecnologiche, non si vedono più ragazzini correre dietro una palla per strada. Tutti impigriti, obesi, con la testa piegata sul telefono. Nei posti più grandi lì dove vi sono scuole calcio o altri ambienti idonei all’aggregazione a volte prevale la competizione malsana, con l’ostentazione di atteggiamenti da bulli e look discutibili che cercano di imitare le star del pallone. E’ una questione di valori: fare comunità passa dallo stare insieme, ma purtroppo abbiamo perso quella semplicità, che non riguarda solamente l’innocenza giovanile, che ci rendeva sensibili e vicini. Ecco, ricordare questo, forse può aiutarci a riflettere con la speranza di ritornare più umani.

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