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Insetti a tavola? No, grazie! Perché, secondo Moleschott e Feuerbach, l’uomo è ciò che mangia

Quando gli antichi buongustai romani coniarono il famoso motto “de gustibus non est disputandum”, non potevano certo immaginare che, a distanza di qualche millennio, in Europa (nei territori conquistati, e in Italia), ci sarebbe stata una campagna pubblicitaria martellante per promuovere gli insetti a tavola: gliècchё! E non si tratta di uno scherzo goliardico, perché l’Unione Europea fa sul serio, sotto la spinta degli interessi angloamericani a soppiantare la gloriosa ed appetitosa “dieta mediterranea”: l’unica al mondo a deliziare veramente le papille gustative del dolce e del salato dei sapiens non solo europei. Per la verità, i primi tentativi di farci passare letteralmente la fame, a noi italiani, risalgono ad alcuni lustri fa: chi non ricorda la torta di lombrichi confezionata negli studi televisivi di “Portobello”, di Enzo Tortora? Poi vennero: la soia, il mais, ed il grano transgenici, imposti al mondo dalle americane Dupont e Monsanto, col pretesto di eliminare la fame nel mondo, facendola invece aumentare.

Ed ancora: i polli ed i bovini ingrassati con gli estrogeni, che stanno moltiplicando le neoplasie in tutti i Paesi “carnivori” soggiacenti alle multinazionali del fast food e del Junk food. Insomma, come se non bastasse la sudditanza culturale, politica e militare, ora si è aggiunta anche quella gastronomica. E allora, dopo la “mucca pazza” britannica, via libera alla bistecca sintetica e al cibo Frankenstein, a dimostrazione della nostra crescente esterofilia alimentare, stimolata con sistemi subdoli e messaggi subliminali, confezionati ad hoc per convincere i poveri calandrini ed i laureati all’Università della Beozia. L’abbandono della dieta mediterranea, nostra identità culturale, ci pone di fronte ad incognite dannose, in primis per la salute e in secundis per l’economia agro-industriale del nostro Paese, patria indiscussa della migliore cucina al mondo, ora minacciata dagli alimenti costruiti nei biolaboratori americani (e anche da noi). E tutto ciò accade mentre in Occidente, parallelamente e paradossalmente, va molto di moda il cosiddetto “Italian sounding”: imitazione di alimenti italiani a marchio DOP, fatti passare per originali, tramite etichettatura falsa ed ingannevole, a danno dei nostri prodotti d’eccellenza: formaggi, salumi, pasta, pelati, vini etc. Quindi, al danno si unisce, indissolubilmente, la classica beffa.

E, grazie al diabolico Nutri-score francese, quando non si riesce ad imitarli, si mette in etichetta che sono “cancerogeni”, come ha fatto la piccola Irlanda sul vino italiano, ossia il bove che dice cornuto all’asino, visto che tale Paese nordico, tutt’altro che sobrio, è noto per produzione e consumo ad libitum di cocktails a base di birra e liquori a forte gradazione alcolica. In questo mondo alla rovescia della società contemporanea, liquida secondo Bauman, e gassosa per Kesselgross, dove si cambiano facilmente e velocemente: partito politico, gusti, sesso etc., avvertiamo l’obbligo morale di consigliare il rispetto per la natura, in tutte le sue forme ed espressioni, onde evitare spiacevoli sorprese nutrigenomiche e nutrigenetiche. Lasciamo dunque: cavallette, scarafaggi, lombrichi, grilli etc. ai loro predatori naturali di elezione e cerchiamo di non avere grilli per la testa o, peggio ancora, a tavola, perché, come diceva  Feuerbach, riassumendo Moleschott: “L’uomo è ciò che mangia”(sic!). Spieghiamolo alla Commissione Europea, che, anziché occuparsi del “caro bollette” e della ricollocazione dei profughi afro-asiatici, ha finanziato l’Olanda ed altri Paesi comunitari, con milioni di euro, per sperimentare e promuovere l’alimentazione proteica (farine e fritture) a base di insetti repellenti che, oltre a stimolare conati di vomito, “fanno tremare le vene e i polsi” già solo a nominarli. Per favore, difendiamo almeno la nostra sovranità alimentare, dalla perversione, e lasciamo che simili “prelibatezze” le mangino solo i loro propugnatori! Noi, cari connazionali, non abbassiamo la guardia; non facciamoci sottrarre anche il piacere della tavola (sennò che piacere è?); bandiamo queste mode stomachevoli! E per Pasqua, chi può, sacrifichi il tipico agnello lucano, accompagnato possibilmente da un buon bicchiere di vino aglianico del Vulture! Prosit anche al famoso Grillo parlante!

Prof. Domenico Calderone