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“L’arte oltre le barriere. Il riscatto della bellezza” in una mostra personale del pittore lucano Saverio Muscio, a Ruvo del Monte

Con rinnovato impegno, il “Museo parrocchiale di Arte sacra e della Civiltà contadina”, rappresentato da Domenico Grieco, e la Pro Loco di Ruvo del Monte, guidata dalla dr.ssa Serena Grieco, neopresidente, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale capeggiata dall’architetto Michele Metallo, hanno dato lo start all’estate ruvese 2021, allestendo una mostra di pittura dell’artista Saverio Muscio, pittore disabile di Pietragalla. Così, presso il Centro sociale polivalente, sito in via gen. Dalla Chiesa, i visitatori, dal 23 luglio, hanno potuto ammirare per qualche giorno le bellissime, intense tele “trasversali” del pittore pietragallese: un diversamente abile che ama la luce nei suoi quadri, e ha superato le barriere psicologiche che un tale “status” fisico potrebbe erigere endofasicamente, trovando nella pittura una strategia compensativa.

Contestualmente all’inaugurazione della mostra, si è svolto un dibattito a più voci, moderato da Lina Spedicato, sul tema ”L’arte oltre le barriere. Il riscatto della bellezza.”, a cui hanno preso parte, di fronte ad un numeroso pubblico attento e qualificato: il geom. Giovanni Marino, Assessore alla cultura e vicesindaco; la prof.ssa Angela De Nicola, operatrice culturale del “Centro Studi Leone XIII” di Rionero in Vulture; il dr. Bruno Laurita, presidente dell’Associazione l’Ultima Luna, di Potenza, e, ovviamente, il maestro Muscio, con il suo “angelo custode” naturale Merisabell Calitri, grande critica d’arte e divulgatrice della materia. Il fil rouge ed il Leitmotiv che hanno legato insieme i vari interventi? La necessità di rimuovere le barriere materiali, gli steccati ideologici ed i pregiudizi intorno al mondo delle categorie fragili per antonomasia, che la pandemia da Covid-19 ha nascosto, ma non eliminato.

La dr.ssa Merisabell Calitri, dall’alto della sua competenza epistemologica specifica, ha fatto alcune riflessioni ex cathedra sul mondo dell’arte nelle sue articolazioni, attraverso un excursus storico sulle varie correnti artistiche, esaltando la bellezza e soffermandosi sulle fasi evolutive dell’arte nel corso dei secoli. “L’arte è uno sguardo diverso sul mondo. L’Impressionismo, ad esempio, non era accettato dalla società dell’epoca, in quanto visto come trasmutazione della realtà. Idem dicasi dell’Espressionismo alla Munch e delle “Avanguardie” con Duchamp ( famoso per il suo orinatoio), accusati di determinare il tramonto dell’arte (…)”, ha chiosato con eleganza e garbo l’affascinante esperta, personificazione della bellezza.

Tra gli interventi a latere, quello dell’articolista che, a proposito di arte e disabilità, ha declamato una poesia che casca “a fagiolo” di Engel von Bergeiche, (di cui quest’anno ricorre il decennale della sua morte; vedi articolo del 6 luglio scorso, su Melandro News), della raccolta “L’Obiettivo”, pubblicata nel 1988 per i tipi di Seledizioni, Bologna. “Essa s’intitola ‘Le rinunce dell’handicappato’ ed è costituita da 38 versi in blank verse, fatti di parole che non si prestano all’equivoco, data la loro icasticità ed emblematicità, veicolate da moduli espressivi riflettenti il vissuto del poeta, senza infingimenti, sofismi ed arzigogoli”, ha affermato il reporter, secondo il quale l’handicap è un vulnus, una ferita, una piaga, e la poesia in oggetto mette proprio il dito nella piaga:<< Solo rinunce,/nient’altro che rinunce!/Rinunciare a camminare come gli altri,/se non addirittura rimanere immobili per tutta la vita./Non poter correre al riparo, /se piove,/o nevica,/o fa tempesta./Non poter correr per prendere il treno,/ o altri mezzi pubblici./Non poter far valere i propri diritti,/o intavolar discussioni,/poiché esso,/o è deriso,/o è assecondato,/perché ispira compassione./Non poter produrre, e molte volte non poter provvedere neanche a se stesso,/ e magari esser considerato d’ingombro,/ per cui vien deposto in un angolo,/a mo’ d’oggetto,/abbandonato al proprio destino,/e senza un briciolo d’affetto./Non poter far parte di associazioni,/frequentare balere,/scuole,/uffici pubblici,/o partecipar a manifestazioni,/ o per impossibilità,/ o per discriminazioni./ Non poter esprimere il proprio affetto, / i propri desideri,/non i propri sentimenti,/ o il proprio parere,/ per cui,/ dispiaciuto e rassegnato,/ beve dalla coppa il fiel che gli ha serbato il fato>>.

A seguire, vista la scarsa loquacità del pubblico in sala, invitato ad un “question time” con i relatori, lo scrivente, vestendo i panni dell’interrogante estemporaneo, ha chiesto alla carismatica storica dell’arte, come mai avessero avuto tanto successo le famose “scatolette schifose”di Andy Wharol. La dr.ssa Calitri, superando l’imbarazzo, ha argomentato salomonicamente, all’insegna del “de gustibus non est disputandum”, assolvendo il celebre esponente della pop art. Non siamo d’accordo, perché non amiamo il Kitsch, ma obbediamo a Voltaire. In conclusione, lodevole da parte del Sindaco Metallo, la firma del Protocollo d’intesa tra Comune di Ruvo del Monte ed “Associazione l’Ultima Luna”, rappresentata dal dr. Laurita, in cui ci si impegna a rendere il meno disagevole la vita delle “persone svantaggiate”, non solo dal punto di vista della mobilità.

Prof. Domenico Calderone

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