I bacini della Basilicata segnalano, nella prima settimana di giugno, un calo di quasi 6 milioni di metri cubi d’acqua

Nessuno vuol pronunciare la parola «emergenza», ma i dati sono inequivocabili e creano apprensione negli agricoltori pugliesi e lucani: i bacini della Basilicata segnalano, nella prima settimana di giugno, un calo di quasi 6 milioni di metri cubi d’acqua, mentre quelli della Puglia diminuiscono di circa 8 milioni.

Tendenza in linea con l’andamento dello scorso anno quando, per la verità, le riserve idriche erano assai minori (Basilicata +110,28 milioni di metri cubi sul 2020; Puglia +102,96).
Le scorte, però, non mettono al riparo completamente dal rischio di un’irrigazione a singhiozzo nei campi, soprattutto nei mesi più caldi. È quanto emerge dall’aggiornamento dell’Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) sulla situazione dell’accumulo di acqua da destinare all’irrigazione. «La situazione pone con forza l’esigenza di un coordinamento solidale fra Regioni e portatori di interesse, perché è evidente che è necessario garantire un flusso adeguato fino alla foce del Grande Fiume. Auspichiamo che trovino responsabile e fattivo ascolto le raccomandazioni e gli indirizzi dell’Autorità di bacino distrettuale», commenta Francesco Vincenzi, Presidente Anbi.

Sul banco degli imputati i cambiamenti climatici e le pratiche agronomiche «forzate» che, secondo gli esperti, determinano un aumento del rischio desertificazione, già oggi in grado di minacciare il 55 per cento dell’intero territorio del Sud. Per il vice presidente nazionale Anbi, il lucano Donato Distefano, «in tutto il Mezzogiorno la stagione irrigua in corso inizia, dunque, senza certezze verso i mesi più caldi, soprattutto nel Metapontino (provincia di Matera). Qui e in tutte le altre aree agricole, accanto ad un aumento della capacità d’invaso – prosegue – è necessario investire nell’efficientamento delle reti idriche, promuovendo anche l’utilizzo di risorse idriche complementari come le acque reflue. Oltre ad un piano invasi sopratutto nelle regioni del Sud che preveda la messa in sicurezza e l’efficientamento di quelli esistenti ed una rete di oltre 1000 invasi minori con funzioni di accumulo oltre che compensazioni e laminazioni».

Di qui la necessità, ribadita dall’Anbi, di finanziare, attraverso il Piano di Ripresa e Resilienza, i progetti definitivi ed esecutivi, da realizzare, completare o bisognosi di manutenzione straordinaria, ricompresi nel Piano Anbi di efficientamento della Rete Idraulica del Paese. «La stagione irrigua si sta caratterizzando secondo le attese aspettative di incertezza, soprattutto al Nord, dove però è ancora cospicuo il manto nevoso – sottolinea Massimo Gargano, Direttore generale di Anbi -. Certo è che il suo scioglimento, dovuto al repentino arrivo delle temperature estive e che ci auguriamo progressivo per evitare aggravi al rischio idrogeologico, evidenzierà, ancora una volta, l’attuale insufficienza della rete infrastrutturale degli invasi, causa del rilascio di importanti volumi d’acqua verso il mare. È una ricchezza che – prosegue – rischieremo di rimpiangere nelle settimane topiche del caldo estivo. Contiamo che alla strategicità riconosciuta alla rete irrigua del Paese, corrispondano adeguate scelte nell’ambito del Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza.

I progetti ci sono ed i Consorzi di bonifica ed irrigazione stanno dimostrando, con l’apertura dei cantieri legati a precedenti finanziamenti, la necessaria capacità tecnico-organizzativa per rispettare il cronoprogramma imposto dall’Unione europea. È necessario, però – conclude il direttore dell’Anbi – che ognuno faccia la propria parte».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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